Saputo che il mattino seguente di buon’ora avrebbe dovuto morire per ordine del re, quella sera il duca di Norfolk fece testamento, rassegnato ad accettare il proprio destino nella cella della Torre di Londra dove si trovava rinchiuso con l’accusa di alto tradimento, che era già costata la testa a suo figlio.

Aspettava che da un momento all’altro lo venissero a prendere per condurlo al patibolo secondo un rituale ben rodato, che nell’ultimo ventennio si era perfezionato mozzando tutta una serie di teste per placare i sospetti e le ire di quel sovrano che, con il passare del tempo, si era trasformato in un mostro crudele.

Eppure, come per miracolo, passata l’ora stabilita non era successo nulla.

Una simile sospensione della pena poteva voler dire soltanto una cosa: il re d’Inghilterra Enrico VIII era morto, alle prime ore del 28 gennaio del 1547 nel palazzo di Whitehall, dove aveva trascorso gli ultimi mesi della sua vita nella più totale auto-reclusione.

Gli ambasciatori stranieri se l’aspettavano, senza però osare parlarne per non incappare nell’accusa di spionaggio, perché tutti ormai sapevano che il re, con il suo corpaccione obeso in preda al disfacimento per la cancrena che, dalle gambe, si stava diffondendo un po’ ovunque, era in fin di vita.

Tuttavia nel palazzo di Whitehall tutto continuava a svolgersi come se nulla fosse.

Nella sala delle udienze i cortigiani rendevano omaggio a un trono vuoto; piatti di carne fumante venivano serviti sulla tavola imbandita soltanto per esserne rimossi poco dopo; in segno di rispetto i servi andavano a capo scoperto, comportandosi come se lo sguardo vigile del sovrano fosse ancora puntato su di loro.

Anche davanti alla morte Enrico VIII doveva apparire il gran monarca che era stato in vita, fin da quando nel 1509, nemmeno diciottenne, era salito sul trono d’Inghilterra per diventare in breve tempo, a detta dei suoi adulatori, “il più straordinario tra gli uomini del suo tempo”.

Fu un sovrano controverso, che nel corso di un regno durato ben 38 anni offrì al suo popolo e al mondo intero immagini diverse di se stesso.

Da giovane, al suo cospetto tutti erano colti da “metus reverentialis” per il portamento maestoso ed il “physique du role” che lo contraddistinguevano, manifestandosi in una statura imponente, una corporatura atletica e un aspetto attraente.

In questo iniziale periodo d’oro fu persino insignito da papa Leone X del titolo di “Defensor Fidei” per aver confutato le tesi di Lutero.

Poi però arrivò il tempo delle ansie e delle incertezze, quando la tanto trepidante, quanto vana attesa del sospirato erede maschio lo trasformò in un uomo tormentato dall’idea del castigo divino e sfinito dalle inconcludenti trattative con papa Clemente VII per ottenere l’annullamento canonico del suo primo matrimonio con l’ormai sterile Caterina d’Aragona.

Al colmo dell’esasperazione, l’ormai ex “Defensor Fidei” affidò la pratica dello scioglimento del suo vincolo matrimoniale a una commissione di giuristi e teologi nominati ad hoc, che ovviamente dichiararono nullo il matrimonio, consentendo a Enrico di sposare Anna Bolena.

Il prezzo pagato per queste nozze fu la consumazione dello Scisma Anglicano, sancito dal “Supremacy Act” con cui il Parlamento Inglese nel 1534 riconobbe Enrico VIII come “Supreme Head of the Church of England” e poco importa se nel frattempo il volubile sovrano si fosse già stufato di Anna, fatta decapitare con le mai provate accuse d’infedeltà coniugale e incesto.

Ecco quindi che sul finire del suo regno Enrico VIII, diventato ormai l’ombra di se stesso anche a causa del progredire della malattia, si trasformò poco a poco in un tiranno bizzoso e sanguinario, pronto a mandare a morte tante persone in base a un semplice sospetto, inclusi uomini del valore di Thomas Moore e del Vescovo Fisher.

ENRICO VIII UCCISE LE SUE MOGLI E FONDÒ UNA RELIGIONE
“Ritratto di Enrico VIII all’età di 49 anni”, di Hans Holbein, 1540. Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini, Roma





Un pensiero su “ENRICO VIII UCCISE LE SUE MOGLI E FONDÒ UNA RELIGIONE”
  1. La cosa peggiore che fu fatta con la creazione della chiesa anglicana da parte di Enrico VIII, fu la soppressione delle abbazie e dei monasteri con il sequestro dei loro beni a favore della corona inglese. Alcune delle sedi e terre monastiche vennero rivendute ai nobili, molte delle antiche biblioteche delle abbazie vennero distrutte, ed i contadini che per secoli avevano lavorato sui campi dei monasteri persero le loro case ed il loro lavoro. Il risultato fu che una massa di disoccupati andò ad affollare le città dell’Inghilterra, specialmente Londra, creando i quartieri miserabili e malavitosi detti “slums”. Sia Enrico che i suoi successori fecero repressione contro questa folla di poveri. Si poteva essere condannati a morte per il furto di un valore di 25 penny, e durante il regno di Enrico VIII vennero giustiziati ben 72.000 uomini, donne e minorenni.

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