Leonardo Gori nasce a Firenze il primo gennaio 1957. Dopo essersi occupato come critico, di fumetto e illustrazione per oltre trent’anni, si cimenta con la narrativa.
Tra le sue opere figurano, nel catalogo della casa editrice Hobby & Work: “Nero di Maggio”, uscito nel 2000; “Il passaggio” nel 2002; “La finale” nel 2003; “Lo specchio nero” e “Il fiore d’oro” scritti a quattro mani con lo storico Franco Cardini, rispettivamente nel 2004 e nel 2006;  e infine “Musica Nera” nel 2008.
“L’Angelo del fango” è uscito per Rizzoli nel 2005 vincendo il Premio Scerbanenco e il Premio Fedeli, due dei massimi riconoscimenti in Italia per gli autori di gialli.

Personaggio principale di queste opere è il capitano dei carabinieri Bruno Arcieri, e in seguito colonnello. Sempre per l’editore di Bresso ha dato alle stampe “I delitti del Mondo Nuovo” (2002), la cui trama è ambientata durante la primavera del 1776 nel Granducato di Toscana;  e “Il lungo inganno” a cui ha lavorato con lo scrittore viareggino Divier Nelli, nel 2009.
“Le ossa di Dio”, “La città del sole nero” e “La città d’oro”, uscite per Rizzoli e Giunti, sono invece ambientate in epoca rinascimentale e vedono all’opera un investigatore d’eccezione: Niccolò Machiavelli. In seguito al fallimento della Hobby & Work diventa un autore TEA Libri per la quale pubblica nel 2015 “Il ritorno del colonnello Arcieri” e fa in modo che sia dato nuovamente alle stampe il catalogo dei romanzi che hanno per protagonista questo anomalo militare.

Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?
Sono uno scrittore che ama e pratica il “genere”, nel mio caso il romanzo di tensione, senza per questo avere complessi di inferiorità. I miei lavori principali sono quelli che hanno per protagonista il capitano e poi colonnello dei servizi segreti Bruno Arcieri: ma sono solo blandamente delle storie di spie, spesso anzi raccontano tutt’altro.
Sono una persona “condannata” alla scrittura, fin da tenera età. Sono stato saggista, articolista, soggettista, romanziere. Mi piacerebbe scrivere per vivere, ma per me è l’inverso.

Dalla critica fumettistica alle pagine culturali de “La Nazione” fino ai romanzi storici. Cosa ti ha spinto a cimentarti con campi dello scrivere così diversi?
Ho scritto di tutto ciò che ho amato. Ricordo la violenta emozione che provai, a quindici anni, nel vedere stampato il mio primo articolo sui fumetti, scritto quasi per caso. E la grande gioia che provavo nel poter manifestare agli altri i miei pensieri, in ordine logico, con parole lucide, col solo aiuto della mia amata macchina da scrivere. Dopo tanti anni passati a smontare e rimontare quei meravigliosi giocattoli che erano i meccanismi narrativi altrui, ho provato a passare dall’altra parte della barricata, e la gioia è stata ancora più grande.

Il genere principale a cui ti sei dedicato nel corso della tua produzione letteraria è quello del giallo storico. Questo perché consideri l’ambientazione storica una cornice insolita o c’è dell’altro?
Quello che conta è soprattutto la storia, con la “s” minuscola. Se è qualcosa che si ha davvero l’esigenza di raccontare, tutto il resto viene da sé. Ma ci sono certe storie che hanno bisogno della Storia, con la “s” maiuscola, perché possano funzionare. Vicende che è possibile ambientare solo in una certa cornice e in una certa epoca. In quei casi, l’ambientazione diventa parte integrante della narrazione. Io amo la Storia, sono un ex topo di biblioteca, e dunque è stato inevitabile cadere in questa piacevole trappola…

Hai scritto sia romanzi storici ambientati durante il fascismo e gli anni di piombo, che nel rinascimento. Quale periodo storico è più nelle tue corde?
Tutte le epoche storiche sono per le mie corde, soprattutto i periodi di passaggio, di crisi, di grandi trasformazioni. Questo perché la tensione emotiva “planetaria” fa risuonare, così almeno mi auguro, la tensione delle mie vicende e dei miei personaggi. Ho scritto anche un romanzo ambientato nel 1776, “I delitti del Mondo Nuovo”, all’alba delle rivoluzioni moderne, e prima o poi racconterò una storia che si svolge all’epoca di un’altra rivoluzione, quella del Paleolitico Superiore…

Molti dei tuoi libri sono ambientati durante la parabola del regime fascista. Che significato ha per te questo periodo storico?
Quando ero un ragazzino e frequentavo la scuola media, alla fine degli anni Sessanta, gli adulti parlavano e scrivevano continuamente di Fascismo, di Mussolini e Hitler, di Guerra Mondiale, mentre in classe nessuno ce ne parlava, come fosse un tabù. Inoltre mi piacevano da matti i grandi fumetti pubblicati in Italia in quel periodo. Una miscela detonante… Iniziai a documentarmi, a raccogliere pubblicazioni d’epoca, divenni un appassionato. È stato inevitabile occuparmi di quel periodo, per i miei primi romanzi. Anche per seguire l’aurea regola che esorta a “scrivere di ciò che si conosce meglio”.

A quale dei personaggi da te creato sei più affezionato?
A Bruno Arcieri, naturalmente… È il primogenito, e ancora oggi mi occupo di lui. Attraversa tutte le “mie” epoche, dai leggendari anni Trenta ai Sessanta della mia infanzia. Come faccio a non amarlo un po’ più degli altri? Al secondo posto metto S.A.R. Pietro Leopoldo di Asburgo Lorena, Granduca di Toscana, protagonista del romanzo sul Mondo Nuovo che ho rammentato in precedenza. Insieme al Lupo, il suo specchio e opposto, rappresenta la mia idea di tolleranza e di modernità.

