Il continente unico di Pangea cominciò a smembrarsi nel periodo Triassico, all’incirca 200 milioni di anni fa. Fecero in tempo ad abitarlo i primi sauri, ma non i dinosauri propriamente detti evolutisi tra il Giurassico e il Cretaceo, quasi un centinaio di milioni di anni dopo.

Può anche darsi che vi abbiano vissuto i primi esemplari di una variante di sauri detti terapsidi, ma nessuno dei mammiferi che ne sarebbero discesi centocinquanta milioni di anni dopo.

Nonostante ciò gli scrittori hanno immaginato un fantomatico continente perduto preistorico in cui convivevano uomini, dinosauri e altre specie viventi appartenenti a ere diverse. Come se nessuna di esse si fosse mai estinta né evoluta, come se il tempo non vi fosse mai trascorso e l’unico cambiamento consistesse nel sopraggiungere di nuove specie senza che le precedenti avessero dovuto lasciar loro spazio.

Già nel 1864 Jules Verne colloca qualche antico sauro al centro della Terra, mentre Arthur Conan Doyle ne popola un altopiano nel romanzo del 1912 “Un Mondo Perduto”.

Lo scrittore che più ha sfruttato il filone delle terre “preistoriche” è Edgar Rice Burroughs, il creatore di Tarzan, che nel ciclo di Pellucidar, inaugurato nel 1914 con il romanzo “Al centro della Terra” e proseguito con altri sei volumi, mescola elementi preistorici con altri puramente fantastici in un vasto continente che occupa una superficie concava sotto la crosta terreste.

Nei tre volumi del ciclo di Caspak, iniziato nel 1918 con il romanzo “La terra dimenticata dal tempo”, Burroughs descrive un altro regno preistorico sotterraneo nascosto in un’isola antartica.

Lo stesso Tarzan, nel romanzo del 1920 “Tarzan il Terribile”, vive una lunga avventura nella regione preistorica di Pal-Ul-Don, abitata da creature a diversi stadi evolutivi.
Tutti e tre i mondi preistorici burroughsiani sono apparsi nelle trasposizioni a fumetti delle avventure di Tarzan, realizzate tra gli anni trenta e settanta.

CAVERNICOLI E DINOSAURI NEI FUMETTI

Molti altri personaggi dei fumetti, da Mickey Mouse a Mandrake, da Tex agli X-Men, sono capitati in analoghe terre perdute.
A volte cavernicoli e dinosauri sono stati protagonisti di intere serie, sia ambientate nel presente sia nel passato.

Il primo “eroe” preistorico può essere considerato Alley Oop (1), protagonista di una serie di strisce a puntate creata nel 1933 da Vincent T. Hamlin, un ex-giornalista e geologo che vi descrive la vita dell’immaginario regno di Moo. Qui convivono in modo per niente pacifico, dinosauri, homo sapiens e uomini di Neanderthal.

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Poi trasferisce il suo personaggio nella nostra e in altre epoche grazie a una non troppo affidabile macchina del tempo costruita da due scienziati del ventesimo secolo, che gli dà modo di dissacrare e satireggiare i più diversi periodi storici.

Invece è ambientata nel presente la serie di Thun’Da (2), scritta da Gardner Fox e illustrata splendidamente da Frank Frazetta nel 1951. Un pilota precipita nel solito lembo di terra preistorica sopravvissuto nel cuore dell’Africa e diventa un emulo di Tarzan accompagnato da una tigre dai denti a sciabola.

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Nel 1953 è la volta del cavernicolo Tor (3), interamente realizzato da Joe Kubert anche in versione 3-D e riproposto in seguito più volte. Tor, a 1000000 years ago è il primo albo a fumetti ambientato interamente nella preistoria, anche se nell’epoca citata nel sottotitolo, “un milione di anni fa”, i dinosauri dovrebbero essere estinti da un pezzo e gli esseri umani dovrebbero avere un aspetto scimmiesco, ma il risultato rimane comunque migliore di quello di epigoni successivi.

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Già l’anno seguente appare la serie Turok, Son of Stone (4), di sceneggiatore sconosciuto e disegnato all’inizio da Rex Maxon, al quale sono seguiti vari disegnatori, tra cui l’italiano Alberto Giolitti.

