Nel 2005 gli Afterhours, gruppo rock italiano che si è fatto conoscere a Milano negli anni ottanta come esponente principale dell’alternative rock, pubblicarono l’album Ballate per piccole iene, il cui cd aveva una particolarità: uscì con quattro copertine diverse, in ognuna delle quali i membri del gruppo si fecero ritrarre singolarmente dal celebre fotografo Guido Harari in compagnia delle rispettive fidanzate.
Nonostante le foto fossero ottime, al gruppo il risultato parve troppo tradizionale e quindi, con la collaborazione dell’artista e designer Thomas Berloffa, decisero di cancellare con un pennarello nero i volti evidenziando, invece, i tratti meno significativi come cravatte, giacche e poltrone.

Una scelta decisamente fuori dal comune, non condivisa da Harari che però accettò la decisione, rispettando la volontà dei musicisti. Come dichiarò il batterista del gruppo, Giorgio Prette, mai, in tanti anni, gli era capitato di incontrare qualcuno di così importante e con una tale apertura mentale.

Afterhours, Ballate per piccole iene

La spiegazione legata all’immagine tradizionale mi aveva sempre lasciato perplessa: in realtà non è consueto farsi ritrarre con la fidanzata sulla copertina di un disco. Mi sembrava più credibile che i membri del gruppo, legati tra loro da un rapporto di amicizia oltre a quello professionale, avessero preferito evitare di innescare una inevitabile competizione estetica tra le compagne.

I fan del gruppo, grazie a questo curioso accorgimento, si ritrovarono davanti a una situazione problematica: scartata l’ipotesi di acquistare quattro copie del cd, rimaneva il dilemma su come scoprire la copertina del frontman, Manuel Agnelli, perché, parliamoci chiaro, tutti volevamo la sua.
Fu così che insieme ad altri due amici sviluppammo una strategia di squadra: ognuno di noi avrebbe scelto una copertina per poi comunicare e magari fotocopiare agli altri l’immagine in suo possesso.
È vero che eravamo in tre, ma le probabilità erano alte e inoltre, in zona, le copertine reperibili non erano tutte quelle pubblicate: una rimaneva misteriosamente latitante. Nonostante gli sforzi di gruppo non riuscimmo nell’intento, ma appurammo che l’unica effigie mancante era proprio quella del frontman.
L’argomento passò in secondo piano quando cominciammo ad ascoltare l’album e a seguire il tour di concerti, o perlomeno fino a quandogli gli Afterhours riproposero il medesimo album l’anno successivo, stavolta in inglese e con la famigerata e irreperibile copertina.
Ci precipitammo a prenderlo, ma fummo delusi una seconda volta perché l’interno presentava le quattro fotografie ancora tutte oscurate, tanto che finimmo per lasciar perdere.

Solo qualche anno dopo, per caso, a una mostra-mercato di vinili individuai una bancarella su cui erano esposti vari cd, tra cui Ballate per piccole iene. Al venditore raccontai le nostre peripezie, spiegandogli l’origine delle scelte del gruppo e le mie supposizioni. Ne rimase così coinvolto che mi propose di aprire il cd e guardarlo. Così feci e… sorpresa: all’interno c’erano tutte e quattro le fotografie, in entrambe le versioni. Come mai? Non c’è una spiegazione, o perlomeno io non la conosco. Naturalmente lo comprai e feci il ritorno a casa orgogliosa della mia conquista.

Certo, se ci avessero lasciato un indizio, come si sono divertiti a fare i Beatles, ammiratori di Lewis Carroll, i quali hanno disseminato di curiosi particolari i propri vinili alimentando anche l’inquietante leggenda sulla morte di Paul McCartney, avremmo incontrato meno difficoltà.
Ma tempo dopo, mentre leggevo con attenzione il testo dell’ultima traccia, Il compleanno di Andrea, l’incipit mi è parso inequivocabile: cerca e troverai.
Come ignorarlo! Con le dovute proporzioni, fa tanto ricerca della battaglia di Anghiari…

 

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