Se oggi il servizio di personale femminile nelle forze armate e di polizia si avvia a essere una normale prassi, non era così nei secoli passati: la presenza femminile negli eserciti era circoscritta ai servizi di sanità e approvvigionamento.

Ci furono però le eccezioni che nei tempi passati potevano passare persino per abusi. Alcune rare donne militarono, malgrado tutto, nei corpi combattenti. In Italia abbiamo la prima ufficiale di carriera. Si chiamava Francesca Scanagatta, era nata a Milano il primo agosto 1776. Faceva parte di una famiglia nobile e poté avere una certa educazione scolastica, cosa rara per le ragazze del tempo.

Mademoiselle Dupuis, la governante di famiglia che insegnava a leggere e scrivere, anche in francese e tedesco, le narrava le storie tratte dai poemi eroici e leggendari: la bimba si entusiasmava alle vicende delle amazzoni, e delle guerriere Bradamante e Clorinda.

Entrata come educanda dalle monache della visitazione di santa Sofia imparò il canto, la musica con il clavicembalo, il ricamo e le belle maniere come le altre ragazze nobili, ma il destino la allontanò dalla vita di giovinetta di “buona famiglia”.

Accadrà nell’anno 1794, quando il fratello Giacomo, destinato all’accademia militare, si ammala. Sarà allora lo stesso padre Giuseppe Scanagatta a inviare al suo posto Francesca vestita da uomo. Milano in quei tempi è un ducato soggetto all’impero d’Austria, i posti di ufficiale disponibili per i sudditi lombardi sono pochi e preziosi, occorre non perdere l’occasione, anche a costo di barare. Francesca deve iscriversi e tenere il posto finché il fratello non si sarà ristabilito, ma Giacomo sarà riluttante a recarsi in Austria, e nel maggio 1796 preferirà entrare tra gli ufficiali della repubblica Cisalpina, appena fondata, dopo l’occupazione francese di Milano.

Oggi ci sembra strano che un simile stratagemma di sostituzione di persona abbia funzionato, ma l’esercito imperiale di fine Settecento manteneva ancora certe caratteristiche feudali. Tra i giovani nobili avviati alla carriera militare non era raro trovare qualche omosessuale, situazioni che venivano tranquillamente tollerate; non si poteva offendere un feudatario rifiutando l’arruolamento del figli, e Francesca poteva passare, come passò, per un uomo “effemminato” seppur adatto alle armi.

 

Francesca Scanagatta in divisa di ufficiale dell’impero d’Austria


La Scanagatta viene ammessa all’accademia di Wiener Neustadt come frequentante esterno, cioè vive presso una famiglia amica e mangia all’osteria, evita così la vita di collegio con gli altri cadetti, tra i quali sarebbe stato difficile non essere scoperta. Assiste però a tutte le lezioni di materie come la matematica, la balistica, la strategia, e dimostra buona volontà e prontezza di ingegno. Segue gli addestramenti diventando abile con la spada e a cavallo. Superati gli esami, il 16 gennaio 1797 Francesca ottiene le spalline di alfiere, cioè sottotenente. L’Austria è da cinque anni in guerra contro la Francia, perciò il nuovo ufficiale viene inviato sul fronte del Reno, aggregato al 4° reggimento di frontiera Sankt Georg, formato da soldati ungheresi di Varadino, oggi Oradea, al confine tra Romania e Ungheria.

Il reggimento ritorna poi in Ungheria e di nuovo sul Reno. L’alfiere Scanagatta passa nel 56° reggimento “Colloredo”, con questo va in Polonia a Lublino, poi nel distaccamento di Sandormierz, fortezza sul fiume Vistola, tenuto dalla compagnia Kinsley. In un simile avamposto qualcuno ha sospetto del suo vero sesso, ma un nuovo trasferimento la riporta in Italia. Rivedrà la propria famiglia a Milano, ma saprà di essere schierata contro due suoi fratelli, rimasti con l’esercito francese. Il suo nuovo reggimento è il 12° ”Banat”, altro corpo di frontiera che raduna soldati austriaci di lingua tedesca, ma anche fieri montanari dei Carpazi sopra la rocca di Temesvar, oggi Timișoara in Romania, ungheresi come popolazione ma romeni come lingua. Sotto il comando del generale Von Ott, gli austriaci forzano il passaggio del Po a Piacenza il 15-16-17 giugno 1799 e inseguono i francesi del generale Macdonald fino a Novi Ligure in Piemonte, dove si accenderà una grande battaglia il 15 agosto, vinta dagli alleati austro-russi.

 

I soldati di Francesca Scanagatta: a sinistra un fante austriaco, a destra due miliziani ungheresi-romeni

 

Intanto, il reggimento Banat risale la valle del fiume Trebbia e incontra sugli Appennini liguri le avanguardie francesi alla difesa di Genova. È qui che in dicembre finalmente Francesca Scanagatta trova l’occasione di farsi valere. Risalendo il fiume Aveto, affluente del Trebbia, ci sarà un primo scontro al villaggio di Parazzuolo, oggi frazione del comune di Rezzoaglio (in provincia di Genova). Ma l’obiettivo è Barbagelata, oggi frazione di Lorsica (sempre provincia di Genova), uno dei villaggi più alti di tutta la Liguria (1115 metri di quota), posizione dominante tra le valli di Aveto, Trebbia, Scrivia e Bisagno. L’assalto viene guidato proprio dall’intrepida giovane, che scaccia i francesi con le baionette causando la loro ritirata fino al passo della Scoffera, una dozzina di chilometri più a ovest.

