DENNIS RADER, IL KILLER FETICISTA

È ancora lì fuori?”, chiede una donna tremante, mentre alcune lacrime le solcano il viso. “Sì”, risponde il marito scostando la tenda della finestra, “sta estraendo qualcosa da una borsa”. “Cos’altro vuole fare?”, geme lei con voce rotta. “Ha preso una macchina fotografica”, spiega l’altro sbiancando in viso. “Accidenti! Si è accorto che il nostro garage si trova in una posizione irregolare”.
“Scappiamo da questo maledetto paese”, esplode la donna, “sono sicura che ha ucciso lui il nostro cucciolo, solo perché non lo avevamo registrato. Dobbiamo andarcene, come hanno fatto i vicini”.

Discorsi come questi, che sembrano presi da uno strano film horror, non sono rari tra gli abitanti di Park City, da quando il troppo zelante Dennis Rader è stato assunto dal municipio con l’incarico di far filare tutto liscio.

Dennis Rader nasce in Kansas nel 1945, primogenito di William e Dorothea. Cresce nei dintorni di Wichita, dove passa l’infanzia torturando piccoli animali. Ha fin da piccolo inclinazioni feticiste, una passione per la biancheria intima femminile, che inizia a rubare per collezionarla di nascosto. Gli piace fare nodi, legarsi da solo e poi liberarsi.

A scuola è introverso, non ha amici e non partecipa alle attività sportive. Preferisce leggere libri e, in effetti, va bene in tutte le materie. Ama il campeggio e rimanere da solo in mezzo alla natura. Una volta salva la vita a un ragazzo che stava per annegare, dopo che la sua canoa si era ribaltata.

Abbandona l’università a metà e, nel 1966, si arruola nell’aviazione militare. Quattro anni dopo viene congedato e mamma Dorothea gli trova un posto nel supermercato in cui lavora come contabile. Nello stesso periodo Dennis sposa Paula Dietz, una donna tranquilla che negli anni successivi gli darà un figlio e una figlia.

Nel 1972 viene assunto come assemblatore in un’azienda che produce attrezzature da campeggio, poi diventa ispettore comunale di Park City, il paese alle porte di Wichita nel quale è andato ad abitare. Ha l’incarico di controllare che gli abitanti rispettino le regole stabilite dal municipio.

I cittadini rimangono colpiti dal suo eccessivo rigore, dellla sua pignoleria che sconfina spesso nell’arroganza. Suona imperiosamente il campanello di una casa solo per contestare allo sbigottito inquilino che l’erba del suo giardino ha un’altezza non regolamentare.
Mentre quello lo guarda con gli occhi spalancati, Rader estrae un righello, si inginocchia sul prato e gli fa vedere di quanti centimetri deve tagliarlo. Possibilmente il giorno stesso, se non vuole incorrere in una multa salata.

Da quando c’è lui, tutti i cani randagi, o comunque privi di medaglietta, vengono immeditamente catturati e rinchiusi nel canile. Una donna lo accusa di avere ucciso il suo cane solo perché non aveva i documenti in regola.

I cittadini, aspramente rimproverati per trasgressioni considerate trascurabili in tutto il resto del mondo, provano a ribattere, ma alla fine devono abbassare la testa davanti al distintivo scintillante esibito con orgoglio da Rader. Tanto che alcuni decidono di trasferirsi altrove.

Ormai, quando la gente vede da lontano la divisa comunale di Dennis Rader, i suoi baffoni e gli occhiali spessi da miope, cerca di darsela a gambe. Lo zelante funzionario municipale non si ferma davanti a nessuno: non esita a presentarsi ai candidati alle elezioni locali per ordinare loro di staccare immeditamente i manifesti che hanno fatto affiggere in luoghi vietati.

Nella vita privata, Dennis Rader frequenta assiduamente la chiesa luterana della vicina Wichita con la moglie Paula, diventandone uno dei principali animatori. Si occupa volentieri degli anziani bisognosi ed è capo animatore dei boy scout locali.

