I cinepanettoni sono universalmente conosciuti come quanto di più basso possa esserci in fatto di film. Il peggio di qualunque forma ascrivibile al concetto stesso d’intrattenimento. Eppure nel 90% dei casi si rivelano campioni a mani bassissime dei botteghini.

Il termine cinepanettone, un neologismo spregiativo, si è talmente cementificato nei nostri crani che nel tempo ha preso un altro significato. Tanto che la Treccani dà questa definizione: “Il film di Natale, lo spettacolo cinematografico popolare per antonomasia”.

 

Cinepanettoni – Il Vanzina Cinematic Universe

CINEPANETTONI, LE ORIGINI DEL MALE

Rendiamoci conto: la release internazionale di Avatar, il blockbuster super-fanta-wow di James Cameron in tutto il mondo fu il 18 dicembre 2009. In Italia, invece, uscì quasi un mese dopo: il 15 Gennaio 2010. Questo perché da noi, in data astrale 18 dicembre 2009, nelle sale usciva Natale a Beverly Hills.

I distributori temevano che il film di Cameron avrebbe potuto non raggiungere i risultati sperati correndo contro il cinepanettone, e così decisero di posticipare l’uscita di Avatar. Al giorno d’oggi le cose sembrano, almeno in apparenza, cambiate.

La comicità pigra, sciatta e svogliata dei cinepanettoni, dopo anni e anni di abusi pare aver perso finalmente mordente. Hashtag speraci e credici. Va be’, uno potrebbe pensare che, tutto sommato, per quanto mostruosamente pompato a forza di petroldollari, Avatar era pur sempre un progetto originale.

CINEPANETTONI, LE ORIGINI DEL MALE

Però, se levi Avatar e metti Guerre Stellari? Dai, Star Wars è sempre il maledetto Star Wars. Un altro film puoi anche farlo uscire insieme a lui perché tanto verrà polverizzato lo stesso, no?

Nessun distributore, nessun produttore al mondo si sarebbe mai sognato quello specifico giorno, di quello specifico mese, in quello specifico anno di mettersi in competizione con l’uscita di Star Wars: Il risveglio della Forza. Da noi, contemporaneamente a Il risveglio della forza, usciva Vacanze ai Caraibi. Che nonostante tutto, risulta terzo agli incassi al botteghino.

Questo non è solo tanto per dire, semmai è per mettere le cose in prospettiva. Per dare una dimensione alla portata dei cinepanettoni. Negli ultimi anni non è che sia cambiato chissà cosa. Anzi. Parlando di cinepanettoni, non è cambiata proprio una beata mazza di niente.

Nel 2020 siamo arrivati a In vacanza su Marte: il film “reunion” di Massimo Boldi e Christian De Sica dopo circa tredici anni di schifio. Santo cielo, il film è ambientato in un futuro abbastanza prossimo dove Marte is the New Messico.

De Sica è scappato sul Pianeta rosso dopo aver fatto perdere le sue tracce alla moglie e al figlio, così da poter sposare una tizia giovane e ricca. La famiglia però lo insegue e il figlio adolescente, per sbaglio, finisce in un wormhole, da dove viene fuori Massimo Boldi settantenne.

In vacanza su Marte, a causa della pandemia, è stato rilasciato direttamente in streaming. Così, dati alla mano, viene fuori che il nostro bel cinepanettone batte Tenet di Christopher Nolan negli indici di gradimento. In un certo senso, ci sarebbe pure da andarne fieri.

CINEPANETTONI, LE ORIGINI DEL MALE

Vedere attori che avrebbero dovuto incamminarsi sul viale del tramonto almeno una ventina d’anni fa, irriducibili nell’aggrapparsi a un repertorio più vecchio di loro provando disperatamente a far leva su tematiche tanto decontestualizzate da essere anacronistiche, com’è… disarmante? Angosciante? Allucinante?

In vacanza su Marte è solo l’ultimo della lunga serie di cinepanettoni regalatici da Neri Parenti. Nel corso degli anni, ci ha dato Natale sul Nilo, Natale in India, Natale a Miami, a New York, e Beverly Hills. Natale a Rio, Natale ovunque e ti prego basta.

Il buon vecchio Parenti, regista della saga fantozziana con cui ha avuto inizio la sua carriera, prima del 2002, con Natale sul Nilo, aveva sperimentato il genere una sola volta. Si parla di quasi una decina d’anni prima, con Vacanze di Natale ’95. Materialmente quelli che involontariamente scoperchiarono il vaso di Pandora furono, in realtà, i fratelli Vanzina.

Andiamo con ordine, dato che ci saranno una quarantina e più di cinepanettoni e finisce che anneghiamo. Su carta tutto nasce nel 1983. Anno in cui nei cinema italiani esce, scritto e diretto dai fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, Vacanze di Natale. La genesi.