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L’epoca questa volta è l’Ottocento. I due protagonisti, i pellerossa Turok e Andar, rimangono imprigionati in una valle abitata da creature preistoriche e quasi in ogni episodio cercano di uscirne senza successo, pur riuscendo sempre a sfuggire ai terribili pericoli del luogo.

Completamente diversa è la preistoria umoristica di B.C. (5), raccontata a strisce dallo stile rapido e nervoso di Johnny Hart a partire dal 1958, in cui il mondo del passato più remoto fa da specchio alle nevrosi e idiosincrasie del presente. Qui si possono accettare più facilmente, grazie al contesto satirico e surreale, stravaganze e anacronismi di ogni tipo.

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Nel 1961, nell’accurato ambito del fumetto belga esordisce sul settimanale Tintin una serie che descrive una preistoria più verosimile e realistica delle precedenti, Tounga (6) di Edouard Aidans (diventato “Tunga” sul Corriere dei Piccoli).

La serie è intitolata all’ennesimo eroe preistorico. Proseguita ininterrottamente per oltre trent’anni, non mescola in modo incongruo uomini e dinosauri, ma narra, con qualche intento moraleggiante, le avventure del figlio di un capotribù del Paleolitico.

Sono ambientate in una tribù dell’età della pietra anche le strisce satiriche di Girighiz (7) dell’italiano Enzo Lunari, che appaiono dal 1965 sulla rivista Linus, prendendo amaramente in giro la realtà politica e sociale contemporanea attraverso le disavventure di fraudolenti capi e stregoni preistorici, che si approfittano dei loro sudditi in modo non dissimile dai governanti e capi religiosi attuali.

Nello stesso anno, in uno tra i primi episodi degli X-Men, Stan Lee e Jack Kirby fanno esordire il loro Ka-Zar (8), riprendendo il nome di uno dei tanti emuli di Tarzan apparso in romanzi pulp e fumetti editi da Martin Goodman trent’anni prima.

A differenza del precedente, ambientato in epoca moderna come tutti i tarzanidi, questo secondo Ka-Zar della Marvel vive in una terra preistorica dal clima tropicale, sopravvissuta incongruamente fino ai nostri giorni in mezzo ai ghiacci dell’Antartide.

Questa “Terra Selvaggia” è chiamata anche Pangea, benché le creature che la abitano (dinosauri, mammiferi di ere diverse, popoli umanoidi e ibridi semiumani alla Burroughs) non assomiglino all’antica fauna del continente omonimo, ma ciò non ha molta importanza ai fini avventurosi del personaggio, che approda a una propria collana autonoma, interrotta e ripresa più volte dagli autori.

In Ka-Zar si mescolano disinvoltamente elementi ripresi da vari personaggi: un’origine nobiliare anglosassone alla Tarzan, con cui condivide anche la pretesa d’essere il “lord” della sua giungla, una fedele tigre dai denti a sciabola come in Thun’Da, una continua lotta contro i dinosauri come in Tor, una terra preistorica chiusa tra monti inaccessibili come in Turok.

Insomma, è una sintesi del tipico “eroe selvaggio”, disponibile ad interagire saltuariamente con gli altri personaggi dell’universo Marvel.

La casa editrice concorrente della Marvel, la Dc Comics, nel 1968 pubblica Anthro, una serie scritta da Joe Orlando e disegnata da Howard Post (più noto per la successiva serie comica dei Dropouts), di cui è protagonista un ragazzo dell’età della pietra dalla fluente capigliatura, che oltre a lottare per la sopravvivenza vive conflitti generazionali analoghi a quelli dalla protesta giovanile dell’epoca.

Nelle storie di Anthro giustamente non appaiono dinosauri, ma solo mammiferi preistorici come i mammuth, e lo stesso vale per una serie francese piuttosto accurata apparsa nel 1969, Rahan, il figlio dei tempi selvaggi (9), scritta da Roger Lecureux e disegnata in modo dinamico da André Cheret.

Rahan, le cui storie sono state trasposte anche in cartoni animati, è il figlio di un saggio capo che, rimasto solo dopo che la sua intera tribù è perita in un’eruzione vulcanica, vaga senza meta incontrando popoli sempre diversi e usando la sua intelligenza per apprendere cose sempre nuove dall’osservazione del mondo che lo circonda, contrastando ogni tipo di superstizione, per aiutare “coloro che camminano ritti”, ovvero gli altri esseri umani.