Nonostante sia un cittadino modello, non è simpatico a nessuno e, dopo aver litigato con tutti, viene espulso perfino dagli scout. Anche i colleghi di lavoro lo trovano indisponente, ma i superiori non se la sentono di licenziarlo, data la sua indubbia efficienza.

Oltre alla mania dell’ordine, dentro l’animo di Dennis Rader c’è qualcosa di ben più inquietante. Il 15 gennaio 1974, senza ragione apparente, decide di sterminare l’intera famiglia Otero: la giovane coppia e i due figli piccoli che abitano in una bella casa di Wichita.

Ha pianficato la strage fin nei minimi dettagli e agisce in maniera metodica, portando con sé tutto l’occorrente. Del resto non ci potrebe aspettare altro da un pignolo come lui. Taglia i fili del telefono dell’abitazione per impedire che venga dato l’allarme, si fa aprire con una scusa qualsiasi, minaccia la famiglia con la pistola, fa spogliare tutti, li lega, li tortura con sacchetti di plastica e corde fino a farli morire soffocati.

Infine si occupa di Josephine, la figlioletta di 11 anni. Le dice: “Stai per volare in paradiso anche tu”, e inizia a strangolarla lentamente. Non violenta nessuno, ma la scientifica trova del liquido seminale sul corpo della bambina.

Dennis Rader sapeva bene dove colpire indisturbato, in una zona isolata, perché conosce quei luoghi come le sue tasche. Tra l’altro, è stato uno degli organizzatori del censimento nell’area di Wichita. Alcuni giorni dopo, l’assassino chiama anonimamente il giornale locale, il Wichita Eagle, per invitare un redattore a prendere un certo libro nella biblioteca comunale.

All’interno del volume viene trovata una lettera sgrammaticata che promette altre vittime. Il foglio è firmato con la sigla Btk, che sta per “bind, torture, kill” (lega, tortura, uccidi). Le tre lettere sono scritte una sotto l’altra, con la “B” a forma di seno femminile.
Questo particolare grafico non viene reso noto, così, quando arrivano altre lettere con la stessa firma, la polizia riesce subito a distinguere le originali da quelle inviate dai soliti mitomani.

Il 4 aprile, sempre a Wichita, viene accoltellata a morte, mentre sta rincasando, Kathryn Bright, una giovane di 21 anni. Nella lettera di rivendicazione battuta a macchina, Btk scrive tra l’altro: “Mi dispiace far soffrire le persone, ma non riesco a controllarmi. Sicuramente verrò definito uno psicopatico con perversioni sessuali, eppure non ce la faccio a fermare il mostro che si fa avanti in me. E se provassi a chiedere aiuto a qualcuno per combatterlo, questi chiamerebbe subito la polizia per farmi arrestare. Il mio mostro fa un gioco grande e complicato: scegliere le vittime, seguirle, controllarle e aspettarle nel buio. Lui ha già scelto le prossime. Forse potrete fermarlo voi, io sicuramente no”.

Il tempo passa e tre anni dopo, il 17 marzo 1977, la 26enne Shirley Vien viene spogliata sul proprio letto, legata e strangolata. Poi l’assassino vorrebbe dedicarsi ai suoi tre figli piccoli, che ha chiuso in bagno, ma nel frattempo i bambini sono riusciti a liberarsi e sono scappati via terrorizzati.

Il 9 dicembre tocca a Nancy Fox, 25 anni, trovata strangolata con una calza di nylon nel proprio appartamento. È l’unica vittima che non sia stata denudata. Il killer invia una poesia al Wichita Eagle per “celebrare” il suo ultimo omicidio, ma il testo finisce nell’ufficio sbagliato e viene pubblicato tra gli annunci economici.
Piuttosto risentito, Btk scrive alla tv locale: “Quante persone devo ammazzare ancora, prima di avere la giusta considerazione dalla stampa nazionale?”.

Per una decina di anni, il killer continua a mandare lettere sconclusionate, anche se non rivendica altri deltti. Poi, nel 1988, smette di scrivere. Riprende la corrispondenza nel 2004, inviando la patente di una donna e altri oggetti personali che permettono di attribuirgli altri omicidi.

Il primo è quello di Marine Hedge, una donna di 53 anni strangolata a mani nude nel 1985 a Park City, a poche decine di metri dalla casa dell’assassino. Dennis Rader ha rischiato grosso, perché se Wichita è una città di 600mila abitanti, il paese in cui abita conta solo settemila anime.

Un’altra vittima è Vicki Wegerle, 28 anni, strangolata con un filo di nylon nel 1986.
Il decimo e ultimo omicidio è avvenuto nel gennaio del 1991. La donna uccisa si chiamava Dolores Davis, 62 anni, strangolata con il proprio collant.

La polizia ha indagato per trent’anni sul caso Btk senza arrivare a capo di niente. Ma nel frattempo gli scienziati hanno scoperto come decifrare il Dna: vengono allora esaminate le tracce organiche trovate sotto le unghie dell’ultima vittima e si confrontano i risultati con il Dna di 1300 uomini del Kansas considerati sospettabili per i loro precedenti, ma gli esiti sono negativi. Così si tenta un’altra strada.

L’ultimo dei suoi messaggi deliranti Btk lo ha inviato con un floppy disk, un dischetto di computer: controllando nell’archivio telematico della Microsoft, al dischetto in questione risultano connessi tre identificativi: “Dennis, Chiesa luterana, Wichita”. Si arriva così a Dennis Rader, che di quella chiesa è stato presidente amministrativo.

Facendo una breve indagine negli ospedali, si apprende che Kathy Rader, figlia 26enne di Dennis, ha appena eseguito un pap test di controllo. La scientifica raccoglie il materiale genetico della giovane donna per confrontarne il Dna con quello trovato sul luogo dell’ultimo delitto.

Corrisponde in buona parte: ormai non ci sono più dubbi, suo padre è l’assassino. Così, con un grande dispiegamento di forze, il 25 febbraio 2005 viene arrestato Dennis Rader, impiegato comunale di 59 anni.

In una confessione durata 16 ore, l’uomo ammette i 10 delitti che gli vengono imputati, affermando di essere stato indotto dal demonio a torturare le sue vittime, e ringrazia la polizia per averlo arrestato, così non potrà fare altro male. Spiega che, per poter strangolare meglio, rinforzava i muscoli delle mani facendo esercizi con palle di gomma.

Stringeva le gole delle vittime per farle svenire e, quando riprendevano i sensi, ricominciava il suo gioco crudele, fino alla morte. Intanto, eccitato dalla loro lunga agonia, si stimolava sessualmente. Per commettere gli omicidi, che chiamava “missioni” o “progetti”, portava sempre con sé una valigetta speciale con tutto l’occorrente: pistola, nastro adesivo, corde di vario genere e manette. Indossava un vestito ogni volta diverso, una specie di tuta di lavoro, che buttava via subito dopo.
A volte, continua a spiegare l’assassino, fotografava le donne uccise per poi fantasticarci sopra ed eccitarsi di nuovo.

Chiedendo perdono ai parenti delle vittime, alla fine dichiara: “Sono spiacente. Voi vedete un essere umano, ma so bene di essere un mostro. Spero che un giorno Dio vorrà accogliermi comunque”. La moglie Paula chiede immediatamente il divorzio, dopo 34 anni di matrimonio.

Nello stesso 2005, Dennis Rader viene condannato a 10 ergastoli. All’epoca dei delitti la pena capitale era stata abolita in Kansas, per essere reintrodotta nel 1994. Comunque sia, Rader non potrà chiedere la libertà condizionata prima del 2180.




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Di Sauro Pennacchioli

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