Quanto di te è presente nella figura di Bruno Arcieri? Quanto di storico? E quanto di inventato?
Ah ah, che domande imbarazzanti! Bruno Arcieri c’est moi solo in parte, come ha da essere: i personaggi dei romanzi sono tanti piccoli Frankenstein, composti da pezzetti di parenti, amici, persone raccontate, figure ideali, con l’onnipotente “io” a fare da legante. Comunque, specie nel romanzo che ho appena finito di scrivere, e di cui non ti dirò nulla, Bruno Arcieri compie scelte che disapprovo e la pensa in un modo molto diverso da me.

Perché hai sentito l’esigenza di far sì che i titoli che hanno per protagonista il capitano, e in seguito colonnello, dei carabinieri Bruno Arcieri, fossero ripubblicati?
Perché mai avrei dovuto farli dormire per sempre in qualche scaffale polveroso di biblioteca? Il mio vecchio editore non c’è più, sono un felicissimo neo-autore di TEA, e mi pareva giusto (e non solo a me) che Bruno Arcieri raggiungesse anche tanti nuovi lettori, sia con le storie nuove che con quelle un po’ più vecchie… Tutte “si tengono”, fra l’altro, perché sono collegate tra loro in una continuità narrativa. Le nuove hanno bisogno delle vecchie, e viceversa.

Quali fonti usi per documentarti?
Tutte quelle esistenti, a partire dai libri, naturalmente, ma con un gran ruolo riservato a giornali e rotocalchi, prezioso specchio di ogni epoca. Ma da alcuni anni, saputo usare con oculatezza, il pozzo senza fondo di Internet è la fonte principale, almeno in senso quantitativo. Quando scrivo, è comodissimo, direi miracoloso, poter accedere al sapere universale con un clic.

Oltre ai testi che sicuramente leggerai per documentarti quali altre letture fai?
Tutto quello che di stimolante mi capita a tiro. Fumetti, romanzi, saggi storici, saggi di divulgazione scientifica, specie se si occupano di paleoantropologia.

Perché pensi, sempre che per te sia così, che la storia sia una materia che di per sé non riscuote molto interesse da parte del grande pubblico?
Il pubblico a cui mi rivolgo io ama la Storia e le storie ben congegnate. C’è sicuramente un pubblico assai più vasto a cui di queste cose non importa niente, ma non mi riguarda.

Secondo te per quale motivo le ambientazioni gialle e misteriose in questo periodo sono tornate così in auge da colonizzare i massa media come cinema e televisione?
Perché il pubblico vuole che gli siano raccontate delle storie, e una parte considerevole di questo pubblico ama anche il mistero, cuore profondo del tipo di romanzi che noi scriviamo. Inoltre, la narrativa “di tensione” prevede spesso un eroe ricorrente e rassicurante, in cui lettori e spettatori tendono a identificarsi.

Da autore ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo della scrittura?
Non mi considero affatto “affermato”, ma anzi penso a me come a un esordiente e mi metto sempre in discussione. Consiglio a chiunque di fare altrettanto, è un ottimo esercizio per mantenersi in forma. Inoltre consiglio di scrivere a più non posso, senza avere sempre in mente il fine della pubblicazione: scrivere per se stessi, sempre che se ne abbia l’assoluta esigenza. Non bisogna pubblicare mai con editori di dubbia “moralità”, che chiedono contributi finanziari dell’autore. Farsi leggere il più possibile. E naturalmente, leggere tantissimo.

C’è una domanda che non ti è stata posta a cui vorresti rispondere?
Sì, questa: “Cosa vorresti avere, che adesso non hai?”. Risposta: tempo.

16 pensiero su “DUE CHIACCHIERE CON LEONARDO GORI, ROMANZIERE FUMETTOFILO”
  1. Interessante l’interesse di Gori per la Paleoantropologia, materia che se ho ben capito sarà di scenario ad un probabile prossimo romanzo; inevitabile la domanda che mi prude sulla lingua biforcuta: il passaggio fra la pietra lavorata e l’uso anche casuale del primo metallo, credo il rame, avvenne a scacchiera e probabilmente coincise con gli albori dell’agricoltura nella terra “fra i due fiumi”.sarà questo lo scenario? oppure ci troveremo in tempi più remoti, quando ancora non era solo l0uomo sapiens-sapiens a calcare il suolo dellaterra?
    In questo caso fra gli studiosi non c’è unanimitù di vedute, poiché questo è un campo scarso di reperti antropologici che portino a certezze. Contemporaneità fra diverse tipologie di uomini e omonidi? Che so, centomila anni or sono??
    Perchè poi da parte mia tanta curiosità’ eh, la ragione sta nel fatto che fin da adolescente leggevo tutto quello che mi capitava sotto tiro, ma era avido di notizie sull’uomo allora definito genericamente “preistorico”,Ma ovviamente io non sono mai stato un addetto ai lavorie nemmeno ho intrapreso una carriera scolastica che mi portasse a diventare un paleoantropologo!!

