Nel 1998 avevo cominciato a collaborare con Edibas preparando calendari e poster. Da un mio viaggio in Giappone avevo portato a casa delle cart plastificate che erano state lo spunto per la creazione delle Lamincards, alla fine del 1999.

COME REALIZZAI LE CARDS DI POKEMON E DRAGON BALL

L’idea iniziale era quella di stampare delle semplici card da collezione (allora molto popolari nelle fiere) e plastificarle, ma i costi industriali non erano sostenibili. Si arrivò così, per vari studi, a quello che fu il più grande successo dell’azienda: le card trasparenti.

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Il mio primo approccio alle card fu quella della semplice collezione. La prima, I Cavalieri dello Zodiaco, su licenza Yamato, era costituita da una serie di belle immagini e non erano giocabili.

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Lamincards Cavalieri dello Zodiaco, 2000

 

Le cards di Pokémon

Anche le collezioni di Pokémon non erano, per ovvi motivi, giocabili, ma qui feci un lavoro di classificazione che permettesse ai collezionisti di avere le caratteristiche dei loro Pokémon.

Non fu così facile come si possa pensare, perché Wikipedia all’epoca non si occupava di queste cose. Partendo da un piccolo manuale che avevo preso in Usa (ma con solo i primi 150), cercavo i dati mancanti su più fonti,  spesso discordanti tra loro. Alla fine mandavamo delle tabelle alla Pokémon Company, dove la solita impiegata di basso rango gestiva la seccatura di questi italiani che facevano delle card di testa loro.

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Nell’estate del 2000 ero negli Stati Uniti e andai al Comicon di San Diego apposta per incontrare Rumiko Takahashi, a cui donai un grande mazzo di rose bianche del Texas.

Luciano Costarelli meets Rumiko Takahashi

Io di spalle con polo verde acqua, mentre consegno le rose alla divina Rumiko Takahashi che si innamora di me all’istante

 

Approfittai del viaggio per comprare Pokémon giallo, che da noi non era ancora uscito. Quando mesi dopo iniziai a preparare le collezioni, cominciai a giocarci anche sui mezzi pubblici, incurante del fatto che in quegli anni nessun adulto giocasse ai Pokémon, o meglio, non in pubblico. Secondo me, se non riesci a entrare in sintonia con la licenza, il tuo prodotto non piacerà facilmente agli appassionati e non venderà bene.

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Invece le lamincards dei Pokémon vendevano da Dio! Dopo l’Italia fu la volta della Spagna, con l’amico Joaquín Solano di Mundicromo, poi Francia, inghilterra, anche Germania. Ogni serie vendeva più della precedente.

Vendevano così bene che se ne accorsero anche alla Topps. Nei Paesi dove erano distribuite, le vendite delle loro tradingcards avevano dei cali. Non intaccavamo i giocatori abituali, ma i più piccoli preferivano collezionare le nostre card perché erano belle. Il risultato fu la comunicazione che non ci avrebbero rinnovato la licenza perché le Lamincards intaccavano il core business di un loro partner importante.

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Intanto un competitor nostrano ci aveva soffiato con spregiudicatezza il mercato della card del Wrestling stampandole prima di avere l’approvazione, uscendo con immagini in bassa risoluzione e il watermark WWE.

In pratica, quando compravi la licenza ti davano immagini in bassa con un bel watermark sopra. Solo una volta approvati gli artwork, ricevevi le immagini in alta e potevi stamparle. Come facevamo noi e come facevano tutti… o quasi.

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Prima collezione di Lamincards del Wrestling WWE

 

Per la legge dei profitti, non gli ritirarono la licenza perché vendevano qualcosa come 10 milioni di bustine. Stamparono le nuove card con le immagini approvate e tutti furono contenti, tranne noi che eravamo stati corretti e avevamo stampato solo dopo l’approvazione. Arrivando per secondi ne vendemmo un decimo. L’unica soddisfazione è stata che un sito americano di collezionisti definì le nostre “le più belle card del Wrestling mai prodotte”. Sono cose che non si dimenticano.

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Ma l’amarezza per la perdita della licenza Pokémon, che non sarebbe proseguita, e il tiro del nostro competitor avevano fiaccato il morale non poco. A quanto pare la notte è sempre più buia prima dell’alba, e quell’alba stava arrivando a bordo di una nuvola dorata!

 

La notte dei 100 bozzetti di Dragon Ball

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Tutto era cominciato con una fiera, dove ero entrato in contatto con una azienda che stampava calendari spiralati in formato A3. Erano calendari di attori, cantanti, volevano farne anche sui cartoni animati giapponesi.

Muovevo allora i primi passi nella grafica digitale, e decisi di applicare le regole dell’illustrazione nella composizione delle pagine dei calendari: sfondo elaborato, soggetto principale, immagine di impatto.

Alcune erano decisamente Kitsch, ma tutte si staccavano dalla monotonia dei prodotti analoghi del periodo, dove i grafici mettevano semplicemente una immagine tra quelle disponibili dall’agenzia di licensing, senza sapere niente del cartone.

A me invece interessava che il ragazzo o la ragazza comprassero qualcosa di pensato per loro. Indipendentemente che a me piacesse o meno quel cartone, doveva appagare la loro passione.

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Dal 1999 al 2010, se in Italia avete comprato un calendario a soggetto anime, intendo quelli legali stampati pagando i diritti, al 90% avevano il mio design. I calendari funzionavano e quelli di Dragon Ball vendevano benissimo, così mi chiesero di studiare altri prodotti a tema. Siccome dal 1998 al 2005 ho fatto parecchi viaggi a Tokyo per lavoro, avevo informazioni e materiale di prima mano a disposizione con cui ispirarmi.

Illustration for Neo-Tokyo magazine

Illustrazione per Neo-Tokyo magazine

 

Stava esplodendo la mania delle trading card. La prima volta che ero andato in Giappone era appena terminato il primo cartone animato di Yu-Gi-Oh e i negozi erano pieni di immagini di quel personaggio dai capelli assurdi, strani anche per un anime.

Mi portai a casa un vasto campionario, in particolare attirarono la mia attenzione delle carte che venivano laminate, ovvero plastificate dentro due fogli di plastica trasparente, che le rendevano più resistenti. COME REALIZZAI LE CARDS DI POKEMON E DRAGON BALL

Proposi a Edibas di stampare questo tipo di carte, ma i costi e i tempi di plastificazione manuale erano insostenibili. Non so bene chi, se il fondatore o il consulente per la stampa, propose di stampare direttamente su PVC, simulando la carta all’interno con un passaggio di bianco coprente.

Prima di allora a stampare su PVC si ottenevano risultati penosi, a meno di non usare campiture completamente piatte. Ma c’erano nuove tecnologie di stampa che permettevano di avere un retino molto fitto su PVC trasparente di 0,3 mm.

Facemmo diverse prove, finché Maurizio Rasca di RG&C affinò la tecnica e stampò la prima serie. Con la prima collezione dei Cavalieri dello Zodiaco erano nate le Lamincards. Inventai nome e logo, che regalai ad Adelmo Basso, il fondatore, il quale mi aveva dato tantissima fiducia per portare avanti le mie idee.

Per il logo usai la font Lithos, scelta perché aveva un aspetto grecizzante, visto che parlavamo dei Cavalieri dello Zodiaco. Aveva però un corpo un po’ troppo sottile, per cui con la serie successiva, utilizzai il Lithos Black, e definii meglio il “biscotto” rosso sotto la scritta.

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All’inizio mi occupavo di queste produzioni part time, ma dopo qualche anno ricevetti la proposta di occuparmente a tempo pieno. E in uno di quegli anni ci fu la notte dei 100 bozzetti di Dragon Ball Z.

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Avevamo prodotto 4 o 5 serie di Dragonball che erano in genere composte di 150 card ognuna. Metà erano immagini da Style Guide, l’altra metà erano prese dai frames del cartone, catturati direttamente dai Beta negli studi della Merak di Cologno.

Lo stratagemma dei frame ci aveva permesso di fare più serie, ma nel 2007 non c’erano più illustrazioni disponibili: le avevamo usate tutte!
Avevamo in preparazione una nuova serie di Lamincards “X-Metal” e chiedemmo direttamente alla Toei di disegnarcene di nuove. vegeta

Alla Toei erano molto contenti del successo di queste card e cercarono di accontentarci, ma c’era un problema: erano completamente assorbiti dalla produzione del nuovo film delle Pretty Cure, e non avevano gente da metterci a disposizione.

Commissionare delle illustrazioni che poi entrano a far parte di una StyleGuide è molto complesso. Servono parecchi visti e in più c’è la fase preliminare in cui si deve studiare quello che serve. Accettarono a patto che avremmo dovuto noi occuparci della parte preliminare, cioè dalla selezione dei personaggi ai bozzetti che sarebbero andati agli illustratori.

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Non potevo crederci: avrei preparato dei bozzetti da mandare in Giappone per fare delle illustrazioni originali di Dragon Ball Z! Inoltre, dopo cinque anni di esclusiva, sarebbero state utilizzate su licenza in tutto il mondo.

C’era però un piccolo problema: sempre per via del film, avevano una finestra temporale  ridottissima in cui metterci a disposizione degli illustratori, quindi avrebbero dovuto ricevere tutti i bozzetti entro 24 ore o non se ne sarebbe fatto niente.

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Non disegnavo abitualmente Dragon Ball. Proporzioni nuove, particolari da tenere presente… Certo, lo conoscevo bene e quelle poche esperienze che avevo fatto disegnando cartoni animati potevano essermi utili: gli animatori e gli intercalatori devono cercare di annullare il proprio stile per assimilare quello del Character Design, per evitare che i personaggi sembrino disegnati da tante persone diverse.

Potevo riuscirci, ma il vero problema era fare tutti quei disegni tutti diversi in un tempo ridicolo. L’impresa non mi sembrava propriamente fattibile, ma bluffai.

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Comprai due casse di Red Bull e studiai la strategia. Mentre ero ancora lucido, iniziai a preparare una lista di personaggi che ci mancavano, poi mi feci cercare e stampare dalla mia assistente decine di immagini di riferimento che attaccai al muro di fronte a me. I bozzetti per fortuna non dovevano essere dettagliati, ma non dovevo fare errori con i personaggi.

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Tirai giù posizioni su posizioni, molti disegni mi facevano schifo, e li scartavo a una seconda visione. Alla fine credo di aver realizzato qualcosa come 200 bozzetti in 10 ore. I primi erano davvero definiti, poi divennero sempre più abbozzati via via che si avvicinava l’alba.

Qualcuno mi era venuto molto bene, e fu rifatto piuttosto fedelmente, altri furono salvati dall’abilità degli illustratori giapponesi che li interpretarono e li migliorarono. In stato confusionale misi insieme i 100 migliori rough di Dragonball Z, li scansionai e li feci avere per tempo alla Toei. Penso non credessero che saremmo stati davvero in grado di fornirli. DRAGONBALL6Non tutte le illustrazioni furono realizzate per tempo; una ventina non furono proprio fatte, ma tra quelle che ci mandarono e alcune che avevano realizzato per il mercato statunitense, chiudemmo la collezione.

Nel 2012 decadde l’esclusiva e l’anno successivo vidi alcune di quelle illustrazioni sugli zaini dei compagni di classe di mio figlio (che invece preferiva quello dei Pokémon). ZAINO-DRAGON-BALL-Z-500x500Mi tornò alla mente quella notte in lotta contro il tempo. Riflettei su quante storie ci fossero dietro a delle immagini di questo tipo, e agli animatori che in Giappone ricevettero i miei bozzetti, a cosa pensarono loro. Probabilmente sacramentarono per l’ennesimo lavoro extra che gli capitava, mentre erano impegnati nella realizzazione di un film!

 

 

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