Per questa impresa Francesca ottiene l’avanzamento di grado a tenente e una decorazione al valore. Le operazioni belliche poi ristagneranno, l’assedio di Genova si protrarrà per dieci mesi, soprattutto per merito dell’abile generale francese Massena, ma alla resa della città non parteciperà più la donna ufficiale.

Infatti papà Scanagatta, preoccupato di avere troppi figli in guerra, si decide a inviare a Von Ott una circostanziata lettera svelando l’indebita sostituzione di persona e di sesso avvenuta. Francesca viene così trasferita dal fronte della Liguria a Livorno, e congedata nell’aprile 1800. Il padre ha avuto una provvidenziale intuizione, infatti proprio in quei giorni Napoleone valica le Alpi, rioccupa Milano e il 14 giugno si scontra con l’armata austriaca a Marengo presso Alessandria, infliggendole la più grande sconfitta mai patita in Italia: diecimila uomini morti, feriti o prigionieri, tra i quali vi sono 400 ufficiali.

Dopo questa battaglia viene stabilito un armistizio, ma i documenti in possesso di Francesca Scanagatta la qualificano sempre come ufficiale imperiale, quindi le è impossibile rientrare a Milano, per non essere, malgrado tutto, presa prigioniera dai francesi. Cattiva posizione per la ragazza, senza più casa né lavoro, ma il generale Von Ott è lungimirante, non disprezza per questione di genere un suo ufficiale così valoroso, e continua a farle versare lo stipendio da tenente. Francesca potrà così vivere decorosamente a Verona e a Venezia, nel Veneto ancora occupato dall’Austria.

Finalmente, nel febbraio 1801 viene siglata la pace di Lunéville. Francesca ritorna a casa, riveste con molta tristezza le sottane femminili, ma il padre non riesce più a sottometterla come figlia da destinare a nozze. Lei si impone rifiutando tutti i pretendenti finché non sceglie di propria iniziativa il tenente Celestino Spini che fa parte della guardia presidenziale, cioè la scorta di Francesco Melzi, vicepresidente in nome di Napoleone della Repubblica “Italiana” estesa soltanto sulla Lombardia e l’Emilia-Romagna. Si sposa nel 1804 e subito segue il marito a Parigi, dove Spini rappresenta Milano e il “regno d’Italia”, stato satellite dell’impero francese, che sostituisce l’effimera Repubblica Italiana.

Qui viene presentata a Napoleone, che ne conosce la storia e le imprese. Bonaparte non apprezza il sesso femminile in genere, nessuna donna, nemmeno le sue due mogli Giuseppina e Maria Luisa, lo potranno molto influenzare. Esiste però l’eccezione che conferma la regola, e questa, pensa, è Francesca Scanagatta. Certamente le donne non sono adatte alla vita ed alla carriera militare, ma in futuro e con diverse condizioni… chissà!

Alla caduta dell’Impero napoleonico nel 1814 Francesca e Celestino ritornano a Milano, e non da soli. A Parigi sono nati tre figli, e un quarto nascerà nella città lombarda. Spini continuerà la sua carriera nell’amministrazioe del Regno lombardo-veneto, validamente aiutato dalle conoscenze maturate da Francesca durante il suo periodo militare, come il maresciallo Radetzky, governatore militare austriaco in Italia, da lei incontrato sotto le armi quando era ancora tenente colonnello.

Spini spesso deve assentarsi per i suoi doveri, specie presso il governo di Vienna, così Francesca assume la piena direzione della casa e dell’amministrazione delle proprietà di famiglia. Date le sue esperienze sa mantenere una perfetta disciplina e organizzazione nel ménage familiare.

Passano gli anni, arriva una nuova era, il Risorgimento, con guerre e rivoluzioni che Francesca vede ma non comprende. La sua figlia minore, Isabella, è una patriota e resterà uccisa durante la rivolta delle Cinque giornate nel marzo del 1848. Diventata nonna e bisnonna si sarà certamente augurata, prima di chiudere gli occhi nel 1864 all’età di ottantotto anni, che le sue discendenti potessero un giorno vestire una divisa senza più infingimenti.

In questo periodo viene celebrato il 45° anniversario della serie animata giapponese Lady Oscar. Il personaggio di Riyoko Ikeda (a destra nell’immagine in alto) è una giovane donna diventata ufficiale sotto il regno di Luigi XVI e la seguente Rivoluzione francese. Viene fatta morire durante la presa della Bastiglia il 14 luglio 1789, ma sarebbe potuta sopravvivere e partecipare alle successive guerre fino alla vicina epoca napoleonica, dove si sarebbe coperta di gloria…

È soltanto una fantasia, ma nella stessa epoca sarebbe potuto succedere un incontro tra le due eroine su un campo di battaglia. Come si sarebbero comportate l’italiana in divisa dell’impero d’Austria e la francese della repubblica bianca rossa e blu?

 

 

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