Frozen 2

Innazitutto, Frozen 1 era un bel film?
Non ho mai capito perché Frozen sia stato il maggior incasso Disney di sempre. Un film dove la logica fa acqua da tutte le parti: da dove nasce la magia di Elsa? Chi ha governato Arendelle mentre raggiungeva la maggiore età? Come ha fatto a salire la cima della Montagna del Nord in poche ore, mentre Anna e Kristoff ci hanno messo un giorno e una notte?

FROZEN 2, I DIFETTI E I PUNTI DI FORZA

Tuttavia la Disney non puntava all’oscar per la miglior sceneggiatura, voleva solo svecchiare la formula della fiaba classica smontandone con ironia gli stereotipi (dall’amore a prima vista al bacio spezza-sortilegi) senza però cadere nella parodia pura alla Shrek. Un gioco di equilibrismo difficile, ma perfettamente riuscito. E le canzoni, ritenute da molti troppo ingombranti, io le ho trovate non eccessivamente lunghe e ben distribuite. Insomma, nonostante tutto, Frozen lo ricordo come un buonissimo film.

Veniamo a questo Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle.
Partiamo con le dolenti note, e dico “note” non a caso. Stavolta le canzoni mi hanno davvero steso. Non solo sono troppo presenti, sono anche insipide. Non che la soundtrack del capostipite fosse particolarmente geniale, ma in confronto a questa sembra ai livelli dei capolavori di inizio anni novanta come La Sirenetta e La Bella e la Bestia.

https://www.youtube.com/watch?v=ebAKLRHQa6w&feature=emb_logo

 

Frozen 2 si distacca dal primo film con una storia meno fiabesca e più fantasy d’avventura: scopriamo le origini della magia di Elsa e le circostanze sulla morte dei suoi genitori.

FROZEN 2, I DIFETTI E I PUNTI DI FORZA
I genitori rimangono morti

 

Il problema è che, se da un lato Frozen 2 colma i buchi del primo film, dall’altro ha delle voragini nell’evoluzione dei personaggi. A meno che per “evoluzione” non si intendano nuovi costumi per vendere le bambole.

FROZEN 2, I DIFETTI E I PUNTI DI FORZA
Nuovo model sheet per la Mattel

 

Elsa è la solita depressa che sembra portare il peso del mondo sulle spalle, mentre Anna è diventata talmente iperprotettiva nei confronti della sorella da risultare asfissiante. Però, arrivati alla fine, Anna non si comporta più così. E senza che ci sia un gesto o un dialogo che spieghi come abbia fatto a superare questo attaccamento morboso per Elsa. Semplicemente, si comporta come se non avesse mai avuto questo problema. Gli sceneggiatori fingono di dimenticarsene, e sperano che anche gli spettatori se ne scordino dopo che per più di un’ora Anna non ha fatto altro che starnazzare: “Elsa, dove sei? Ricorda, avevamo promesso di affrontare tutto insieme!”.

FROZEN 2, I DIFETTI E I PUNTI DI FORZA

La stessa cosa avviene con Olaf. Il nostro ghiacciolo preferito sembra stia crescendo, e si pone domande sullo scorrere del tempo e dei cambiamenti. Anna all’inizio del film gli spiega che alcune cose, come l’affetto della famiglia e degli amici, sono per sempre. Olaf continua a filosofeggiare, ma poi alla fine torna a essere il buffoncello di sempre. Forse il discorso con Anna sarebbe stato meglio metterlo alla fine (opinione mia, eh).

 

Discorso diverso con Kristoff. Nel primo film era il classico ragazzone tranquillo, bonario e con i piedi per terra, un perfetto contraltare per l’Anna esuberante e logorroica del primo film. Ora che ha a che fare con un’Anna schizzata, sembra che la sua unica funzione sia esibire la gag ricorrente di non riuscire a farle la proposta di matrimonio perché lei ha sempre Elsa per la testa. Per il resto poche novità: salva Anna in un paio di scene senza però assurgere allo stato di eroe co-protagonista, non sia mai che venga intaccato il girl power.
Anzi, no. Un momento memorabile Kristoff ce l’ha, eccome: a metà film si mette a cantare una canzone dove la regia sembra quella di un videoclip di Mtv negli anni ottanta (una roba tra Bonnie Tyler e Prince) con tanto di citazione della copertina di Queen II: quando la vedrete capirete.

Ed è subito cult (art by Litana Yasha)

 

Un brutto film, quindi? Assolutamente no. Il comparto visivo è ottimo, con gli sfondi e la mimica dei personaggi ancor più dettagliati che nell’originale. L’avventura coinvolge e scorre bene malgrado le canzoni. Ma la cosa più interessante è il messaggio di fondo.

Che NON è questo

 

Il primo Frozen era una parabola sull’inutilità dell’auto-emarginazione. Questo secondo capitolo pone ancora l’accento sull’importanza della famiglia. Ma la famiglia non è qualcosa di immutabile. Crescendo ci innamoriamo di altre persone con cui formeremo una famiglia a nostra volta, mentre i famigliari con cui siamo cresciuti faranno altrettanto e vivranno anch’essi per conto loro. Un messaggio comprensibile per i bambini, ma che si rivolge principalmente ai più grandi.

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle è sicuramente una bella fiaba disneyana perfetta per il Natale. Non è il classico sequel-fotocopia, ciononostante amplifica il tallone d’Achille del capostipite: sprecare troppo tempo con le canzoni invece di impiegarlo per spiegare i punti irrisolti.

 

(Immagini trovate nel web: © degli aventi diritto).

 

Post scriptum

Di lui non ho parlato perché è inutile. Come la battuta su Samantha.

 

 

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