Dunque: abbiamo… sì, Dune 2021. Ormai a forza di remake, reboot, nuovi adattamenti e compagnia cantante, mettere l’anno nel titolo per distinguere un film dall’altro è diventata la prassi. Appunto, metti che nel 1984 usciva Dune, scritto e diretto da David Lynch.

Aspetta, però: prima ancora c’è stato il Dune di Alejandro Jodorowsky. O meglio, il tentativo di Jodorowsky di portare Dune sul grande schermo verso la prima metà degli anni settanta. Prima di ancora di tutto questo c’è Dune libro, romanzo del 1965 scritto da Frank Herbert.

 

Dune 2021 – Sessant’anni a vagare nel deserto…

DUNE 2021 È RIUSCITO PERCHÉ INCOMPLETO

Ora, il Dune originale, il Dune libro di Frank Herbert, all’epoca vincitore dei premi Nebula e Hugo, cioè l’equivalente di Oscar e Golden Globe nella fantascienza, è considerato un pilastro, un caposaldo del genere. Quindi, se tanto mi dà tanto, in che misura funziona ‘sto Dune 2021 di Denis Villeneuve?

Quali sono le speranze di riuscire oggi lì dove gente come Lynch, Jodorowsky e altri prima di lui hanno fallito? Chiaramente Denis Villeneuve non è certo l’ultimo dei fessi, in questa decina d’anni con i suoi film l’ha dimostrato ampiamente.

Film dopo film è venuta fuori la sua dimestichezza, ma soprattutto attitudine, all’action-thriller in generale e alla fantascienza nello specifico. Vedi Prisoners, Sicario, Arrival e Blade Runner 2049, per dire. Il problema sta nel fatto che Dune è uno scoglio bello alto, piuttosto difficile da saltare.

Il rischio di una scivolata pressoché fatale è altissimo. Vedi Jodorowsky, no? Il suo è stato un fallimento di proporzioni talmente titaniche che da quel disastro è nato addirittura Alien. In realtà, non solo: il discorso è lungo, complesso e relativamente spinoso.

DUNE 2021 È RIUSCITO PERCHÉ INCOMPLETO

Nel caso uno volesse approfondire, può buttare un occhio a Jodorowsky’s Dune: un documentario sul tentativo naufragato di Alejandro Jodorowsky di adattare il romanzo di Frank Herbert. Comunque, giusto per capirci, in termini moderni è un po’ la stessa cosa successa con Avatar.

La sceneggiatura di Avatar, James Cameron ce l’aveva bella che pronta da, uhm… più o meno vent’anni prima dell’uscita effettiva del film. Problema: ciò che voleva realizzare e come lo voleva realizzare per l’epoca era semplicemente impossibile.

Stessa cosa per la trasposizione di Jodorowsky, che così come concepita, al di là di costi di produzione assolutamente proibitivi, avrebbe generato un film della durata di circa quattordici ore. Addirittura?! Eh sì. Proprio per questo, pure David Lynch è andato all’aceto quando ci ha provato.

Dalla sua, il Dune 1984 di Lynch almeno il buio della sala è arrivato a vederlo. Il problema, semmai, sta in quello che poi si è trovato a vedere il pubblico dell’epoca. A posteriori, Dune 1984 è un film suggestivo, stravagante, pittoresco, artistico nella sua accezione più stretta.

DUNE 2021 È RIUSCITO PERCHÉ INCOMPLETO

Peccato che, a parte questo, una produzione disastrosa e un montaggio a dir poco cannibale hanno portato a non far capire una beata mazza di niente a nessuno. Non a caso quella di Dune 1984 è considerata una delle sceneggiature più confuse di tutti i tempi. La domanda, dunque, sorge spontanea.

Siamo partiti dal 1965 con Dune libro, per arrivare quasi sessant’anni dopo al Dune 2021 di Denis Villeneuve, ok? Perché produttori, investitori, artisti a titolo generico e compagnia cantate da decenni si incaponiscono nel tentativo di adattare ‘sto romanzo?

La risposta è perché Dune è… Dune, ecco. A distanza di quasi sessant’anni, che siano tematiche, concetti, idee o magari anche solo per semplice ambientazione, dalla narrativa al cinema, da Guerre Stellari a Spongebob, ancora oggi si continua a pescare a piene mani dalla storia di Herbert.

Per dire, Alejandro Jodorowsky ha fallito con il film, ma mica gli era passata, eh. Con Moebius prima e Juan Giménez poi, ha tirato fuori, rispettivamente, L’Incal e La Casta dei Meta-Baroni. Due esempi di space opera a fumetti, mica fischi.

DUNE 2021 È RIUSCITO PERCHÉ INCOMPLETO

Perciò quello che, in generale, uno si sente chiedere più spesso è: “Sì, ma di che parla ‘sto coso?” e “Io il libro non l’ho letto, il film me lo posso andare a vedere lo stesso?”. Ecco, vediamo di capirci: la storia di Dune è ambientata circa 20mila anni nel futuro, ok?

In sostanza, si basa su una complessa struttura sociale derivata da un’immaginaria svolta che gli esseri umani hanno intrapreso nel lontano passato. Passato che dal punto di vista del lettore rimane comunque un lontano futuro.

Herbert non specifica cosa sia successo di preciso. A seguito di una “catastrofe” gli esseri umani hanno bandito la tecnologia. La costruzione di macchine, macchinari e macchinine, anche relativamente semplici, è considerata illegale se non addirittura tabù.

Ciò non toglie che gli esseri umani siano riusciti a colonizzare vari pianeti, sia del sistema solare sia oltre, fondando a conti fatti un impero su scala interplanetaria. I punti cardine di questo impero sono essenzialmente due e relativamente interconnessi.