Pubblicato dal settimanale di fumetti per ragazzi di un editore di sinistra, Pif-Gadget, forse in risposta al Tounga del settimanale Tintin di area moderata, Rahan rappresenta un tipo di pensiero progressista e laico per il quale solo il ragionamento e la consapevolezza di ciò che è reale e concreto, insieme e a un sentimento di fratellanza e collaborazione tra tutti i popoli, possono fare evolvere l’umanità.

Negli anni settanta le ambientazioni preistoriche sono gradualmente surclassate da quelle fantasy o post-atomiche, che si prestano ad invenzioni più libere e sfrenate. Tra le poche eccezioni pseudo-realistiche troviamo l’adattamento del film Un milione d’anni fa, una pellicola che mescola cavernicoli e dinosauri, adattata a fumetti dagli inglesi Steve Moore e John Bolton nel 1977 (10).

Un escamotage per far interagire in modo più “plausibile” uomini e dinosauri è quello del viaggio nel tempo, come nei tre racconti a fumetti de La trilogia del tempo (11) di Richard Corben. In cui una viaggiatrice temporale resta intrappolata nel passato in balia dei grandi sauri e un altro agente è inviato a salvarla, con conseguenze paradossali sempre più sgradevoli e inquietanti a ogni episodio.

Un altro escamotage è quello del futuro che riproduce quasi perfettamente la preistoria, come nella serie Xenozoic Tales (12), realizzata negli anni ottanta da Mark Schultz.

Passando agli anni novanta, troviamo le avventure di due dinosauri senza traccia di esseri umani.
Il piccolo ma feroce Gon (13), del giapponese Masashi Tanaka, in ogni breve storia muta disegnata in modo dettagliatissimo e dinamico, affronta e riduce ai minimi termini un animale molto più grosso di lui, fino alle esagerazioni più assurde.

Al contrario, in Tyrant del 1994 lo statunitense Steve Bissette descrive con grande accuratezza, espressività e realismo grafico, quasi al livello di un documentario scientifico, la vita di un Tirannosaurus Rex dal momento della sua nascita.
Purtroppo, l’adulto e raffinato Tyrant ha visto la propria saga interrompersi bruscamente al quarto numero.

Merita di essere citato il n.1 del 1993 della collana Ray Bradbury Comics, contenente due diverse versioni a fumetti, splendidamente illustrate rispettivamente da Al Williamson e da Richard Corben, del celebre racconto di Bradbury “Un rumore di tuono”, in cui i viaggi nel tempo permettono di organizzare safari nella preistoria a caccia di dinosauri.

Un altro albo della stessa collana dedicato ai dinosauri esce qualche mese dopo, come terzo numero della serie, mentre sullo stesso periodo geologico esce la miniserie in quattro numeri che adatta a fumetti il film di Steven Spielberg Jurassic Park (14), affidata per la sceneggiatura, le matite e le chine a un trio di ottimi professionisti come Walt Simonson, Gil Kane e George Perez.

Sempre nel 1993, il grande Joe Kubert riprende il personaggio di Tor in una miniserie di quattro numeri in grande formato per la Epic, l’etichetta “adulta” della Marvel. I disegni sono più dinamici ed espressivi rispetto alle storie di quarant’anni prima.

I raffinati colori acquarellati, insieme a un racconto d’ampio respiro che mescola elementi realistici con altri totalmente fantastici, descrivono una feroce lotta per la sopravvivenza tra esseri umani e creature selvagge d’ogni tipo, lasciando abbastanza in disparte i dinosauri che un tempo costituivano la caratteristica principale della serie.

Trascorsi altri quindici anni, l’ormai anziano ma sempre eccelso Joe Kubert realizza per la Dc Comics un’altra miniserie in sei numeri di Tor, pubblicata in volume in Italia con il titolo “Tor: Odissea nella Preistoria”.