Vacanze di Natale del 1983 è il punto in cui il male ha cominciato ad affondare e nutrire i suoi viticci. Eppure ci sarebbe da considerare che l’archè del genere, il male primigenio, abbia origini più vecchie. Risalenti a pochi anni prima, con Una vacanza bestiale del 1980 diretto da Carlo Vanzina: protagonisti I Gatti di Vicolo Miracoli.

I Gatti erano i comici Jerry Calà, Franco Oppini, Umberto Smaila e Nini Salerno. Il succo di Una vacanza bestiale era questo: un gruppo di amici decide di partire per una vacanza. Per organizzarsi si affidano a un’agenzia che li manderà all’aceto, truffandoli alla grandissima.

Arrivati fra ‘azzi e mazzi alla meta, una stereotipata città del Medio oriente, i quattro si trovano alle prese con la consueta sequela di situazioni al limite. Limite, tra l’altro, a cui pure la sospensione del dubbio con tutta la sua buona volontà fatica a rendere quantomeno sopportabile. Una vacanza bestiale fu un floppone pauroso.

Nondimeno già è possibile scorgere il nefasto all’orizzonte. Passano un paio d’anni e arriviamo al 1982. Pronto per essere distribuito nelle sale per l’estate successiva, quello che si rivelerà un grosso successo commerciale: Sapore di Mare. Con interprete ancora Calà e diretto sempre da Vanzina, qui ancora non del tutto corrotto dal lato oscuro.

Seguirà Sapore di Mare 2 – Un anno Dopo, pronto per l’estate del 1983. Entrambi i film sono ambientati nell’Italia degli anni sessanta in pieno boom economico e giocano la carta della nostalgia. Naturalmente, siccome due più due sempre cinque fa, non si sa bene a chi viene in mente l’idea più geniale di sempre.

Giacché un film basato sullo spaccato del giovine italico vacanziero degli anni sessanta ha riscontrato tanto successo, perché non uniformare il tutto? Specie di spin off, di seguito spirituale, ambientato in inverno e in epoca contemporanea? Geniale. Siamo nel 1983. Nei cinema, girato in meno di un mese, esce Vacanze di Natale. Il primo. Il capostipite.

Le cose più cambiano, più restano uguali. In questo senso non mi sorprende che Vacanze di Natale abbia avuto tanto successo. Il film e i suoi primi seguiti erano specificamente diretti ai baby boomer degli anni ottanta, bambini o adolescenti negli anni sessanta e settanta.

Niente di tanto diverso da ciò che accade oggi con i reboot e i remake dei Transformers, Tartarughe Ninja, Ghostbusters e compagnia cantante. Insomma, tutto quello che può far leva sulla nostalgia di chi, come me, è stato bambino o adolescente negli anni ottanta e novanta.

Dalla sua il film sfruttava un’ambientazione contemporanea per far leva sulle stramberie dei nouveau riche nell’Italia degli anni ottanta, durante il secondo boom economico. Tra l’altro, è l’origine della maggior parte dei film di quello e parte del decennio successivo, tipo Yuppies – I giovani di successo, Miracolo italiano, Anni 90, Vado a vivere da solo e via dicendo.

La trama di Vacanze di Natale gira sulle vicende di due famiglie, una ricca e una povera, durante una vacanza di Natale a Cortina. C’è la cornice innevata, la storia d’amore che lega i personaggi e, nel mezzo, le gag nate dagli stili di vita incompatibili dei due capofamiglia. Formula rivelatasi un successo clamoroso e, perciò, replicata.

Da quel momento in poi, Aurelio De Laurentiis, con i Vanzina prima e Neri Parenti poi, ha cominciato a produrre cinepanettoni a scadenza regolare. Cosa che, a fronte di quanto detto finora, ha dell’incredibile. Anno dopo anno la qualità dei film ha continuato ad abbassarsi sempre di più, fino ad abbandonare qualsiasi miserabile tentativo di costruzione critica sugli spaccati della vita moderna.

Ogni film si ripete uguale appoggiandosi alla parodia grossolana di eventi popolari e agli interpreti. Che da parte loro si limitano a mettere in scena una commedia sguaiata, rozza, agricola e di bassissima lega.

Una pallonata all’inguine, sarà sempre una pallonata all’inguine e farà ridere in ogni luogo, tempo e lingua. Questo è il linguaggio universale dello slapstick. Tuttavia, com’è possibile che, quasi quarant’anni dopo, una formula non abusata ma di più come quella dei cinepanettoni continui a fruttare?

Ogni cosa è figlia dei suoi tempi e siamo d’accordo. Uno magari arriva pure a capire che nel 1983 cose simili avessero senso. Però una volta, due, tre e fai pure quattro. Qui però dopo decenni siamo ai limiti dell’assurdo.

La morale in tutto questo è: non lo so. Alla fine ci sarà sempre chi dice “come si può anche solo sorridere a sfoggi di tale tristissima ignoranza” e chi risponde “magnatela una risata con contorno di sticazzi ogni tanto”. Metti che forse siamo tutti una manica di rincoglioniti, che si divertono a vedere sempre le stesse quattro agghiaccianti porcate.

Oppure, metti che forse questa è la forza della commedia popolare invisa agli intellettuali. Oppure ancora, fai che ognuno faccia come crede, senza il bisogno di recriminare a tutti i costi.

Ebbene, detto questo credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

 

3 pensiero su “CINEPANETTONI, LE ORIGINI DEL MALE”
  1. La conclusione dell’articolo mi è piaciuta molto “ognuno faccia come crede senza bisogno di recriminare a tutti i costi”. Aggiungo che nessuno è stato mai obbligato a vedere i cinepanettoni se gli fanno schifo.
    Faccio due brevi considerazioni.
    In primo luogo, fatte le debite proporzioni anche i film con Totò, Peppino, Franco e Ciccio , i musicarelli, i peplum , gli spaghetti western, la commedia all’italiana, sono stati schifati e fatti a pezzi da critici esperti e intellighenzia, che forse odiano tutto quello che è “basso” dimenticando che anche Dario Fo nelle sue rappresentazioni spesso induceva a riso con volgarità e sconcezze, con riferimenti alle funzioni corporali,
    In secondo luogo mi chiedo se qualcuno ha mai pensato che i film da me citati e anche i cinepanettoni hanno dato da vivere a tantissime persone non solo produttori,registi,attori protagonisti ma anche attori secondari, caratteristi, comparse,tecnici e maestranze, distributori e proprietari di cinema ecc ecc .

  2. Il signor “pangio” fa indebiti paragoni, e offre una giustificazione alimentare. Ma anche lo spaccio dà da mangiare a tante famiglie;
    Peccato che ognuno sia libero di guardare ciò che vuole: sarebbe stato opportuno stabilire dei limiti, a suo tempo… La bestemmia,fino a poco tempo fa, in Italia era reato: oltre a definire un senso del sacro e della decenza, oggi scomparsi, poneva un argine giuridico alle pulsioni più basse e gratuite del popolino italico, che altrimenti, se può, sbraca sempre.
    Più del perdurare di queste operazioni cinematograficamente indifendibili, non sopporto il posticcio alibi sociologico: BASTA scrivere che i cinepanettoni raccontano l’Italia: essi, se qualcosa raccontano, raccontano soltanto il mondo cinematografaro, magnaccia, provinciale, intimamente volgare e corrotto, che li produce.
    Sono film BRUTTI: scritti male, recitati male, fotografati male, musicati male. Persino gran parte delle locandine sono fatte coi piedi (certi fotomontaggi…)
    E BASTA suggerire che sono innocui: l’avvento del cinepanettone ha provocato conseguenze produttive ed estetiche irreversibili, in questo Paese.
    Perché hanno tanto funzionato? Semplice: perché fanno leva sulla parte più becera di ciò che resta di questo povero Paese.
    Certo che il cinepanettone non ha inventato il cinema sciatto, brutto e volgare: la commediaccia sexy anni settanta rappresenta il tramonto del Buon Artigianato Italico, che, grazie ad eccellenti direttori della fotografia, grandi caratteristi e a geniali scenografi, risolvevano commediucce poverelle ed innocue (tanti filmetti leggeri, dagli anni trenta in poi).
    Il cinepanettone annienta scientificamente e progressivamente ogni traccia di Buon Artigianato Italico, fino alla glaciale e deprimente desolazione di In Vacanza Su Marte.

  3. La mia spiegazione, informata dalla conoscenza di persone e famiglie che non si perdono un cinepanettone a Natale (ma vanno al cinema solo a Natale) è di estrapolare la loro spiegazione, per quanto data da un campione poco rappresentativo, a tutto il pubblico dei cinepanettoni.
    Il successo stesso, i numeri dei cinepanettoni, associata allo schifo che fanno al pubblico che va al cinema regolarmente, ci dà una chiave: quella è tutta gente che al cinema ci va poco. Forse addirittura una sola volta all’anno, perché ormai c’è la tradizione del “film di Natale” (nata molto prima dei cinepanettoni)

    E se tu non ti leggi mai un libro, non ti vedi mai un film o un bluray, e la tua idea di divertimento la sera è guardarti la roba che passa in TV, poi vedi i cartelloni e come fai a decidere? Tutti nomi che non conosci, storie che non conosci, generi che non conosci.

    Poi, vedi il cinepanettone. Rassicurante. È la stessa identica roba che danno in TV, lo stesso tipo di comicità, e pure gli attori sono quelli che sono sempre in TV. Da quelli non avrai brutte sorprese.

    Insomma, è la merda che già conosci e che già mangi tutti i giorni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *