Il fumetto americano vive di eroi in costume rivestiti di colori sgargianti, il fumetto inglese ha una tradizione diversa, fatta di vecchi tascabili a sfondo storico o bellico, di serie fantascientifiche e spionistiche.

Lo sceneggiatore inglese più significativo degli ultimi vent’anni, Alan Moore, ha costruito la propria carriera rielaborando a livello più adulto e complesso gli archetipi del fumetto americano supereroistico, ma ha anche scritto quelli che sono forse i suoi due maggiori capolavori con uno stile, un gusto, un’ambientazione tipicamente anglosassoni.

Sono due veri e propri romanzi disegnati: V for Vendetta e From Hell (Dall’Inferno), a un’analisi approfondita ci si rende conto che gli elementi in comune tra i due fumetti sono piuttosto numerosi.

FROM HELL E V FOR VENDETTA DAI FUMETTI AL CINEMA

Entrambi sono cominciati a puntate su riviste chiuse prematuramente: V for Vendetta nel 1982 sulla rivista Warrior e From Hell nel 1989 sulla rivista Taboo, per essere poi completati sotto forma di miniserie in più albi, e infine raccolti ognuno in un singolo volume.

FROM HELL E V FOR VENDETTA DAI FUMETTI AL CINEMA

Entrambi sono stati realizzati graficamente da un disegnatore inglese attivo ai margini della produzione fumettistica di massa, ma di livello artistico alto. V for Vendetta da David Lloyd e From Hell da Eddie Campbell.

Sono stati pubblicati, almeno inizialmente, in bianco e nero, anche per sottolineare il tono oscuro delle vicende.
Entrambi sono sceneggiati con un linguaggio vicino a quello cinematografico, limitando l’uso delle didascalie alle sole indicazioni di tempo e di luogo.

Entrambi sono ambientati a Londra, in epoche diverse, V for Vendetta nell’allora futuro 1997 e From Hell nel 1888, ma sempre con atmosfere che oscillano tra un passato non troppo lontano e le anticipazioni di un futuro imminente.

FROM HELL E V FOR VENDETTA DAI FUMETTI AL CINEMA

In entrambi vige un regime totalitario, che in modo evidente od occulto manipola e controlla l’opinione pubblica: in V for Vendetta si tratta di una vera e propria dittatura fascista e in From Hell di una monarchia inglese sostenuta da forze massoniche.

Entrambi hanno per soggetto una serie di omicidi e per protagonista un assassino, anche se in V for Vendetta si tratta di un misterioso terrorista che lotta contro il regime (si potrebbe anche definire un “partigiano”), mentre in From Hell si tratta del famoso Jack lo squartatore, identificato con un personaggio storico vicino alla famiglia reale.

Entrambi i protagonisti sono affetti da una particolare forma di lucida follia che, pur conducendoli a un totale fanatismo rispetto ai loro “ideali”, permette di vedere chiaramente la natura degli eventi e dei principi su cui si fonda la società.

È una capacità sfruttata dal “terrorista” V per avviare una rivoluzione anarchica che rovesci il sistema e dallo “squartatore” per attuare un sanguinario rito esoterico che rafforzi il potere dominante, quindi per scopi radicalmente opposti.

In entrambi i fumetti, tra gli altri personaggi spiccano un funzionario di polizia e una prostituta (anche se in V for Vendetta lascia la professione prima di iniziarla), mentre le vicende di molte altre persone si alternano e si sovrappongono per poi incastrarsi perfettamente in un’elaborata struttura narrativa.

In entrambe le opere abbondano citazioni e riferimenti colti, artistici, letterari e storici. Entrambi i finali sono preceduti da visioni allucinatorie che portano a importanti rivelazioni, benché vissute da personaggi diversi: in V for Vendetta dal poliziotto e in From Hell dall’assassino.

Entrambi i protagonisti sono seguiti fino alla fine della loro vita, mostrando o lasciando intuire che in seguito altri imiteranno le loro gesta.

A questo punto, in chi non le ha lette, potrebbe sorgere il dubbio che si tratti di due storie simili, mentre è tale la maestria di Alan Moore da aver imbastito su canovacci vagamente affini due trame del tutto diverse.

Entrambe sono ricchissime di personaggi perfettamente caratterizzati e di situazioni verosimili nei minimi dettagli, sempre estremamente intense, giocate spesso sul filo della più sfrenata immaginazione fantastica e con dialoghi pieni di profonde riflessioni.

Differenze fondamentali stanno nel fatto che V for Vendetta è un racconto immaginario, anche se i paralleli con la realtà non sono pochi e la maschera del protagonista è quella di un antico “terrorista” realmente esistito, mentre From Hell è una versione meticolosamente documentata della storia di Jack lo squartatore.

