REGALARE LA PROPRIA COLLEZIONE DI FUMETTI

Mettiamola giù dura e in maniera netta. Quest’estate, durante i lavori di ristrutturazione nella camera mia e di mio fratello, ho deciso di donare quasi tutta la collezione di fumetti che mi era rimasta, a eccezione degli X-Men, dei manga e di qualche opera sparsa che ho comprato negli ultimi anni.

Ho fatto un annuncio sul marketplace di Facebook per smaltire questo gran numero di fumetti Marvel, che sicuramente superavano le trecento unità.

Non me lo aspettavo, ma mi ha contattato un considerevole numero di persone, segno forse che la gran mole di uscite televisive e cinematografiche targate Marvel ha reso i supereroi davvero un fenomeno pop.

C’era chi mi scriveva dalla lontana Sicilia offrendosi di pagare la spedizione, e chi era disposto a pagarmi quello che volevo regalare.

Io ho scelto comunque di regalarli, a patto che venissero a prenderseli fino a casa mia.

Alla fine i fumetti sono andati a un ragazzino che è venuto a ritirarli con il padre, dopo che la madre mi aveva contattato su Messenger asserendo che suo figlio è un grande fan della Marvel, e che ne sarebbe stato entusiasta.

A dirla tutta non mi è sembrato. Mi è pure parso un po’ “torvo”, ma magari era solo timidezza, chi può dirlo. In ogni caso sono stato contento di averli dati via, poiché io non riuscivo a guardare quei fumetti con l’amore e l’entusiasmo di un tempo.

Anzi, li vedevo come un peso. In termini di spazio, ma anche di tara mentale e di salute.

Dato che soffro saltuariamente di asma mi era stato consigliato di dormire in una camera quanto più asettica possibile, e quella di prima non lo era dato che era piena di libri e fumetti.

Un altro problema mentale era che guardare quelle librerie stipate fino all’inverosimile di fumetti, che ormai non toccavo e leggevo più, mi procurava una certa ansia e tristezza. Denotava quanto io sia cambiato e invecchiato.

In più mi ricordavano i bei tempi, che poi diventarono brutti. Il che mi riporta a quando ho dovuto vendere buona parte dei fumetti per improvvise ristrettezze economiche.

Fu un periodo terribile in cui avevo paura di non riuscire nemmeno ad avere i soldi per fare la spesa o pagare la luce.

Quella volta cento fumetti o giù di lì mi fruttarono 20 euro, una sorta di elemosina che mi elargiva un librario che conoscevo. Invece questa volta era una mia scelta personale e gratuita, direi che sia un significativo balzo in avanti in positivo.

Ora mi domando cosa sarà dei miei libri e degli albi che mi sono rimasti.

Mi sono accorto con il tempo di quanto un po’ tutti quanti vivano con una certa ansia la mancanza di spazio o il riempimento dello stesso.

Da adolescente non ci pensavo affatto, mentre da adulto ogni acquisto è diventato quasi un mattoncino d’ansia che accresce un’eredità inutile.

Non molto tempo fa assistetti alla fine dell’esistenza di un parente, e già pochi secondi dopo la dipartita si discuteva di cosa farne di tutti i mobili, i vestiti e gli oggetti di una vita intera.

Una vita che è praticamente finita dentro un furgoncino pochi giorni dopo.

So che sono solo oggetti, ma a volte mi domando qual è il senso di comprare e collezionare cose che un giorno magari verranno gettate nella pattumiera o saranno vendute a costo quasi zero a un rigattiere.

Ed è incredibile come questa cosa mi tormenti dopo qualsiasi acquisto librario o fumettistico.

Anche questo mi ha portato alla scelta, forse un po’ autolesionistica, di donare tutti quei fumetti. Chissà, magari un giorno farò lo stesso con i miei libri, e con quei pochi albi Marvel, Vertigo e chissà cos’altro che sono rimasti.

Forse è qui che si annida la scelta di affidare quegli albi a un “affiliato” della nuova generazione di lettori. Però mi viene di ripensare a quella tranquillità, quella mancanza visibile di gioia ed entusiasmo davanti a qualcuno che, in un certo senso, gli ha donato parte della sua esistenza.

Avrò scelto la persona sbagliata? Chissà.



(Da Frammenti e Tormenti).

Di Pirkaf

6 pensiero su “DONARE LA PROPRIA COLLEZIONE DI FUMETTI”
  1. Si anch’io penso sempre cosa verrà fatto delle mie cose, soprattutto i fumetti una volta morto io. L’unico che forse li avrebbe tenuti sarebbe stato mio fratello che però è morto a maggio. Credo che alla fine butteranno tutto. Non so chi lo farà ma non hanno la minima idea di quanti siano e soprattutto di cosa rappresentino per me. La passione di una vita.

  2. Anch’io vorrei donare una gran parte dei fumetti che ho accumulato negli anni. Quali sono i canali giusti per pubblicare un annuncio? Premetto che non sono iscritto ai social network.

  3. fumetti ne ho poche centinaia di pezzi, ma possiedo quasi trentamila dischi, più della metà LP, tutti quasi perfetti; dipende se morirò prima io o mia moglie, sperando di andarmene io spero anche di lasciarle qualche soldo di quelli che ho speso, allora ha senso accordarsi con qualche commerciante di fiducia che prenda il malloppone e man mano che lo vende, ogni sei mesi le faccia un piccolo bonifico; commercianti così ne esistono; in nord Europa è anche uso vendere tutto il possibile in vita, se la morte si annuncia con una lunga malattia, così da monetizzare e non lasciare l’incombenza alla persona cara; se muoio dopo, vale quello che lessi anni fa su Giornale Pop a proposito dei mercatini delle pulci, che finisca tutto lì, che nuovi spendaccioni si divertano grazie a me, e quei poveretti che stanno al gelo a vendere cianfrusaglie facciano su qualche lira;

  4. magari li potete donare a qualche museo specifico, credo ci sia a Lucca e forse qualcosa di simile a Crema ( o Cremona) oppure proporli alla biblioteca comunale. Perlomeno non rischiate di lasciarli a ragazzini col rischio che crescendo se ne disfano o a genitori che usano i figli per impietosire generosi divulgatori. Personalmente pur non avendo pezzi particolarmente rari li terrò fino alla fine anche se il sogno, una volta libero dal lavoro, è quello di promuovere il fumetto usando le mie collezioni per delle mostre a tema

    1. Anche le biblioteche si liberano periodicamente dei libri in eccesso. Temo che la proposta di donazione dei miei fumetti verrebbe interpretata come se io considerassi la biblioteca una discarica.

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