Senza tirarla troppo per le lunghe, così, proprio dritto per dritto: Furiosa: A Mad Max Saga è un film noioso. Già il fatto di essere un prequel (l’ennesimo in un mondo a riciclo continuo di remake e remakini vari che nessuno voleva e nessuno aveva chiesto a parte produttori che sperano di giocarsela sul sicuro) era di suo una bella bandiera rossa.

Era difficile, veramente difficile immaginare una cosa simile. Nel senso che ‘sto Furiosa non solo risulta noioso come film d’azione, il problema è che quello che dovrebbe essere un film della serie Mad Max, con Mad Max pare non averci proprio nulla a che fare, finisce per somigliare più a un episodio di Fast & Furious.

 


Partendo dal presupposto che questo certo non era l’unico campanello d’allarme, il punto è che i prequel sono progetti ancor meno sensati dei remake. Questo succede fondamentalmente perché un remake, a seconda delle esigenze che possono essere varie, può anche staccarsi completamente dall’originale mantenendone soltanto il soggetto, l’ossatura della storia. Tipo La Mosca del 1958 diretto da Kurt NeumannLa Mosca del 1986 diretto da David Cronenberg.

Sono film profondamente diversi, sia per toni sia per scopi, che in comune hanno solo il tema centrale dell’uomo-insetto come prodotto collaterale della scienza fuori controllo. In altre parole, c’è un ampio margine di manovra in cui giostrarsi. Poi, per carità, un prequel può anche avercelo un senso nel momento in cui va ad ampliare o approfondire in modo soddisfacente ambientazioni e situazioni originarie. Tipo Il Padrino – Parte II, per dire. Sfortunatamente questo non è il caso di Furiosa: A Mad Max Saga.

 


Se c’è un genere dove l’idea di fare un prequel non dovrebbe essere presa neanche lontanamente in considerazione, quello è proprio l’action. Perché, generalmente, diciamo il “difetto” principale degli action movie sta nell’eccesso di plot armor, cioè di armatura della trama. Trattasi di un espediente narrativo, a volte molto fastidioso, per cui un personaggio viene preservato da ogni danno a causa della sua necessità ai fini della trama. Detto più alla bruttazza, normale che il protagonista non può morire, perché se muore lui finisce il film.

Chiaro qual è il problema? Già parliamo di un genere in cui, insomma, il pathos non è certo la prima delle preoccupazioni. Lo so io, lo sai tu e lo sa pure Pippo Pertica che ‘sto personaggio non può morire; e se questo alla fine del film sopravvive…  Nel momento in cui vai a farci addirittura un prequel, di cosa vogliamo parlare, poi? Qualunque sia la circostanza, qualsiasi situazione in cui possa venirsi a trovare il personaggio, sai già che non correrà alcun pericolo.

 


Questa assoluta mancanza di posta in gioco e conseguenze tangibili toglie molto in termini di immedesimazione. Figurati poi quando te la vai a pigliare talmente alla lasca come succede in Furiosa: A Mad Max Saga. Nel senso, il Conan di John Milius con Arnold Schwarzenegger su 128 minuti di film, circa 12 vengono spesi nel raccontare le origini di Conan, dall’infanzia in un villaggio della Cimmeria allo schiavo addestrato a combattere, fino al guerriero in cerca di vendetta.

Oppure Blade, il film del 1998 con Wesley Snipes, su 120 minuti di film circa 6-7 vengono spesi nel raccontare le origini di Blade, il diurno, figlio di un vampiro e una donna umana diventato cacciatore di suoi simili. Adesso prendi Furiosa: su 148 minuti di film, oltre 60 minuti vengono spesi solo per mostrare l’infanzia di Furiosa. Un film lungo quasi due ore e mezza in cui la prima ora viene usata come antefatto. Il prequel del prequel, praticamente.

 


Ora, a parte che ci vorrebbe un capitolo a sé solo per parlare di questa cosa, fatto sta che dalla concettualizzazione alla concretizzazione, lo sviluppo di Mad Max: Fury Road è stato un lavoro lungo, complesso e per lo più problematico che ha portato, fra incongruenze e contraddizioni, non poche difficoltà in termini sia di timeline sia di comprensione generale della saga. Il compito di un prequel, dunque (almeno sulla carta), è fornire un approfondimento, una comprensione migliore di un insieme stabilito di fatti e/o personaggi, ok?

I fatti raccontati in Furiosa: A Mad Max Saga si svolgono, non solo in modo abbastanza approssimato in un periodo di tempo indeterminato prima e poi a ridosso di Mad Max: Fury Road; ma non forniscono manco una comprensione più profonda, o quantomeno migliore, né del personaggio di Furiosa che già non avevamo, né di quanto stabilito in Fury Road. In quanto prequel, lo scopo di Furiosa: A Mad Max sarebbe quello di ampliare l’arco narrativo di Furiosa.