Inoltre il senso simbolico profondo delle due storie, pur trattandosi sempre della descrizione di un complotto gestito da un’unica persona, si concentra su aspetti diversi del potere individuale e dell’importanza che possono avere le singole scelte nelle questioni sociali.

In V for Vendetta si assiste alla capacità di un solo uomo di rimuovere le condizioni pratiche che negavano a un intero popolo la possibilità di scelta e, al di là della violenza dei mezzi usati, se ne ricava un messaggio di speranza per il futuro.

In From Hell, dove la figura positiva è l’ispettore Abberline, chi vorrebbe contrastare le trame del potere è costretto ad arrendersi a un sistema di cui diventa complice suo malgrado, lasciando che il vero movente dei delitti venga insabbiato.

Qui il messaggio risulta più sconsolante, più tragicamente realistico, ma proprio per questo più vicino a tante situazioni concrete della società in cui viviamo.

Due opere così complesse hanno in comune anche un’ultima cosa: ognuna delle due è stata trasposta in una versione cinematografica.
V per Vendetta è stato prodotto dai fratelli Wachowski e diretto dal loro assistente James McTeigue. From Hell, diretto dai fratelli Hughes, da noi è stato intitolato La vera storia di Jack lo squartatore.

La principale differenza tra i fumetti e i rispettivi film salta subito agli occhi. Inevitabilmente le trame sullo schermo sono state semplificate e leggermente banalizzate, rispetto allo spessore e alla complessità originarie.

Tali semplificazioni riguardano innanzitutto la riduzione del numero dei personaggi, con conseguenti buchi narrativi che hanno dovuto essere colmati da piccole e grandi modifiche della storia.

D’altra parte l’esigenza di ridurre il numero delle scene, e in certi casi allungarne i dialoghi, dipende dalla diversa forma dei due linguaggi, fumettistico e cinematografico, ed era probabilmente inevitabile. Senza contare che la notevole lunghezza di From Hell rende impossibile riprodurne fedelmente l’intreccio in un film di un paio d’ore.

La modifica meno “perdonabile”, in entrambi i casi, è stata quella di appiattire i rapporti tra i personaggi, trasformando in stereotipate “storie d’amore contrastate” quelle che negli originali erano relazioni umane sottilmente ambigue, ed eliminando le scene di sesso esplicito, o che potessero essere viste come “tradimenti sentimentali” da parte dei protagonisti.

Ne La vera storia di Jack lo squartatore il cambiamento più evidente è lo spostamento del punto di vista principale, dall’assassino all’ispettore, forse per non svelare subito chi fosse il colpevole, come se nell’era del tenente Colombo questo potesse togliere suspense e interesse alla storia.

Discutibile anche la scelta degli attori. L’ispettore è interpretato da un Johnny Depp troppo giovane e prestante. Il suo personaggio si trasforma da un serio e maturo poliziotto ammogliato in un giovanotto oppiomane e scapolo, che per di più prevede il futuro, mentre il bravissimo ma mingherlino Ian Holm non è molto credibile nel ruolo del violento squartatore.

La regia crea delle atmosfere antiquate e ambigue affini a quelle dei disegni di Eddie Campbell, ma, anche se a grandi linee il filo della storia è rispettato, quasi nessuna scena è davvero fedele all’originale.

In V per Vendetta accade il contrario. La fotografia e le inquadrature non riproducono i toni noir dei disegni di David Lloyd, se non nelle ambientazioni più tenebrose, ma varie scene rispettano i contenuti e l’intensità di quelle del fumetto.

Inoltre, certi cambiamenti risultano funzionali alla trama, anche in considerazione dell’esigenza di attualizzarla. Sono stati eliminati i riferimenti a una ormai anacronistica guerra fredda, per cui il successo del colpo di stato fascista viene attribuito alla manipolazione dei media e all’amplificazione della fobia terroristica dopo una strage.

A parte il funzionario di polizia mister Finch, i membri del regime risultano dei “cattivi” un po’ stereotipati, rispetto alle figure complesse e umane tratteggiate da Moore.

Comunque il film si segnala per una fedeltà sostanziale allo spirito del fumetto e per la magistrale interpretazione di Natalie Portman nel ruolo della giovane complice di V, che qui diventa la vera protagonista, anche perché l’attore Hugo Weaving che interpreta il terrorista misterioso è costretto ad indossare una maschera per l’intero film per non tradire il soggetto originale.

Eppure Alan Moore ha preso le distanze dal risultato finale, fino a proibire l’uso del suo nome nei titoli. Forse questo è successo  anche per antichi disaccordi con la sua vecchia casa editrice americana, di cui evidentemente continua a non apprezzare la gestione dei diritti sulle sue opere.

 

 

(Da Segreti di Pulcinella).

 

 

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