  2. “Bruno Arcieri compie scelte che disapprovo e la pensa in un modo molto diverso da me”. A volte i personaggi si evolvono in modo quasi indipendente e prendono anche un poco la mano all’autore. Io penso che se questo accade ha come causa principale il fatto che lo scrittore giunge anche a lavorare attraverso un meccanismo di automatismo creativo, quello caro ai pittori -ma anche scrittori, registi ecc- del surrealismo classico, utilizzando senza proprio volerlo associazioni di idee e di pensieri in parte sepolti poco o tanto sotto la coscienza dell’Io. Non so se mi sono spiegato….
    Gli psicoanalisti utilizzano questa capacità di esprimersi dei pazienti che adagiati su un lettino o qualcosa di simile, parlano a ruota libera in stato di rilassamento adeguato.
    Chissà se anche Leonardo Gori scrivendo rilassato e relativamente libero da influenze ( estetiche, strutturali , di tipo etico, ecc) ha scritto in questo stato particolare di coscienza.
    Si potrebbe spiegare in tale maniera il fatto che la sua creatura prediletta Bruno Arcieri nel suo ultimo libro ancora inedito, abbia deviato dalla traiettoria consueta della sua narrazione che palesa un preciso intento anche morale, di principi etici o -forse religiosi-.che Gori di certo ha come tutte le persone di questo mondo ( anche se personaggi come Hitler – che io ho sempre considerato un malato di mente di tipo altamente criminale, di principi forse ne aveva ma di certo fuori dalla norma).
    Io non sono uno scrittore, ma a volte quando scrivo per il piacer di farlo e basta, mi accade di entrare quasi in trance e le associazioni di idee sono “libere”: che so, a volte se io sono fra i personaggi della storia che sta evolvendosi, faccio e dico cose che veramente non condivido e MAI farei nella realtà. Almeno, fino ad ora non ho mai trucidato nessuno nell’ambito del mio vivere quotidiano, Mentre nelle cose scritte sì, ho persino “eliminato” Vincenzo Mollica, che conosco solo attraverso i suoi scritti e i suoi video e che in realtà coscientemente non mi ha mai fatto nascere impulsi omicidi. Non dico e nemmeno spero che Gori mi risponda perchè so che è occupatissimo e insegue il tempo che comunque gli scappa veloce ( Gori, non ti affannare, non siamo indistruttibili e qualsiasi esagerazione alla fine risulterà quasi certamente nociva), ma forse Elio Marracci che ho constatato essere attualmente il suo biografo ufficiale (credo legato alla casa editrice che ora pubblica Gori) potrebbe per interposta persona dirmi qualcosa: ne sarei molto compiaciuto e felice!! Cosa non da poco. A meno che anche lui di tempo ne abbia poco per rilassarsi un poco facendo cose non indispensabili.
    Mah, io scrivo e scrivo, ma la mia voce si perde nel vuoto cosmico.

  3. Incredibile, dallo spazio profondo, da un punto imprecisato collocabile fra il nostro sistema solare e Alpha Centaury è giunta la voce di qualcuno che si spaccia per Sauro. Dico questo perché il messaggio giunto, per percorrere quella distanza di almeno un anno luce, avrà impiegato non saprei dire quanto tempo. La mia idea è che sia tutto un trucco dovuto alla diabolica abilità di Sauro 2°, l’androide super intelligente che vive in un contino spazio tempo dove non esiste il passato e nemmeno il futuro, ma solamente il presente.Il nostro presente, il suo, quello di Giulio Cesare ( non Cuccolini, ma quello del vincitore dei Galli) oppure di Napoleone.
    Ecco, in un mondo siffatto ha senso il messaggio dell’androide sotto mentite spoglie: infatti chi scrive afferma di detestare ecc, ecc. affermazione piuttosto enigmatica. Va beh, ma che dice a proposito il nostro Bruno Arcieri, ufficiale dei reali carabinieri che io colloco all fine dell’anno di grazia 1945, quando a guerra ormai finita il Nostro viene inviato a Norimberga per dare la caccia ad un criminale nazista che si aggira per la città tedesca travestito da acrobata circense, ben nascosto fra tutti coloro che nel circo itinerante”Krupp und Mitteltag” fanno parte dei lavoratori del circo stesso. Arcieri lo sorprendo mentre in compagnia di un giovanissimo Sauro sta pasteggiando a caviale beluga e champagne alla mensa ufficiali dell’esercito inglese che a Norimberga ha occupato tutte le stanze del Grand Hotel ” Zimmerfrei” sopravissuto miracolosamente indenne alle distruzioni della guerra!! Intento a divorare il suo aristocratici pasto Arcieri apre la bocca solo per ingurgitare caviale, Sauro invece che ha solo bevuto champagne mi guarda di sottecchi e mi dice impastando un poco il suono delle parole:” Detesscto gliauutoii che si specchiaouu apennaaasciati da leto e sci idelizaano!”
    Ma perbacco, ecco da dove Androide 2 ha preso spunto per la sua risposta che appare in data 15 ottobre sul “Giornale Pop”!!
    Il mistero è risolto e sauro Pennacchioli è assolto!! la sua dichiarazione non costituisce reato essendo ormai caduta in prescrizione, poiché infatti risale al 1945!
    Bruno Arciere si mette la mano davanti alla bocca e rutta discretamente, poi finalmente osservandomi con sospetto mi apostrofa:” Tomaso, ti ho visto ieri conversare concitatamente (e con la bocca vicinissima all’orecchio tanto che ogni tanto gli infilavi la tua linguaccia dentro) con Elena Contini all’aereoporto, mentre la mia fidanzata era in attesa di imbarcarsi su un aereo diretto a Parigi!
    Che volevi da lei, la mia dolce Elena, donna angelicata e senza peccato??”.
    Io sobbalzo!! Perbacco, penso, Arcieri ha occhi da falco e sospettoso com’è certamente sta già considerandomi come un avversario in amore e degno solo di finire alla sbarra fra i criminali nazisti!! Io, che ho combattuto dall’età di sei anni come piccola staffetta partigiana fra i monti circostanti Montefiorino, sopravissuto alla macchia per quasi trenta mesii cibandomi di bacche di bosco e di uova di quaglia!!
    Va beh, mi fermo qui, perché so benissimo che non credete ad una parola di quello che sto scrivendo, uomini di poca fede!!!