 


Dovrebbe, in teoria, mostrare come sia diventata così, come ci è stata introdotta in Fury Road. Invece, se da bambina Furiosa è bella, brava e forte, da ragazzina è bella, brava e forte e alla fine, da adulta, poco prima di arrivare ai fatti di Fury Road, pure qua è bella, brava e forte, l’unica differenza che passa tra i due film è l’età. Per questo quella prima, quella specie di prequel del prequel, pesa come un macigno, e il modo lento, quasi impersonale in cui scorrono i cinque capitoli in cui è diviso il film, certo non aiuta.

L’esposizione è fiacca, indolente e richiede veramente troppo tempo per arrivare al culmine, prima di passare al capitolo successivo. Cosa che rende il passaggio tra il passato e il presente del film pericolosamente simile uno slideshow procedurale. Non c’è connessione emotiva né con i personaggi (resi piatti e anonimi), né con una storia che procede asciutta e asettica senza colpi di scena rivelanti e pure con buchi di trama abbastanza evidenti.

 


La cosa peggiore non è manco questa. L’altro grosso campanello d’allarme, scattato fin dal primo trailer, era quell’eccesso di Cgi tremendamente palese in ogni singolo frame. Prima di andare avanti vediamo di capirci bene-bene: chiunque creda che Mad Max: Fury Road sia quasi del tutto pratico, probabilmente crede pure ancora a Babbo Natale.

Tutte quelle affermazioni, tipo che Fury Road “non è un film green screen” ma oltre il 90% frutto di effetti pratici e via dicendo, sono semplici claim promozionali. Al di là del minimo grado d’attenzione per accorgersene, John Seale, il direttore della fotografia in Fury Road (magari prima di ricevere la nota redazionale che lo avvertiva di cosa o non cosa dire) aveva effettivamente, quanto chiaramente, spiegato che circa il 50% di Fury Road era tutto in Cgi, green screen e Vfx.

 



Ora, perché la maggior parte delle persone crede che il film sia quasi tutto pratico? Perché quello di Fury Road è un lavoro estremamente ben fatto e ben integrato nell’economia dello spettacolo. In Furiosa: A Mad Max Saga invece no. Ogni ripresa, ogni singolo scatto è pesantemente quanto palesemente editato fino a dare al tutto un aspetto strano e per lo più posticcio.

Questa cosa si riflette, del resto, anche nelle sequenze d’azione che dovrebbero essere il core del film. La maggior parte delle scene, a parte sembrare tremendamente finte, hanno quella qualità noiosa e senza stimoli dei film di Michael Bay dove, al massimo ogni cinque minuti, tutto esplode ottanta volte. Pure il carretto della frutta. Appena venti minuti e millemila giga-esplosioni dopo, all’ennesimo scoppio di qualcosa il tuo interesse è pari a zero.

 


Oltretutto, nel momento in cui i personaggi continuano a uscire perfettamente incolumi da qualsiasi situazione, sai com’è… su due ore e mezza di film a un certo punto la sospensione del dubbio verso questo mondo da cartone animato, comincia giusto un attimino a scricchiolare. Un po’ come in un cinecomic Marvel/Dc a caso: l’eroe viene colpito dal mega-raggio-in-cielo-della-morte, la città esplode, i palazzi crollano e lui si rialza giusto con il taglietto sulla fronte.

Intanto, si tratta pur sempre di un cinecomic, appunto: a fronte di questo o quel potere del personaggio di turno, in fin dei conti “il taglietto da battaglia” è pure accettabile. In Furiosa, il fatto che staccarsi a morsi un braccio o saltare per aria con una cisterna piena di benzina produca gli stessi effetti e le stesse reazioni che scrollarsi un po’ di forfora dalle spalle, no, non è accettabile.

 


Alla fine della fiera, Furiosa: A Mad Max Saga è un film tremendamente ordinario e scontato, inutilmente ampolloso e fintamente violento che non toglie, ma soprattutto non aggiunge, assolutamente nulla a quella che dovrebbe essere la saga di Mad Max. Questo dovrebbe essere un “approfondimento”, che però anziché approfondire finisce solo per appiattire. Furiosa, qui, è solo una macchietta sfruttata in modo circostanziale.

Furiosa meritava molto di più, meritava una grande serie d’avventure in un film d’azione tutto suo, non un prequel scrauso che non ha niente da dire.

 

Ebbene, detto questo anche stavolta è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

(Da Il sotterraneo del Retronauta).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *