Cliff Steele, conosciuto anche come Robotman, è senza dubbio il membro più noto della Doom Patrol, uomo-immagine di questo gruppo fuori dall’ordinario, in quanto è presente in ogni formazione ed è l’elemento che meglio rappresenta l’essenza della squadra, quella di reietti emarginati dall’umanità ma disposti a battersi fino alla morte per essa.

LE ORIGINI DI CLIFF STEELE

Inizialmente noto col nome di Automation, subito abbandonato in favore di Robotman, appare per la prima volta nel 1963 sulle pagine di My Greatest Adventure n. 80 insieme ai suoi compagni della Doom Patrol, creati dallo sceneggiatore Arnold Drake e dal disegnatore italiano Bruno Premiani.

Cliff Steele era un audace e pluripremiato pilota di Formula 1 che durante la 550 miglia di Indianapolis subisce un incidente letale a causa di una macchia d’olio sulla pista.

Il suo corpo viene ridotto a brandelli, ma il suo cervello rimane incredibilmente intatto. Per salvargli la vita, lo scienziato Niles Caulder lo inserisce in un corpo robotico da lui progettato. 

Ora Cliff vive, ma la sua umanità è perduta. Questo inizialmente lo porta a uno stato di disperazione e rabbia, ma in seguito Caulder lo invita a seguirlo nella Doom Patrol per usare le abilità del suo nuovo corpo in difesa dell’umanità.

CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL

Privo di uno scopo, Cliff Steele si unisce al gruppo insieme a due membri più o meno nelle sue condizioni.: l’aviatore Larry Trainor, divenuto radioattivo durante un volo sperimentale e costretto a stare perennemente avvolto da speciali bende chimicamente trattate, che prende il nome di Negative Man; e l’ex attrice Rita Farr, la quale, mentre girava un film in Africa, ha inalato gas proveniente da un geyser che le ha donato la facoltà di aumentare o ridurre le proprie proporzioni e di allungare a piacimento gli arti, ora nota come Elastic Girl.

I tre compiranno missioni sotto la guida di Niles Caulder, detto “il Capo” (the Chief in originale), che costretto su una sedia a rotelle assegna a Cliff Steele il ruolo di comandante sul campo. 

CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL

Uscita pochi mesi prima dell’albo degli X-Men, Doom Patrol era una serie che trattava il tema della discriminazione un po’ come i mutanti di Xavier, sebbene le avventure e le dinamiche di Doom Patrol ricordavano piuttosto quelle di un altro team creato da Stan Lee e Jack Kirby: i Fantastici Quattro, altra famiglia disfunzionale unita dal destino.

In particolare, sono evidenti le somiglianze tra Cliff Steele e Ben Grimm, cioé la Cosa, il celebre mostro di pietra. Entrambi non accettano la propria condizione, passando il tempo ad autocommiserarsi per poi agire con eroismo, ma con il passare del tempo i due personaggi hanno preso strade diverse.

Sebbene anche Ben Grimm rimanga un reietto che rimpiange il proprio aspetto umano, mascherando il tutto con il sarcasmo, la sua lunga vita editoriale lo ha visto diventare “l’idolo della folle” (come lui stesso ama definirsi): ha amici che lo stimano, una relazione sentimentale con la cieca Alicia (con cui infine è convolato a nozze), può godersi buoni sigari e deliziosi banchetti.

Cliff Steele non ha niente di tutto questo. La particolare condizione di Cliff lo priva di elementari piaceri come sentire i sapori, gli odori o il vento sulla pelle. Non può nemmeno avere una sessualità. Inoltre, la Doom Patrol non gode nell’universo Dc della stessa fama che hanno i Fantastici Quattro in quello Marvel, non avendo rapporti troppo stretti con gli altri team Dc.

CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL
CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL
EPSON MFP image

Insomma, la mostruosità della Cosa non gli impedisce di coltivare legami affettivi e di condurre una vita piacevole, mentre la condizione di Cliff lo priva del tutto della propria umanità, negandogli anche il più piccolo dei piaceri.

Se i personaggi Marvel sono passati alla storia per essere i “supereroi con superproblemi”, Cliff Steele ne è la quintessenza pur appartenendo alla concorrenza. 

La serie di Doom Patrol dura cinque anni, proseguendo fino al 1968. Nell’ultimo numero gli autori fanno l’audace scelta di far morire il team, che sacrifica la propria vita per salvare quella di un villaggio di pescatori del Maine da un bombardamento della Confraternita del male.

CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL

Apparentemente è la fine della Doom Patrol e di Robotman, ma non sarà così. 

IL RITORNO

Nove anni dopo dalla sua ultima apparizione, Robotman torna in vita. Nel 1977 sull’albo Showcase n. 94 l’autore Paul Kupperberg ci mostra come sia sopravvissuto alla terribile esplosione e ritrovato alla deriva.

Il corpo di Robotman viene ricostruito da Will Magnus, esperto di robotica che in passato aveva creato i Metal Men, altro gruppo di supereroi della Dc, e in seguito si unisce alla nuova formazione della Doom Patrol.

CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL

Il nuovo team è formato dalla misteriosa Arani, una donna indiana che sostiene di essere la moglie di Niles Caulder, chiamata Celsius in quanto controlla sia il calore sia il freddo. 

A loro si uniranno la cosmonauta russa Valentina Vostok, posseduta dallo “spirito negativo” appartenuto a Larry Trainor, e Joshua Clay, veterano del Vietnam in grado di sparare energia dalle mani.

La nuova Doom Patrol differisce dalla precedente incarnazione in quanto soltanto Cliff Steele è un vero e proprio “freak”, mentre gli altri membri sono dei comuni superumani la cui vita non appare compromessa dall’avere dei superpoteri. 

CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL

Questa nuova formazione appare saltuariamente su varie testate Dc, prendendo poi parte al mega crossover del 1985 Crisi sulle Terre Infinite, dove sopravvive alla grande epurazione. 

Nel 1988, con il corso Post-Crisi, Paul Kupperberg lancia una serie per la Doom Patrol con un nuovo cambio di formazione, che vede l’arrivo di Rhea Jones/Lodestone (dotata di poteri magnetici), di Wayne Hawking/Karma (dai poteri psichici) e Scott Fischer/Scorch (dotato di poteri pirocinetici). 

Dei disegni, dopo il numero 5, se ne occupa Erik Larsen, futuro autore di Spider-Man e creatore di Savage Dragon.

CLIFF STEELE DELLA DOOM PATROL


La serie ancora una volta stenta a decollare e anche questa nuova Patrol non riesce a riprendere lo spirito di emarginati della squadra originale, mostrandosi come l’ennesima squadra di “normali” supereroi. 

Soltanto la presenza di Robotman dà senso al titolo Doom Patrol.

Con il numero 19 nel 1989 arriva però Grant Morrison, che renderà la serie un vero e proprio cult.

ARRIVA GRANT MORRISON

Con il nuovo corso creativo, gli albi di Doom Patrol non vengono più sottoposti all’approvazione dell’organo censorio della Comics Code Authority, potendo così utilizzare immagini e un linguaggio più espliciti, gettando le basi, insieme a Sandman di Neil Gaiman, alla linea Vertigo, una etichetta Dc dai contenuti più adulti.

Paul Kupperberg, d’accordo con Grant Morrison, fa tabula rasa del gruppo eliminando la vecchia squadra, di cui quasi tutti i membri muoiono durante il maxi evento della Dc Invasion!

Quando lo sceneggiatore scozzese inizia a scrivere la serie, a partire dal numero 19, riparte proprio da Cliff Steele.

Cliff si è volontariamente fatto rinchiudere in un istituto psichiatrico a causa di una profonda crisi depressiva dovuta sia alla sua condizione sia a quanto accaduto alla sua squadra.


Morrison ricrea la Doom Patrol da zero con elementi disturbati e schizzofrenici.
Crea Rebis, un ermafrodita nato dalla fusione tra Larry Trainor (che scopriamo essere sopravvissuto), la dottoressa che lo aveva in cura e lo spirito negativo; Larry Trainor (che scopriamo essere sopravvissuto); ma soprattutto Crazy Jane, una ragazza che in seguito agli abusi sessuali subiti dal padre ha scisso la propria mente in 64 personalità differenti, ognuna delle quali ha un personale superpotere. 

Jane e Cliff instaurano un rapporto di fiducia e affetto, in quando lui vede nella ragazza qualcuno “con problemi peggiori dei suoi”. Concentrarsi sul dolore di qualcun altro aiuta Cliff a superare i propri traumi.

Cliff, Jane e Rebis si uniscono alla nuova Doom Patrol guidata nuovamente dal redivivo Niles Caulder, che stabilisce il quartier generale nella vecchia base della Justice League a Happy Harbor, nel Rhode Island. Ora Cliff Steele rifiuta il nome di Robotman e indossa degli abiti per apparire più umano.

Insieme vivono avventure folli e surreali, come quando vengono catapultati all’interno di un quadro che aveva assorbito l’intera… città di Parigi! 

Morrison crea una serie totalmente fuori dagli standard del fumetto Dc classico, facendo affrontare alla Patrol situazioni paradossali e inimmaginabili, mettendo spesso al centro delle storie il rapporto di Cliff con la squadra.

Sebbene la particolare condizione di Cliff lo isoli dai rapporti umani, paradossalmente è l’unico del gruppo a tenere veramente per loro, specie a confronto con un sempre più alienato Rebis, una complicata Jane e un Niles Caulder sempre più freddo e distaccato, preso dalle sue ricerche scientifiche.

Particolarmente apprezzato dalla critica è l’episodio in cui Cliff Steele entra nella testa di Crazy Jane, caduta in coma dopo una missione. Morrison descrive la mente della ragazza come una linea della metropolitana, in cui ogni personalità vive in una stazione. 

Cliff riesce a conquistarsi la fiducia di ognuna di loro, aiutando Jane ad affrontare il proprio “demone del pozzo” che ha ovviamente l’aspetto del padre violentatore. La ragazza riesce finalmente a contrastarlo quando vede Cliff sacrificarsi per lei.

Tra Cliff e le 64 personalità di Crazy Jane inizia a crearsi un forte sentimento, in cui l’ex Robotman vede nella ragazza una figlia, assumendo un atteggiamento protettivo nei suoi confronti.

A questa squadra fuori dalla norma si uniscono altri due curiosi soggetti: Dorothy Spinners, una ragazza dall’aspetto scimmiesco in grado di rendere reali le creature che immagina, e soprattutto Danny the Street: due personaggi che avranno una rilevanza determinante per il proseguo della serie. 

Danny the Street è una strada dotata di autocoscienza, capace di teletrasportarsi in ogni luogo del mondo, in grado di comunicare tramite le insegne dei propri negozi, biglietti, macchine da scrivere, radio o telefoni, se non addirittura formando parole con gli sbuffi di vapore e i fumi di scarico.
Tra essa e Cliff si instaura una bella amicizia.

Le bizzarre e folli avventure della Doom Patrol di Morrison proseguono fino al numero 57, quando Morrison inizia la sua ultima saga che farà crollare il mondo di Cliff Steele. 

Il nostro eroe fa una terribile scoperta quando viene a sapere che Niles Caulder, l’uomo che lo ha salvato ridandogli la vita, unico uomo di cui si fidasse, è stato in realtà il responsabile consapevole del suo incidente.

Caulder aveva sviluppato una teoria secondo la quale solo attraverso la tragedia e la catastrofe può arrivare l’evoluzione e il miglioramento. Decise quindi di testare la sua tesi su tre persone di successo che avevano tutto – fama, soldi, prestigio – causando loro incidenti che li avrebbero privati di tutto.

Lui stesso, quindi, ha provocato l’incidente automobilistico in cui il corpo di Cliff è stato distrutto, così come ha manomesso l’aereo sperimentale di Trainor ed esposto l’attrice Rita Farr ai geyser che hanno modificato il suo corpo.

“Ho preso degli esseri viziati e presuntuosi, li ho privati dei loro privilegi e solo così hanno scoperto la vera umanità diventando degli eroi”, si giustifica il Capo. Aveva poi abbandonato il proprio esperimento facendo sì che morissero nell’esplosione provocata dalla Confraternita del male, per poi riprenderlo ai giorni nostri, attraverso un piano che, secondo lui, avrebbe portato il mondo a evolversi. 

Con delle nanomacchine Caulder pianifica adesso una catastrofe mondiale, dalla quale ritiene che l’umanità ne uscirà migliorata.

La sconvolgente rivelazione viene interrotta quando un terribile mostro partorito dalla mente di Dorothy, il Fabbricante di Candele, prende il controllo di un costrutto robotico di Caulder e, dopo aver spappolato il cervello di Cliff Steele, attacca New York. 

Fortunatamente i tracciati cerebrali di Cliff sono stati registrati nel computer di Caulder, così che i compagni possano ripristinarne la mente dentro al corpo robotico. 

Cliff ha perso l’ultimo legame con la propria umanità, diventando un robot a tutti gli effetti, oltre ad aver appreso che tutta la sua esistenza è una farsa, ma nonostante il tremendo shock riesce a elaborare un piano che fermi sia la furia distruttrice del Fabbricante di Candele sia il folle piano di Caulder.

Morrison descrive con estrema abilità la passione di Cliff e il suo estremo sacrificio, andando a salvare più volte un mondo che lui afferma “non meriti di essere salvato”

Nel poetico finale (su Doom Patrol vol. 2 n. 63), Cliff rintraccia Crazy Jane, ricoverata in un istituto psichiatrico di un’altra dimensione simile alla nostra, e la porta su Danny the World, evoluzione di Danny the Street, diventato ora un mondo parallelo in cui tutti i reietti e i deformi possono finalmente vivere in armonia.

Cliff Steele tornerà nei vari reboot dell’universo Dc, ma nessuna sua riscrittura ha saputo mostrare la stessa intensità emotiva del ciclo di Morrison.

CLIFF STEELE IN TV

Doom Patrol è stata trasposta nella serie televisiva omonima ideata da Jeremy Carver. La serie riprende molti elementi della run di Morrison, tra cui il celebre episodio “Viaggio nella mente di Crazy Jane”.

Qui Cliff Steele è doppiato dall’attore Brendan Fraser, che intrepreta il pilota Cliff Stelle nei flashback. Sebbene il personaggio sia un robot di metallo senza alcuna espressione facciale, rappresenta perfettamente il disagio e il malessere di Cliff per la sua condizione e le sue difficoltà nell’allacciare rapporti umani. 

La serie tv ha avuto tre stagioni con un ottimo riscontro di pubblico: una quarta è di prossima uscita.


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