  4. Sauro, la personalità di un autore si evidenzia sempre nelle sue opere. Se uno scrive romanzi, racconti, testi e sceneggiature per fumetti o chissà che cosa di altro, anche senza inserire un personaggio speculare di sè stesso o comunque una sua proiezione realistica, fantastica o idealizzata, il testo è una sua creazione, quindi un aspetto del suo Io.
    Il problema non è elementare, perchè autori ,cito non a caso, come Philip K. Dick e i suoi innumerevoli racconti e romanzi sono un unicum, non si possono separare. Sappiamo anche, perchè Dick stesso lo ha scritto e riscritto, che non pochi personaggi delle sue opere erano fatti in modo tale che l’autore vi si riconosceva. Anche in romanzi come “Cronache del dopobomba” del 1965, quindi scritto dopo “Luomo nell’alto castello” che rimane una sorta di pilastro insieme “Gli androidi sognano pecore elettriche ( Blade Runner)”, nell’atmosfera allucinata dei fatti narrati da Dicks, lui stesso scrisse nell’ambito di una raccolta di suoi pensieri,”Mutazioni”,raccolti in volume e pubblicato da Feltrinelli nel1997 ( postumo quindi) poi utilizzato come postfazione proprio nel prima citato “Cronache del dopobomba2, che lui si riconosceva in un personaggio di quella sua opera.
    Il che forse npn vuole proprio dire che Dick consapevolmente vi si sia in qualche modo ritratto, credo, penso.Mah?
    Che facciamo?? O meglio, tu che fai, detesti questo per me personalissimo scrittore per questo??
    Però, sarebbe anche bello che Leonardo Gori ci leggesse e scrivesse su questo particolare aspetto della letteratura una mezza paginetta.

  5. MI pare che sia stato nel 1967 che Bruno Arcieri , ritrovato a Firenze dal collega Franco Bordelli mal ridotto e divenuto un aspirante clochard, cerca di sfuggire ad un gruppo di assassini prezzolati da nemici occulti, ma poi non tanto se si sa che appartengono ai servizi segreti! La vicenda- stupitevi -non è farina del sacco di Gori, ma si tratta di un cross over letterario narrato da Marco Vichi nel suo romanzo “Fantasmi del passato” (2014). Di Arcieri non si hanno più notizie, è letteralmente scomparso!!
    Anche quella storia si conclude con della suspense… Dov’è fuggito, di nuovo, il colonnello Bruno Arcieri ( si, è un fuggitivo incalzato dagli eventi)? Va beh, l’attesa dei lettori è trepidante, ma questo è quanto esige il romanzo di tensione. Arcieri riappare ( Il ritorno….) a Parigi, dove sbarca il lunario facendo lo chef in un ristorantino d’èlite situato in una zona della riva sinistra densamente popolata e urbanisticamente strutturata in base ad un reticolo stradale di ascendenza medioevale, retaggio di altri tempi: quindi trovarlo in quel contesto di varia umanità sarà di certo ardua impresa, anche per gli spietati mandanti degli assassini a pagamento. Poi non crediate che Arcieri viva come dovrebbe fare un monaco, macché, convive con una focosa donzella di inquietante bellezza!!.Ahhh, se ne intende Gori di quanto i lettori in attesa vogliono poter leggere!
    Va beh, qui si tratta de “Il riorno di Arceri”, del quale non vi dirò il seguito per lasciavi a bocca asciutta e con forte (spero) desiderio di spegnere la vostra arsura leggendo questo romanzo che vi attende in libreria.
    Ma ora, finita questa avventura, sta arrivando un nuovo romanzo di Bruno Arcieri, che più invecchia e più bello e giovanile diventa!!
    Gori ha anticipato nell’intervista che precede queste risposte, che Arcieri farà di testa sua comportandosi in modo tale che lo stesso Gori si ne è rimasto sorpreso (sarà vero??).
    Ma dove si svolge l’azione che vede Arcieri nella parte di chi si ribella al suo autore?
    Mah? Non so. Io l’avrei mandato in Inghilterra via Parigi – Calais- Dover – e poi via col treno fino alla punta estrema della Cornovaglia a Finis Terrae, poi con il ferry boat alle Isole Shilly, dove l’attende l’agente del contrispionaggio israeliano Elena Contini . E a questo punto farei scoppiare la passione repressa, ore indimenticabili passate a rimirarsi negli occhi mentre urla e rumoreggia il mare inquieto.
    Nulla più??? Beh, se lo volete proprio sapere, chiedetelo al pudico Leonardo Gori. Ma la tensione dove sarebbe??
    Ahh, alle spalle di Gori una triade di sadici assassini , uno dei quali è una donna di incredibile bellazza ma con la caratteristica di essere una lesbica scatenata! E gli altri due killers? Beh, ambedue omosessuali, segretamente innamorati del povero Arcieri!!
    Dai Gori, su, movimenta un poco le acque!!!!!!!!!

  6. Sogni, sempre e solo sogni: Bruno ed Elena in viaggio di nozze alle isole Ebridi, mentre i tre vili assassini li cercano alle Shilly…. Finalmente felici i due novelli sposini dopo decenni di inenarrabili traversie, volute sadicamente da Leonardo Gori, scrittore peraltro dalla prosa e modi eleganti e con un aplomb vagamente britannico. E il suo blog sui fumetti fermo a Dicembre 2014?? Beh, in letargo profondo, in attesa che una bella e voluttuosa principessa/ ninfetta ( penso a Lolita di Brandeburgo) sbaciucchi Leonardo sull’ampia fronte per riportarlo alla vita fumettistica.
    Mi sono addormentato mentre guardavo avidamente il volune Taschen con l’integrale di Little Nemo da Gori consigliato con squillo di trombe e rullar di tamburi!! Apro gli occhi e dalle fessure della finestra semiaperta filtra l’incerta luce del tramonto. Italo Calvino è pensieroso mentre sfoglia pigramente la rivista appena arrivata per posta dall’Italia. Riesco a vedere l’intitolazione: “Giornale Pop”. Ah, la creatura cartacea del diabolico Zaurik, esperto di comics e dintorni, l’istrione agitatore di folle già incarcerato più di una volta nella rinnovata prigione della Bastiglia, ma sempre evaso con la complicità delle stesse Autorità, delle quali Zaurik è in realtà fedele scherano!! In questo numero viene ristampata la storia di Jacovitti del 1945 “Pippo sulla Luna” con l’impaginazione rimontata nel formato a tutta pagina verticale. Operazione ortodossa, perché nessun taglio di vignette od altro viene effettuato. Nemmeno il lettering ha subito gli oltraggi del cosiddetto rimodernamento, tanto caro a grafici/calligrafi di nuova generazione, va beh, meglio che niente! Però l’emozione provata da chi ha avuto modo di leggere nel corso del 1945 settimana per settimana lo svolgersi del sogno lunare è ovviamente cosa irripetibile. Calvino mi osserva attentamente e con grande calma , con voce monotona mi dice:” Già, questa storia a fumetti si presterebbe bene ad essere manipolata seguendo il metodo della combinazione .. ehm, combinatoria. Ossia una operazione che ho compiuto in età matura, quella consistente nel ricavare delle storie dalla successione delle misteriose figure dei tarocchi, interpretando la stessa figura ogni volta in maniera diversa, certamente ha le sue radici in quel mio farneticare infantile su pagine piene di figure. È una sorta di iconologia fantastica che ho tentato nel Castello dei destini incrociati. . (Cfr. A. Piacentini, Tra il cristallo e la fiamma, alle voci “Calvino, Il castello dei destini incrociati…………”; “San Gerolamo”; “San Giorgio”; e per il ruolo dei fumetti nel narrare di Calvino alle pp. 431-439).

