A chi deve il suo successo (postumo) Vincent Van Gogh?

Spoiler immediato: “Alla signora Van Gogh!”.
Ma il buon pittore olandese non
era sposato…

Tutti, più o meno, conosciamo la storia di Vincent Van Gogh, e dello scarso, praticamente nullo, successo che riscosse in vita, e di come le sue opere furono preservate dal fratello. Vince dipinge durante tutta la sua errabonda vita, invia le opere a al fratello Theo, che le conserva, illudendolo che le stava vendendo, fin quando salta fuori la verità, allora Vince si trancia un orecchio, e dopo un po’ muore.

Ok, non era sposato, ma una signora Van Gogh è esistita eccome.

Foto da WikiCommons https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Jo_van_Gogh-Bonger,_by_Woodbury_and_Page.jpg

 

Non si è proprio amputato l’orecchio, ma si è tagliato solo un pezzettino di lobo, e non si inflisse la ferita per la delusione artistica, ma si mutilò per il nervoso dopo un litigio con l’amico pittore Paul Gauguin. Andiamoci a vedere l’autoritratto con l’orecchio bendato, in cui Vincent è anche sbarbato.

Foto di pubblico dominio WikiCommons https://it.wikipedia.org/wiki/Autoritratto_con_l%27orecchio_bendato#/media/File:VanGogh-self-portrait-with_bandaged_ear.jpg

 

L’episodio in sé non è chiarissimo: qualcuno ipotizza addirittura che possa essere stato ferito dall’amico pittore, poiché, in una delle lettere del carteggio tra i fratelli Van Gogh, Vincent descrive un litigio con Gauguin, e si augura che questi non venga mai a possedere un’arma da fuoco, perché potrebbe essere pericoloso.
Lo stesso Vince fu abbastanza reticente in merito a quanto era successo quel giorno, avendo affermato che non aveva alcun ricordo preciso dell’accaduto, mentre Gauguin, nel suo diario, ricostruisce con buona precisione l’episodio: van Gogh – immotivatamente – avrebbe versato addosso all’amico un bicchiere d’assenzio in un locale. L’olandese avrebbe inseguito Gauguin brandendo un rasoio, per poi bloccarsi e andarsene a casa. Lo stesso rasoio con cui, quella notte, si recise un pezzo di lobo, lasciato come souvenir in una casa di tolleranza.

Gauguin si rammarica per non aver disarmato l’amico, e non aver dato la giusta importanza a episodi precedenti, che attestavano la discesa di Van Gogh nella valle della follia, quello stato di sofferenza mentale che l’avrebbe condotto al suicidio diciassette mesi dopo questo episodio.

Vincent, fino alla fine, resta senza un soldo e sconosciuto, ma ha spedito le sue creazioni al fratello Theo, e, anche se non rimase del tutto ignoto al pubblico quando era ancora in vita – tanto che Tolouse Latrec ne aveva apprezzato “I girasoli” – le sue tele vengono vendute finalmente post mortem.

Il buon Vincent, per la verità, almeno una tela, quando era in vita, l’aveva venduta: si tratta de la vigna Rossa, che, nel 1890 verrà esposta a Bruxelles e valutata 400 franchi (diciamo sugli 800 euro di oggi, contro una quotazione odierna sui 50 milioni), e forse ne ha piazzata anche un’altra, poiché accenna al fratello, in una lettera, di aver venduto un ritratto per 20 franchi, del quale però non è rimasta traccia. Sempre senza considerare le opere giovanili, vendute (secondo wikipedia) dalla madre a un rigattiere di Neunen, sua città natale, a 10 centesimi ciascuna.

 

La Vigna Rossa, esposta al museo Puskin

Immagine di pubblico dominio https://it.wikipedia.org/wiki/La_vigna_rossa#/media/File:Red_vineyards.jpg

 

Insomma, Vincent Van Gogh ha successo grazie al fratello Theo, viva Theo. E se invece, proprio lui gli avesse impedito di avere successo in vita? E poi, chi è la tizia in foto?

Lei è Johanna Bonger cognata del celeberrimo pittore, moglie di suo fratello Theo, e rimasta vedova dopo soli due anni dalla morte di Vincent, da cui ereditò centinaia di opere, senza (all’epoca) valore alcuno, stipate in una soffitta: quindi sì, è la signora Van Gogh, da parte di Theo, però.

Johanna, dovendo inventarsi qualcosa per vivere, si dedicò principalmente alla pubblicazione del carteggio tra i due fratelli per una casa editoriale olandese – opera che continuò a curare per tutta la vita – ma anche alla pubblicizzazione e diffusione delle opere di Vincent attraverso la donazione a mostre e a piccoli musei.

In effetti Theo conservò le tele, ma, fosse stato per lui, sarebbero rimaste a marcire nella soffitta, perché, diciamo la verità, non è che neanche lui fosse convintissimo del talento del fratello maggiore, e meno male che era un mercante di opere d’arte.

 

Johanna Bonger – Van Gogh, immaginata dall’autore dell’articolo

 

Johanna, invece, in una decina di anni, organizza circa venti mostre dedicate al defunto cognato, culminando nel 1905, con una esposizione al Stedelijk Museum di Amsterdam con una mostra di oltre 400 opere, che richiamò critici e appassionati di tutta Europa, decretando l’entrata ufficiale di Vincent nell’olimpo degli artisti contemporanei. Probabilmente aveva capito, meglio di suo marito, come adottare un’efficace strategia di marketing, cavalcando l’ideale bohemien e romantico dell’artista tormentato, che si affermava tra fine ‘800 e inizio ‘900.

Vincent Van Gogh vagheggiava la creazione, insieme a Gauguin, di una sorta di cenacolo tra artisti, che promuovesse l’arte per l’arte, in cui potersi scambiare idee, tecniche, confrontare le rispettive visioni del mondo. Il nucleo, dopo poche settimane si sciolse, era composto dallo stesso Vincent, da Paul Gauguin, e dagli artisti Charles Laval e Emile Bernard. Una visione dell’arte forse utopica, quasi rinascimentale, fuori dal tempo? Eppure lui, per molti versi, era stato un autore assolutamente in anticipo sui tempi, basti vedere il suo “Teschio con sigaretta”, un quadro davvero pop, a dispetto dei visti e rivisti girasoli:

 

Immagine di pubblico dominio https://it.wikipedia.org/wiki/Vincent_van_Gogh#/media/File:Vincent_van_Gogh_-_Head_of_a_skeleton_with_a_burning_cigarette_-_Google_Art_Project.jpg

 

Sembra uscito dalla Factory di Andy Warhol, e invece è scaturito dal pennello di Van Gogh nel 1885

 

Se c’è un fondo di verità nel detto che recita “dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna”, qui abbiamo una conferma.

Quindi viva Vincent, ma viva anche Johanna.

 

 

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