Innanzitutto, invece di concentrarsi sullo sviluppo della tecnologia, gli uomini hanno puntato tutto su accrescimento e potenziamento delle capacità umane. In secondo luogo c’è il melange: chiamata pure spezia, è una sostanza rara e dal valore enorme.

La spezia è una droga, una volta assuefatti l’interruzione provoca automaticamente la morte. Non frega niente a nessuno. Perché l’assunzione di ‘sta roba è in grado non solo di allungare la vita per secoli, ma pure di amplificare le capacità umane e, in alcuni individui, conferire la preveggenza.

Il melange si trova solo sul pianeta-deserto Arrakis, “volgarmente” chiamato Dune, gestito dal Barone Harkonnen e l’omonima casata. A un certo punto, l’imperatore sfancula gli Harkonnen e a gestire baracca e burattini mette il Duca Leto della Casata Atreides.

Da qui in poi è tutta una questione di sputi e pernacchie con gli Harkonnen che non ci stanno a farsi cacciare, gli Atreides s’impuntano e bla bla bla. Omicidi, intrighi, vendette e sotterfugi, fin quando Paul Atreides, figlio di Leto e prescelto di professione, non risolve tutto.

Dune è un prodotto figlio dei suoi tempi e, sì, la prosa in certi tratti è goffa e pesante. Roba che, insomma, se ne scende difficilmente pure a tanti appassionati di fantascienza. La storia è quel che è, ma se vai fino in fondo, da una lettura meno superficiale viene fuori tutt’altro.

In sostanza, Dune è un’allegoria geo-socio-politica eco-seminale anti-corporativa ai limiti del trattato, di una complessità sorprendente. Al di là del fantastico in sé, la pletora di temi che va a toccare e affrontare è impressionante. Per questo tutti quelli che c’hanno provato, hanno fallito.

Un po’ lo stesso discorso di Stephen King con It, sia la miniserie degli anni novanta sia il nuovo adattamento di qualche anno fa. Tutta questa roba non è riducibile, non ce la fai a ficcarla in un film di due-tre ore. Ecco perché ogni volta che hanno provato a mettere mano a Dune, sono andati tutti all’aceto.

Ok, e Denis Villeneuve, allora? Allora niente: c’è riuscito. Incredibile ma vero, c’è riuscito a portare Dune sul grande schermo. Con il suo stile da robot senz’anima freddo e asciutto, Villeneuve è stato in grado d’inquadrare e stipare tutta la contorta narrativa di Herbert in un unico film. Più o meno.

Chiaramente non è un adattamento in scala 1:1. Come non è un adattamento in scala 1:1 la trilogia di Peter Jackson. Inutile anche sottolinearlo. Il punto, però, sta nel fatto che tutto è proprio come dovrebbe essere. Almeno nella misura in cui non s’è sentito in dovere di aggiungere del suo al contesto.

Proprio come fece Peter Jackson con il Signore degli Anelli: tolto il superfluo rimane l’essenziale, così che la storia si racconti da sé. Metti che Dune è una storia densa, a tratti criptica. Se ti metti a spiegare i come, i quando e i perché invece di raccontare… sì, buona notte.

La diegesi scorre e si svolge meticolosamente, senza fretta. Un approccio con cui Villeneuve è stato in grado di conferire al film lo stesso senso di aliena solennità del romanzo. Dal quale emergono poco alla volta gli intricati sistemi politici, culturali, religiosi della storia di Herbert.

Così è stato pure in grado d’intrecciare commento sociale e vari sottintesi con abbastanza scene d’azione in grado di riempire una storia che, per quanto fantastica, risale comunque a sessant’anni fa. Così gli spettatori non annegano in un mare d’esposizione infinita. Per questo funziona.

C’è solo un problema: Dune 2021 è Dune, siamo d’accordo. L’approccio di Villeneuve funziona alla grande e, a guardarlo, capisci subito cosa intendeva quando mesi fa diceva che questo film è e deve assolutamente rimanere “un’esperienza cinematografica”.

In una parola: abbagliante. Visivamente è spettacolare e difficilmente visto a casa, qualunque sia il sistema d’intrattenimento, darà la stessa sensazione. D’accordo pure che Dune 2021 è solo la Prima Parte. Il primo capitolo di un dittico, forse trilogia, che darà il quadro completo della situazione.

Dopotutto, è pure giusto così. Quelli che hanno provato a condensare tutto in unico film, non è che siano andati tanto lontano. La paranoia al momento non è sapere come o non come sarà il seguito. Se farà gridare al miracolo oppure affosserà tutto quanto e cose del genere.

Al contrario. Semmai, la paranoia è sapere se ci sarà o no un seguito. Hellboy, Alita, Spider-Man con Andrew Garfield, Tron’s Legacy, lo stesso Blade Runner 2049 e millemila serie tv… Tutta roba programmata per avere uno o più seguiti che, alla fine, non hanno mai visto la luce.

Al momento, distribuito sul mercato internazionale, Dune 2021 ha raggiunto un incasso di circa una settantina e qualcosa di milioni. Bello, se non fosse che solo in produzione di milioni ne hanno spesi circa centosettanta.

Il 22 ottobre uscirà sul mercato interno degli Stati Uniti, in contemporanea al cinema e in streaming su Hbo Max. Ora, con questa fantastica strategia, Black Widow, cioè un cinecomics, cioè ancora una roba che macina soldi a priori, ha fallito.

Ecco, adesso quante speranze c’abbiamo di vedere il seguito di un film la cui storia, per quanto importante e tutto quel che vuoi, non ha mai raggiunto il successo commerciale?

Ebbene, con questo direi che è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

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