  7. Joël Laroche sta giocando a scacchi con Italo Calvino, una bella sfida!! Doveva anche arrivare Leonardo Gori, ma pressanti impegni gli hanno impedito di arrivare qui a Parigi, dalle parti dei grandi magazzini, Galleria Lafayette e Printemps! Mah? Peccato, gli avevo preparato questo incontro fra intellettuali, doveva arrivare anche Roland Topor e forse Benito Jacovitti…. Secondo me mi hanno dato buca!! Cavino ha vinto in tre mosse, scacco matto!! Si alza e guarda oltre l’ampia vetrata del soggiorno di questa vecchia abitazione di rue Lepeletier, qui in questo quartiere quasi sconosciuto del 9° distretto parigino, zona alle spalle del vecchio teatro ottocentesco dell’Opera Garnier. Siamo a due passi dalla sinagoga di rue de la Victoire, la più grande di Parigi, dove ieri sera ,Venerdì alle ore 19,30 Laroche mi ha accompagnato all’interno dell’edificio religioso per una semplice visita originata dalla mia innocente curiosità. Va beh, continuiamo- abbiate pazienza- con un flash back….. Ieri due ispettori quasi gemelli mi hanno “bloccato” qui, in rue Montorgueil all’angolo con la grande copertura del cosiddetto “Canopée” che si erge alle nostre spalle. Si, Giorgio Ventura e Marco Spada ( Brick e Brock Bradford) dell’F.B.I sono qui a Parigi (prima mi avevano cercato a Modena, ma io son qua e non posso ora di certo essere anche laggiù, e già questo fatto ha insospettito i due ispettori che forse non hanno ancora assimilato il concetto di non possibile simultaneità di presenza in due luoghi diversi, forse a causa dei loro viaggi con la cromosfera che li ha sdoppiati se non triplicati o addirittura quadruplicati!. Chi ha messo loro il sale sulla coda? Forse Bruno Alfieri evidentemente amante dell’intrigo che, in seguito a non so quali soffiate avute da quel bel tipo di Leonardo Gori, sospetta che io stia cercando di sedurre la sua prima fiamma, il suo grande amore, la conturbante Elena Contini, donna bizzosa ed imprevedibile. Storia travagliata e con uno fondo masochista. Poiché Ventura e Spada stanno menando il can per l’aia nel tentativo di farmi confessare se veramente nel 1938 ebbi modo e maniera di pomiciare con la famosa ragazza angelicata e dolce amore, vista forse con i paraocchi di Arcieri, che già allora a Parigi ebbe modo di vedermi mentre nella mia funzione di scolaro della scuola della prima infanzia, con il pretesto di farmi cambiare il pannolino mettevo in bella mostra i “miei gioielli” di fronte ad una attonita maestra Elena ( il famoso amore ideale di Bruno Arcieri) , Va beh, poi gli anni passarono e noi poveri lettori “avevamo lasciato Arcieri nel ’45, innamoratissimo di Elena Contini, bella e ricca ebrea fiorentina, e adesso lo troviamo solo: Elena è fuggita da Firenze e da lui da ormai quasi dieci anni. Alcuni passaggi del libro ci raccontano di un rapimento di cui sarebbe stata vittima nel ’57, ma immagino che tutta la storia, nei dettagli, la conosceremo attraverso il prossimo romanzo di Gori, ancora senz titolo, ma che potrebbe chiamarsi “Le incaute trasgressioni dei Arcieri”. “Nell’angelo del fango”, Arcieri è solo e triste, ma riesce però per alcune ore a ritrovare il sorriso e l’energia della sua gioventù, accanto a una donna. Non posso e non voglio dire oltre. Il giallo vero e proprio comincia con il ritrovamento di un cadavere nei sotterranei della Biblioteca Nazionale. Potrebbe essere annegato per la piena ma qualcosa non quadra, non si spiega perché l’uomo si trovasse lì al momento dell’esondazione dell’Arno.
 Partendo da qui si dipana il dramma di Firenze sommersa, disperata ma tuttavia orgogliosa e pronta a farsi carico del proprio destino senza attendere aiuti che peraltro arriveranno solo in minima parte e soprattutto dal fronte dei volontari più che delle istituzioni. Questa Firenze è descritta in modo sofferto, partecipe, direi amoroso, come solo un fiorentino avrebbe potuto fare. Anche se Leonardo, all’epoca, fosse solo un bambino di neppure dieci anni. C’è dunque questa città che sembra perduta sotto un mare di fango e nafta, ma che si rimbocca le maniche e lotta e torna, è il caso di dirlo, a galla”.) Mi sono avvalso di una voce esterna, Rossella Martina, per presentare un periodo della vita di Bruno Arcieri, purtroppo triste e solo nonostante l’amore di una nuova donna. E’ anche vero che Gori su Elena Contini fino ad allora , il 1966 con l’alluvione di Firenze in primo piano, non ha sviscerato per bene le cause delle azioni della bella Elena .
    La cosa che mi lasciò interdetto al tempo della mia prima lettura di questi romanzi, fu il fatto che ad un certo momento Elena sparisce e poi ce la ritroviamo in Israele sposata non ricordo più a chi!! POi successivamente, Gori spiega un poco la faccenda. Comunque son io che con tutto quello che leggo sistematicamente diviso e programmato ( prima tutto Italo Calvino, poi la rilettura della serie scritta da Leo Malet con Nestor Burma in azione progressivamente negli arrondissements parigini, ora con l’impresa quasi impossibile di leggermi e rileggermi l’opera omnia di Philip K. Dick, con il vezzo di confrontare le diverse traduzioni!!) mi dimentico e faccio confusione.
    Va beh, per ora mi fermo, mi devo riposare il cervello!!

