Il Soldato d’Inverno, al secolo Bucky Barnes, è uno dei più conosciuti personaggi Marvel di oggi.
Il merito è senza dubbio da attribuire alle numerose partecipazioni nei blockbuster dei Marvel Studios: interpretato dall’attore Sebastian Stan, Bucky è apparso in tutti e tre i film dedicati a Capitan America, negli ultimi due degli Avengers (incluso il campione d’incassi Endgame) e nella serie Falcon & the Winter Soldier, trasmessa da Disney Plus.
Anche nei fumetti Marvel il Soldato d’Inverno gode di grande visibilità, essendo stato il protagonista di alcune miniserie e contando numerose apparizioni negli albi di altri eroi.

Questo è un incredibile passo in avanti per Bucky Barnes, che è nato come personaggio di contorno ed è stato messo da parte già negli anni cinquanta.

L’intuizione l’ha avuta Ed Brubaker, sceneggiatore della serie di Capitan America nel 2005, che ha realizzato una elaborata retrocontinuty permettendo al personaggio di vivere una seconda giovinezza.

 

Il Bucky Barnes delle origini

Bucky Barnes è stato creato nel 1941 da Joe Simon e Jack Kirby nelle pagine di Capitan America, l’eroe di punta della Timely Comics.
Come abbiamo spiegato qui, dato il successo di Robin nelle pagine di Batman, quasi ogni autore dell’epoca ha voluto affiancare al proprio eroe una spalla adolescente.

Bucky sulla copertina di Captain America Comics n. 1 del marzo 1941

 

La storia delle origini di Bucky Barnes è semplice. Rimasto orfano e cresciuto come mascotte nella base militare Camp Lehigh, dove è stato arruolato Capitan America nei panni del soldato semplice Steve Rogers, Bucky scopre accidentalmente la sua identità segreta entrando nella sua tenda mentre indossava il costume.

Giurando di mantenere il segreto e chiedendo di poter divenire la sua spalla, Bucky viene addestrato da Capitan America assumendo il ruolo di co-protagonista degli albi.
Fin troppo spesso il giovane finisce prigioniero dei tedeschi o dei giapponesi, costringendo Cap a intervenire per liberarlo.

Bucky viene accantonato da Captain America dal n. 66 (1948) fino alla chiusura della testata, avvenuta l’anno dopo. In questo periodo, a seguito di una grave ferita da arma da fuoco, Bucky viene sostituito da una ragazza chiamata Golden Girl, secondo la tendenza in voga nel periodo di affiancare agli eroi “assistenti” femminili.

Bucky viene riesumato durante il breve tentativo di rilancio di Capitan America del 1954, in cui i due combattono le spie comuniste come nel decennio precedente avevano contrastato quelle naziste.

Queste sono le ultime avventure del duo formato da Capitan America e Bucky.

 

La Marvel e la morte di Bucky

Nel 1964 la Marvel, in pieno boom, decide di riprendere il personaggio di Capitan America.
Stan Lee era un estimatore del personaggio, molto meno del suo giovane partner. Riteneva che un adulto non dovesse essere accompagnato in missione da un adolescente: sarebbe stato da irresponsabili, se non da sciocchi.

In questo senso la Marvel si contraddistingue in modo netto dalla rivale Dc Comics, dove quasi ogni supereroe aveva un assistente ragazzino. Quando degli adolescenti apparivano nelle sue pubblicazioni erano i protagonisti delle storie, come Uomo Ragno, più o meno tutti gli X Men e la Torcia Umana. Non facevano mai da spalla.
Non c’era dunque spazio per un sidekick nel nuovo universo che Stan Lee e Jack Kirby stavano costruendo, per questo arrivarono alla decisione di riprendere Capitan America senza Bucky.

Quando, in Avengers n. 4, risorge dai ghiacci il leggendario Capitan America, viene rivelato che Bucky era rimasto ucciso in seguito all’esplosione provocata da un nazista.

La morte di Bucky diventa il triste leitmotiv delle avventure del Capitano: il senso di colpa per non essere riuscito a salvarlo lo tormenterà a lungo.
La speranza che il ragazzo sia in qualche modo anch’egli sopravvissuto funge anche da espediente narrativo. In alcune storie il presunto ritrovamento di Bucky è l’esca con cui i nemici lo attirano in trappole e imboscate.

Tuttavia bisogna riconoscere che Bucky è in realtà presente anche nelle storie degli anni sessanta di Cap. Lee e Kirby raccontano spesso le avventure dei due ambientate durante i giorni della Seconda guerra mondiale, in alcuni casi riadattando quelle vecchie, in altre presentandone di nuove.

In particolare, l’ingombrante eredità di Bucky è fondamentale nella celebre saga disegnata da Jim Steranko, “Stanotte muoio”, in cui il giovane amico Rick Jones cerca di prenderne il ruolo, ma si sente costantemente inadatto, schiacciato dalla responsabilità.

Ricky rimane a fianco di Capitan America per una manciata di episodi, dopodiché trasloca (senza il costume di Bucky) nella serie di un altro Capitano, il kree Mar-Vell.
Da lì a poco Capitan America farà coppia con un altro eroe, l’afroamericano Sam Wilson, alias Falcon.

Negli anni settanta il ricordo di Bucky Barnes comincia a svanire. Capitan America si evolve, non potendo continuare a rimuginare in eterno su ciò che è stato.
La serie viene rinnovata attraverso nuovi personaggi e Bucky è ormai solo un ricordo del passato.

 

Gli altri Bucky

In Avengers n. 4 Stan Lee e Jack Kirby raccontarono che Capitan America e Bucky furono dati per dispersi verso la fine della Seconda guerra mondiale non tenendo conto delle loro successive apparizioni.

Negli anni settanta altri autori Marvel, attraverso alcuni escamotage, riuscirono a rendere retroattivamente in continuity anche le avventure di Cap e Bucky nella seconda metà degli anni quaranta, l’immediato dopoguerra, e pure quelle “anticomuniste” del 1954.

Nel 1972, dal 153 al 156 di Captain America, Steve Englehart riscrive la storia dei due personaggi.
Englehart racconta di come un professore di liceo ammiratore di Capitan America sia venuto casualmente in possesso degli appunti sulla formula del siero del super soldato, e che li abbia usati su se stesso e su un suo studente, Jack Monroe, affinché diventassero i Capitan America e Bucky di nuova generazione.
Pronti a battersi contro il “pericolo rosso”, i due divennero presto troppo paranoici a causa di un difetto nel siero e per questo vennero messi in animazione sospesa dal governo. Per poi ritrovarsi ai giorni nostri a doversi scontrare con il vero Capitan America e con Falcon.

Nel 1976, sulle pagine di Marvel Premiere, Roy Thomas svela che nel corso degli anni diversi sostituti hanno vestito i panni dei due celebri eroi.
In seguito alla scomparsa dei veri Capitan America e Bucky, avvenuta nel maggio del 1945, il presidente Harry Truman aveva chiesto a William Nasland, il supereroe patriottico Spirito del ’76, di prendere il posto di Cap affinché il morale delle truppe americane ancora impegnate nel Pacifico contro i giapponesi non crollasse.
Il ruolo di Bucky venne offerto a un raccattapalle degli Yankees, tale Fred Davis.

William Nasland morì nello svolgimento della sua missione e il testimone venne raccolto da Jeff Mace, alias il supereroe Patriota, che divenne così il terzo Capitan America, sempre affiancato dal giovane Davis.
È dunque Fred Davis il Bucky che rimase ferito dalla pallottola e costretto a ritirarsi per essere sostituito da Golden Girl, come ci rivela sempre retroattivamente Roy Thomas.

Negli anni ottanta, quando Roger Stern e John Byrne si occupano della serie di Capitan America, viene discussa l’ipotesi di riportare in vita Bucky, ma l’idea non vede la luce.
Il personaggio “rimane morto”, tanto che tra gli appassionati dei fumetti inizia a girare un aforisma che recita “tutti possono tornare dalla tomba tranne Bucky, Jason Todd e zio Ben”.

Il successore ai testi J.M. DeMatteis fa riferimento al ciclo di Steve Englehart, recuperando il personaggio di Jack Monroe, che però svestirà immediatamente i panni di Bucky per assumere quelli di Nomad, diventando per un certo periodo il partner di Cap prima di intraprendere una carriera da solista.

Nel 1986 è Mark Gruenwald a creare un quarto Bucky, Lemar Hoskins, il primo afroamericano a vestirne i panni. L’idea dello sceneggiatore è quella di “fondere” le due storiche spalle del Capitano, Bucky e Falcon, in un unico personaggio che ricordasse entrambi, ma questa operazione crea una piccola polemica.

Gruenwald non era a conoscenza che il termine “buck” in alcuni stati americani è un termine insultante per i neri, in quanto venivano chiamati così gli schiavi durante la Guerra di secessione.
Lo sceneggiatore corre ai ripari creando per Lemar la nuova identità di Battlestar, e l’alias di Bucky cade nuovamente in disuso.

Nel 1992, nella serie personale di Nomad, Bucky diviene il nome della bambina presa in custodia da Jack Monroe.
Mentre nel 1996 Jeph Loeb e Rob Liefield, ispirandosi a Carrie Kelley (la Robin di The Dark Knight Return), creano la Bucky femmina Rikki Barnes nell’arco narrativo Heroes Reborn, ambientato in una Terra alternativa. Nemmeno questa versione aggiornata ha molta fortuna.

Il personaggio di Bucky sembra non funzionare in nessun modo.

 

Ed Brubaker crea il Soldato d’Inverno

Nel 2005 lo sceneggiatore Ed Brubaker prende il timore della serie di Capitan America.
La sua è una lunga run basata su due grandi eventi che entrano nella mitologia del personaggio: il ritorno del vero Bucky Barnes e la morte (apparente) di Capitan America.

Brubaker rivela che Bucky non morì in seguito all’incidente che mandò in ibernazione Capitan America. Caduto anch’egli nelle acque del Canale della Manica, venne ritrovato in fin di vita da un sottomarino sovietico.

Privo della memoria e del bracco sinistro, venne preso sotto la custodia dei russi che, oltre a impiantargli un arto bionico, gli fecero il lavaggio del cervello rendendolo un sicario in grado di compiere efferati delitti durante la guerra fredda.
Affinché non gli tornasse la memoria, i russi dopo ogni missione lo mettevano in animazione sospesa: in questo modo è invecchiato di appena pochi anni nel corso dei decenni.
Questa trovata rende il personaggio misterioso e gli apre diverse possibilità narrative.
I suoi trascorsi sconosciuti, tutti da rivelare al lettore, danno la possibilità agli sceneggiatori di piazzarlo in diverse storie ambientate nel passato.

Per esempio, Daniel Way racconta come il Soldato d’Inverno abbia avuto dei trascorsi con Wolverine, altro personaggio dal passato lacunoso, a cui ha ucciso la donna amata: la giapponese Itsu (la madre del futuro Daken)

Brubaker, essendo cresciuto nelle basi militari come Bucky (il padre era un militare di carriera), ha un vero e proprio debole per il personaggio. Attraverso le ret-con, rende il Soldato d’Inverno sempre più cupo.

Rivela che Bucky non fosse molto più giovane di Capitan America, al contrario di quanto mostravano i fumetti Golden Age. Tra i due c’erano solo quattro anni di differenza: 20 per Cap, 16 per lui. E di come, in realtà, il ragazzo fosse un assassino ben addestrato, con una predisposizione ad agire come cecchino.
Il governo, rivela sempre Brubaker, voleva che Bucky potesse compiere gli omicidi e le azioni “sporche” che Capitan America, eroe nazionale, non poteva commettere.

Bucky diviene il centro delle storie di Capitan America scritte da Brubaker, diventando addirittura l’assoluto protagonista quando, nel 2007, lo sceneggiatore fa assassinare Cap dal Teschio Rosso.
Bucky Barnes ne raccoglie il testimone indossando un costume leggermente diverso disegnato da Alex Ross.

Accompagnato da Falcon e dalla Vedova Nera (con cui, ci viene rivelato, ha avuto trascorsi amorosi durante il periodo sovietico) Bucky è il nuovo Capitan America, tanto da prendere parte al maxi evento Secret Invasion e unirsi ai Nuovi Vendicatori.

Mantiene il ruolo e lo scudo anche dopo il ritorno dalla morte di Steve Rogers, avvenuto nel 2009.

Resiste per altri due anni, fino a quando, nel 2011, Steve Rogers torna a riprendersi lo scudo… in contemporanea all’uscita del primo film a lui dedicato.

Da allora Bucky è tornato a vestire i panni a lui più consoni del Soldato d’Inverno e, complici le sue apparizioni sul grande e piccolo schermo, è divenuto uno dei più noti supereroi della Marvel.

Sebastian Stan nei panni del Soldato d’Inverno

 

Da spalla a protagonista.
Peccato gli ci siano voluti 65 anni.

 

 

 

2 pensiero su “DA BUCKY BARNES A SOLDATO D’INVERNO”
  1. In una intervista che ho pescato in rete Bru spiega che, quando gli era stato proposto di scrivere Cap, aveva chiesto di poter resuscitare Bucky e si era sentito dire che era proprio il desiderio aziendale. Bob Morales – autore anche di The Truth insieme a Kyle Baker con il Cap afro-americano – non soddisfaceva completamente la Casa delle Idee.
    Nella stessa intervista Bru notava come in quel momento i personaggi + popolari della Marvel erano Deadpool ( 1991 ) e Winter Soldier ( un aggiornamento di un character del 1941).
    Come diceva Luca “Lucas” Scatasta in un vecchio albo mutante della Star Comics, la Marvel è come il maiale e non si butta nulla. Nell’era dello sfruttamento multimediale di una license è decisamente vero. Da qualche altra parte ho letto che Bru apprezza il serial su Disney + con il Soldato e Falcon, ma meno il trattamento economico di Mamma Marvel. Bravo autore a cui posso solo rimproverare di aver ucciso Jack Monroe/Nomad – il Bucky cresciuto colla dottrina maccartista e “scongelato” negli anni del Watergate, clone di Lorenzo Lamas in moto con bimba a tracolla negli anni novanta. Mi sbaglierò, ma Nomad è stato piallato per le consonanze con il personaggio del Soldato di Inverno. Pazienza. Nessuno muore mai a lungo tra i picchiatelli in costume di Marvel e DC…

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