Giustiniano

“Cesare fui e son Iustiniano / che, per voler del primo amor ch’i’sento, / d’entro le leggi trassi il troppo e ‘l vano”.

Certo, prima di salire nel Paradiso dove Dante lo collocò (Canto VI, versi 10-12), l’imperatore Giustiniano I si rese protagonista in vita di un’altra mirabolante ascensione, questa volta dal punto di vista sociale.

Nato nel 482 nei pressi dell’odierna Skopje, capitale dell’attuale Macedonia del Nord, era figlio di un umile pecoraio, ma, diversamente dal padre, fu animato fin da giovane dalla voglia di cambiare vita, deciso a farsi largo anche a colpi di gomito.

Mingherlino di corporatura e malaticcio com’era, non poteva ambire alla carriera militare e pertanto optò per gli “Studia” che frequentò nella città di Bisanzio, dove lo zio Giustino, nel frattempo, con un abile colpo di mano era riuscito ad assicurarsi la porpora imperiale alla morte dell’imperatore romano d’Oriente, Anastasio, di cui era stato il comandante del corpo di guardia.

Quel nipote istruito, cerimonioso e dai modi garbati dovette evidentemente piacergli e risultare di non poco aiuto a lui, che era un analfabeta, se lo adottò come figlio nel 521, contestualmente con la sua nomina a console.

Della corte bizantina Giustiniano divenne presto l’eminenza grigia, occupandone via via i posti chiave e prendendo in prima persona o partecipando a tutte le decisioni più importanti al posto dello zio che, alle prese con gli acciacchi dell’età, iniziò anche a soffrire di demenza senile.

La seconda svolta della sua vita coincise con il colpo di fulmine che gli fece perdere la testa per Teodora, sua futura sposa e co-imperatrice.

Donna dal passato non certamente limpido, perché avviata alla carriera di attrice, che allora si associava a quella di cortigiana, ci viene descritta dal perfido cronista Procopio (forse uno dei pochi uomini da lei rifiutati in gioventù) come una novella Messalina dedita a ogni perversione.

Insensibile alle perplessità altrui, Giustiniano la sposò nel 525 e i fatti gli diedero ragione. Non soltanto Teodora da quel momento cambiò radicalmente vita, tanto da essere di lì a poco celebrata come “la luce saggia che illumina gli uomini”, ma divenne la sua degna compagna e la sua più ascoltata consigliera.

In tale veste, lo trasse d’impaccio nella prova più dura della sua vita, quando cioè nel 532 lo convinse a non darsi alla fuga di fronte all’avanzare degli insorti, ma a decidere piuttosto la sanguinosissima repressione della rivolta che sarebbe passata alla storia con il nome di “Nikà”.

Cosi, quando Giustino spirò nel 527, la coppia era già pronta e sufficientemente rodata per rivestire le insegne imperiali.

Per l’impero Bizantino sarebbe iniziato un lungo periodo caratterizzato da straordinarie riforme in campo sociale, amministrativo, economico, finanziario, strutturale e culturale, accompagnato da un’inarrestabile espansione territoriale (che lo portò a riconquistare gran parte dell’Impero romano d’Occidente – NdR).

Giustiniano, infatti, oltre a scegliersi la moglie giusta, grazie al suo impareggiabile fiuto di “cercatore di teste” seppe circondarsi degli uomini migliori in ogni campo, facendone i suoi più stretti collaboratori.

Giovanni di Cappadocia, per esempio, fu il suo degnissimo ministro delle finanze; nemico implacabile di corruttori e corrotti, vigile controllore dei funzionari provinciali e ideatore di un più equo sistema fiscale. Triboniano, grande conoscitore della materia giuridica, fu nominato presidente della commissione che in soli 15 mesi redasse il primo “Codex” giuridico della storia, cui fanno riferimento i versi danteschi. Il generale Belisario, infine, fu lo stratega che avrebbe permesso all’aquila bizantina di trionfare in numerose campagne militare condotte su tre continenti: Europa, Asia e Africa.

Con Giustiniano, Bisanzio cambiò volto sotto il profilo architettonico e la maestosa Cattedrale della Divina Sapienza (Santa Sofia) con la sua gigantesca cupola si staglia ancora oggi verso il cielo a testimoniare l’abilità degli ingegneri e costruttori giustinianei.

Quando morì, il 14 novembre del 565, alla ragguardevole età di 83 anni dopo 38 anni di regno, lasciò le casse del tesoro vuote, ma un Impero infinitamente più ricco di bellezze artistiche, servizi e opere pubbliche, più sicuro, ma soprattutto più moderno e funzionale grazie alle leggi che gli aveva regalato.

Il marchio che Giustiniano I impresse alla sua “creatura” l’avrebbe accompagnata nei secoli, tanto che l’Impero Bizantino gli sarebbe sopravvissuto per quasi un millennio (da non confondere con Giustiniano II – NdR).



Immagine in alto: “Giustiniano I”, mosaico della ravennate Basilica di San Vitale, 547 circa



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