  8. Ma e di “Non è tempo di morire” l’ultimo romanzo con le peripezie di Bruno Arcieri pensionato che vive a Firenze , dove l’ha raggiunto la sua ultima compagna da Parigi, che fa, che combina??
    Ehh, una storia seria, anche troppo per il sottoscritto che ama le sciocchezze!
    Gori è uno studioso di costume e rivisita gli anni ’70 con l’occhio della passione storica.
    Mah, chissà che oggi o domani , oppure fra una settimana o un anno , non mi venga voglia di farci sopra un discorso serio, anche se a pensarci mi vengono già le avvisaglie di un terribile mal di testa!
    Staremo a vedere…….

  9. Rossella Martina, mi ha narrato un periodo della vita di Sauro Arcieri, purtroppo triste e solo nonostante l’amore di una nuova donna. E’ anche vero che su Elena Contini fino ad allora, il 1989 ( l’azione si svolge nel 1966) con “l’alluvione” di Parigi ( io e mia moglie eravamo a Rouen, quando il fiume che attraversa questa città aveva un aspetto spaventoso!) in primo piano, Le Topaz non ha sviscerato per bene le cause delle azioni della bella Elena . Due anni dopo, nel 1991, con Arcieri ancora sotto falso nome a Parigi ( ma l’azione si svolge nel 1968), poi di nuovo a Carpentraz e poi a Firenze raggiunto poi da Marie, la sua donna parigina ostica all’apprendimento della lingua italiana e che fa confusione nell’ordinare partite di vino pregiato. Che fa Arcieri a Firenze nel 1969?? E’ proprietario di una piccola trattoria e ne è anche il cuoco, aiutato da alcuni giovani di belle speranze. Ma il suo destino è cacciarsi nei pasticci, anche se le motivazioni che lo portano ad agire a fin di bene sono condivisibili. Un “ritorno” per non dover morire perché di morire non è tempo???

  10. Già, non è tempo di morire, un titolo alla James Bond.Tu che ne pensi , Roland di Arcieri e la tragedia della strage di Piazza Fonyana’? Topor alle le spalle e bisbiglia:” Nessuno ha mai chiarito completamente le matrici di quell’atto delittuoso,penso che neppure Gori ci possa riuscire attraverso il suo quasi alter ego cartaceo, situazione che rende Sauro Pennacchioli scorbutico e un poco ermetico nell’esprimere pareri.Io del libro in questione, “Non è tempo di morire ho letto solo due pagine, quindi che posso dire a proposito? Tu tomaso che ne hai letto almeno sei o sette…. ” Ride. Beve un bicchiere di vino, rifà una serie di risatine e poi si allaccia il tovagliolo al collo ed inizia a mangiare a grandi boccate il famoso maiale tolosano alla brace, il cosiddetto “pasto dell’eroe”. Squilla il telefono e il gestore del Bistrot “Chez Hibou” fa un cenno di richiamo al Nostro e sussurra:” ti cercano, sono Caesar e Jacovitti…” Topor risponde ed esce dal locale in tutta fretta senza dire una parola. Son passate 30 ore e di lui non si sa più nulla!! Per questo eccomi qui alla fermata metropolitana Temple. Caesar, Topor e Jacovitti sono scomparsi e io devo ritrovarli perché temo siano stati inghiottiti da una delle “porte” che si suppone siano buchi neri e che appaiono e scompaiono nell’arco di un secondo! E’ improbabile, quasi impossibile incappare in una di queste trappole, ma la legge delle probabilità non lo esclude! Si sospetta che non sia un fenomeno naturale ma un marchingegno messo in atto da “Der Adler”, il tiranno che regge con pugno di ferro la zona ucronica di Parigi, dove ancora le pattuglie di SS scorazzano alla ricerca di sospetti lettori di fumetti, categoria considerata altamente eversiva e quindi da eliminare con ogni mezzo. Il mio obbiettivo è percorrere l’itinerario del “triangolo” ( la cosiddetta “zona bucata”), situato tra Piazza della Repubblica, Piazza della Bastiglia e l’Hotel de Ville. Non è indispensabile essere esperti topografi per capire che questa è l’area in cui si trovava il Quartiere del Tempio, in cui i Poveri Cavalieri di Cristo del Tempio di Gerusalemme, sarebbero divenuti ciò che tutti conosciamo: i Templari. Cos’è rimasto della grandezza di allora? Domanda peregrina, poiché son proprio qui che giro e di vestigia di quei tempi non è rimasta nemmeno una briciola. Mah? io sono perplesso.Comunque estraggo dalla capace borsa in pelle di caimano della Florida un blocco di appunti e indifferente alle occhiate ansiose che mi mandano Gallinoni e Giannantonio Buffatti mi lanciano dal loro tavolo di lavoro sommerso di carte e mappe della città sulle quali sono stte tracciate le linee di forza dedotte da L’Oracolo della Bastiglia, ossia la Sibilla Cumana.
    Il fatto che io qui al bistro”Chez Hibou”, che fa bella mostra di sé in piazza de l’Odeon angolo rue Crebillon, stia bevendo un bicchierone di latte caldo speziato alla camomilla, mentre tutti gli altri avventori mangiano a quattro palmenti pasta e fagioli e cotechino, trincando senza ritegno fiaschi di bordeaux, non è un bel segnale.”Ma che ti sta succedendo ?
    “, mi chiede Roland. Io scuoto la testa e con il cucchiaino sorbisco poco a poco il latte alla camomilla.”No, nulla mi accade, ed è questo il fatto!!”, faccio io digrignando i denti. Topor inizia a ridere a singhiozzo e fa un cenno ad Italo Calvino che sta conversando in stretto argot con Queneau. “Italo, Italo vien ici, en presse, vite!!”
    Calvino un poco agitato si avvicina e chiede,”che accade, Tomaso Prospero ha ingoiato un rospo?”.

  11. Il rospo. il rospo…. Calvino non conosce quasi nulla delle vicende di Bruno Arcieri, nonostante io mi sia sforzato di farlo rivivere in questo mio universo telematico dove il tempo non è quello che comunemente conosciamo. Ora , per quanto ne so, Bruno Arcieri è a MIlano che indaga: è nato nel 1902, quindi alla fine del 1969 ha 67 anni, un’età che ancora ti offre molte possibilità se sei in buona salute.Quindi, Leonardo, fatti coraggio che di tempo ne hai ancora parecchio a tua disposizione. Spero solo che nei romanzi successivi a “Non è tempo di morire”, che prelude al decennio degli anni ’70, tu non riduca Arcieri ad un relitto umano, ma nemmeno che tu lo faccia arrivare a 80 anni ancora “giovanile”, perchè questo è un fatto altamente improbabile. Mah, chissà che accadrà nel nostro futuro, quello reale, dove giorno per giorno io veramente sento il tempo che scorre veloce e in modo direttamente proporzionale io perdp colpi su colpi.
    Non c’è nulla da fare, questa è la vita.
    Ah, la faccenda del rospo che secondo Calvino forse avrei ingoiato, metaforicamente s’intende: beh, insomma, l’intervista a Leonardo Gori presente sul “Giornale Pop” risulta poco visionata, stando alle statistiche interne allo stesso “Giornale Pop”! Pazienza, ma non me lo aspettavo.

  12. E’ chiaro che un giornale, un quotidiano, si tiene un giorno e poi si butta, perchè passate 24 ore è vecchio!!
    Forse il “Giornale Pop si è sintonizzato su questa lunghezza d’onda? Ma la cosa non ha molto senso, poiché sul Giornale Pop non è l’attualità che determina la successione delle uscite.
    Sinceramente cìè qualcosa che mi sfugge, che non capisco.
    Poi, mi pare di aver capito che non è il numero degli interventi scritti dei lettori che contano, bensì il numero delle visualizzazioni! Ossia il sistema del guardare e stare zitto. Ma caro Sauro perché tu stai facendo tutto questo?? Quale in verità è il tuo fine??
    Siamo in un mondo che ormai si è arreso alla logica che il potere legato al profitto comanda, anche tu Sauro devi pur campare, quindi ti sei messo in riga. Che tristezza, avevo sperato in qualcosa di più coraggioso.
    Eh, anche Gori fa la stessa cosa, è perfettamente integrato nel sistema, scrive e deve pubblicare, che altro potrebbe fare??
    Che disastro!!

  13. Le mie sono ovviamente domande peregrine! Comunque penso sia cosa assurda aspettarsi chissà che cosa da chi scrive articoli, racconti o romanzi, poichè al di fuori della società integrata e coesa esiste solo il caos: lo vediamo nelle parti del mondo dove lo scontro fra culture viene portato avanti a suon di bombe e cannonate!
    Inoltre va detto che l’uomo è diventato tale evolvendo dalla situazione di ominide grazie alla nascita dell’istinto gregario, che ha permesso la nascita della forza di gruppo, dove i componenti del quale, gruppo, famiglia, tribù, sono solidali l’un l’altro e da questa reciproca disponibilità a mettersi in gioco per gli altri tuoi “fratelli” nasce una dimensione esistenziale che ha portato l’uomo attraverso i secoli e millenni non solo a sopravvivere, ma anche a deviazioni di follia espressesi in guerre connotate da crudeltà inaudita, di odio omicida nei confronti di coloro considerati per questo o quel motivo diversi per tipo di cultura, abitudinni, usanze, religione e annesse ritualità.
    Ecco, volevo arrivare a dire che nei romanzi di Leonardo Gori con protagonista principale Bruno Arcieri prima giovane uomo e poi man mano maturo e alla fine anziano o vecchio, questo ideale del rispetto per le dversità delle altrui culture o anche semplicemente idee, è sempre sostenuto con forza e continuità. Arcieri pur essendo negli anni sessanta più che sessantenne ( nato nel 1902) capisce ed accetta i giovani capelloni che fumano “erba”, fanno vita sregolata ma alla fine lavorano, casomai sono musicisti o apprendisti cuochi in qualche trattoria o bistrot.
    Altra faccia della medaglia di questa scelta in fatto di apertura verso i diversi, in Gori è rappresentata da una forte condanna delle ideologie totalitarie e dallo sgomento espresso di fronte -ad esempio- alle atrocità naziste, commesse da uomini soli ma poi espressione dell’ideologia della svastica, che spesso a posteriori possono apparire ingannevolmente “normali”.
    Anche nell’ultimo romanzo “Non è tempo di morire” con il colonnello dei carabinieri Bruno Arcieri sessantsettenne e quindi pensionato, questi concetti vengono con forza ribaditi da Leonardo Gori.
    Poi ,a mio avviso, il romanzo rallenta molto il ritmo narrativo nelle cento pagine centrali, ma questo è solo l’impressione mia come esigente lettore. Come persona che scrive per diletto, riconosco la difficoltà di portare avanti un romanzo di “tensione” per trecento pagine o quasi senza allungare la narrazione con biforcazioni del narrare a volte superflue. Scriver è difficile, scrivere un romanzo difficilissimo!
    Quindi bravo a Gori che ce la mette tutta e lo fa, si capisce bene, con entusiasmo.
    In bocca al lupo!!

  14. Qualcuno in famiglia che legge i romanzi di Leonardo Gori mi ha fatto un appunto relativamente al mio parere che definisce la parte centrale di “Non è tempo di morire “(Giugno 2016”) “tergiversante”; beh, in effetti lo penso. Il romanzo in questione non ha un’unica pista tematica da potersi considerare “argomento primo ed emergente”.Il protagonista Bruno Arcieri viene tirato per la giacca e deve rintracciare una ragazza ( mamma di un bimbetto e coniugata), lavorante nel suo ristorantino, che si è eclissata per motivi inizialmente inesplicabili.Ecco, parrebbe essere questa la tematica del romanzo, ma contemporaneamente Arcieri “deve” darsi da fare per appurare se il padre di una giovane protetta da una sua stretta conoscente, è motro o no nell’attentato di Piazza Fontana a Milano. La ragazza figlia del presunto defunto probabilmente polverizzato nell’esplosione, è un caratteraccio ribelle e oggettivamente impossibile da sopportare, ma Arcieri pungolato dalla sua vecchia ed intima conoscente resiste al desiderio di mandare l’insopportabile ragazza al diavolo e si reca a Milano per indagare sull’esplosione terroristica, Ecco, secondo me questa dovrebbe essere il tema narrativo principale e trainante, con tutte le sue possibili imprevedibili svolte, compresa quella del ritrovamento di documenti segretissimi che spiegano cause e concause dell’attentato. Invece per Arcieri c’è l’assillo di ritrovare e proteggere la fanciulla scomparsa al seguito di una banda musicale di giovani “Pop”, Insomma si gira e rigira intorno al vai ,vieni e ritorna con l’ausilio di personaggi alla Pennac e della sua famosa famiglia di Belleville (Parigi), quale la vecchia(?) madre superiore dalla voce baritonale di fatto nana e con un passato del quale bene non si dice e quindi si può solo immaginare. Ehh, mi viene anche in mente in fatto di carratterialità dei personaggi la storia a fumetti “Gli esuberati” di Pennac / Tardi, con la Commissaria parigina che fuma sigare e sembra un uomo ( se ben ricordo), finché poi tutti i nodi vengono al pettine e si sciolgono in un finale concitato . Ad Arcieri rimangono gli scottanti documenti segreti che , lo vedremo nel seguito in forma di prossimo romanzo, saranno per lui causa di guai e lo costringeranno ad agire in quel modo che l’Autore ha già rivelato essere per lui non condivisibile ( con la morale e l’etica personale dell’autore stesso, I presume). Quindi, che farà mai Bruno Arcieri per essere disapprovato dal suo autore che ne è ovviamente il burattinaio suo personale che muove i fili del teatrino dei pupi?? Qui entriamo nell’ universo letterario spesso e smontabile e rimontabile a piacimento di grandi scrittori come Borges, dove ci si aggira in una sorta di universo biblioteca e del californiano Patric K. Dicks che in modo più esplicitamente paranoico creara scenari di estrema difficile collocazione tematica.. Va beh, la smetto qui, anche se potrei andare avanti per ore, mesi, forse anni!!
    Occorre attendere l’uscita del prossimo romanzo.
    Ecco, spero che non ci troveremo di fronte a molte trame coesistenti contemporaneamente e che senza punti di contatto fra di loro portino avanti una vicenda a molte voci con un finale a sorpresa, tipico trucco di molti romanzieri del genere definito genericamente “giallo” e che come tale contenitore indefinito e sfuggente.Va beh, staremo a vedere!!
    Contenta moglie mia ammiratrice fideistica dei romanzi di Gori??

  15. Ahi, ahi, ci risiamo! I nomi propri mi sono ostici, li sbaglio , li storpio o proprio li scambio con altri! Una forma molto selettiva di disgrafia . Chiedo pietà e non fiori ma opere di bene!!
    Specialmente al ricchissimo Sauro Pen magnate del giornale Pop non cartaceo, ma fatto anche di non solo fumo , cioè ci si ritrova anche qualche arrostino!! Beh, meglio che la zuppa di pane raffermo non ribollito ed acqua.
    Lo scrittore di fantascienza ed altro Dick si chiamoa ovviamente Philip K. Dick!!! Ma comunque se volete saperne di più sulla varietà di zuppe, potete chiedere, io sono anche metaforicamente un esperto.Attendo con ansia di illuminare con il mio sapere menti ottenebrate dal disagio della non conoscenza.
    Ahhh, che fila! Sotto il primo paziente!
    Ohè, non credo ai miei occhi, è il povero Leonardo Arcieri vestito di cenci e con la tazza in mano che questua zuppa e ribollita!!
    “Ma come mai di sei ridotto in tale guisa, mio buon uomo in ambascie??”
    Arcieri mi guarda con occhi cisposi ed arrossati dal lungo digiuno, sospira e sussurra dalle labbra screpolate: é stato Leonardo Gori a caccia di consensi che si è fatto convincere a ridurmi così, per suscitare pietà e commozioni fra le falangi di donne sue cupide fan!!”,
    Ahi, ahi, Leonardo sei caduto fra le spire della bramosie di potere culturale come mezzo per raggiungere l’intimità con queste tue scatenate ammiratrici!!!
    Io ti consiglio di essere virtuoso, praticare totale astinenza con le fan e casomI SE TI RENDI CONTO DI NON SAPER RESISTERE al richiamo dell’intimità femminile ( giro di parole per non scrivere la parola di quattro lettere che inizia con la lettera “F”). resta sempre la castrazione chimica oppure la mannaia del chirurgo boia!!
    Va beh, scegli pure tu!!

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