Il nostro eroe, scacciato dalla tribù per la sua intelligenza e indipendenza che lo rendono diverso e sospetto, incontra un gruppo di esseri umani deformi e mutati, anch’essi scacciati dalle rispettive tribù, e tenta di superare con loro le insidie del mondo selvaggio in cui si trovano costretti a vivere da perseguitati, tra feroci belve, ottuse creature scimmiesche, esseri albini del sottosuolo o delle nevi. Insieme agli ultimi superstiti dei grandi sauri affrontano gli ostacoli naturali che incontrano sul loro cammino.

Alla fine di questo faticoso viaggio verso la speranza di un futuro migliore, i superstiti saranno sconsolatamente pochi, ma la loro marcia non si arresterà.
Da notare come l’autore questa volta elimini del tutto le nuvolette dei dialoghi, affidando la narrazione, oltre che agli efficacissimi disegni, alle sole didascalie che sottolineano l’azione. Anche quando qualcuno pensa o “parla”, ciò che dice o che intende dire viene riportato nelle didascalie, rimandando a fumetti d’altri tempi.

Anche in questa storia il contesto e gli esseri descritti appaiono in buona parte fantastici e storicamente arbitrari, ma l’autore gioca sul fatto che qualche bizzarra creatura potrebbe anche essere esistita senza lasciare traccia. Qualche anello intermedio tra uomo e scimmia deve pur essere esistito e dalle ossa fossili non si possono dedurre le caratteristiche più esteriori degli animali preistorici.

Già che ci siamo, visto che animali come i coccodrilli sono giunti fino a noi, si può anche immaginare che pochi esemplari di dinosauri siano sopravvissuti per qualche decina di milioni di anni.
Del resto ciò che più conta nelle avventure è che un mondo fantastico risulti appassionante, vitale e magari umanamente toccante.

 

Note

1) Le strisce di Alley Oop di Vincent T. Hamlin sono state pubblicate in Italia tra gli anni sessanta e settanta sulla rivista Eureka. Alcune storie di diversi periodi sono state pubblicate in volumetti e album di vario formato dalle Edizioni Comic Art tra il 1965 e il 1998, oltre che in un tascabile della collana Dardo Pocket della Casa Editrice Dardo del 1974.

2) Di Thun’Da di Fox e Frazetta sono apparsi in Italia, tra il 1987 e il 1988, quattro episodi in due album amatoriali della collezione Comics Books U.S.A., riservata ai soci del club Al Fumetto di Firenze.

3) Del Tor di Joe Kubert degli anni cinquanta è apparsa in Italia un solo episodio, in 3-D, sul n. 3 della rivista Eureka del 1984.

4) La serie Turok Son of Stone della Dell/Western Publishing è stata pubblicata da noi negli anni settanta dalle Edizioni Fratelli Spada, nelle collane Turok e Albi Spada, anche se i primi episodi sono tuttora inediti in Italia.
Una seconda versione del personaggio è stata pubblicata negli Usa dalla Valiant e in Italia dalla Play Press negli anni novanta e ne dovrebbe essere imminente anche una trasposizione in un film d’animazione.

5) Le strisce di B.C. di Johnny Hart sono state pubblicate in Italia sui periodici Urania, Linus e il Mago, tra gli anni sessanta e novanta, e in una serie di volumi di Mondadori.

6) Tounga di Edouard Aidens è apparso in Italia sul Corriere dei Piccoli, con il nome semplificato in Tunga, nella seconda metà degli anni sessanta e nella prima metà degli anni settanta.

7) Le strisce di Girighiz di Enzo Lunari sono apparse su Linus tra gli anni sessanta e ottanta e in un unico volume della Milano Libri.

8) La prima apparizione di Ka-Zar, su X-Men n. 10 del 1965, è stata pubblicata in Italia su Capitan America n. 12 del 1973 dell’Editoriale Corno e ristampata da Comic Art prima e da Marvel Italia/Panini Comics poi, rispettivamente nelle collane Grandi Eroi Marvel, X-Men Anni d’Oro e Capolavori Marvel.
Le prime storie di Ka-Zar sono uscite in Italia, sempre negli anni settanta, sulla collana Gli Albi dei Supereroi e sono proseguite poi sull’albo Conan & Ka-Zar, sempre dell’Editoriale Corno.
Altre apparizioni dell’epoca si trovano in storie di supereroi come Devil, Uomo Ragno e X-Men.

9) Le storie di Rahan di Lecureux e Cheret sono apparse in Italia negli anni settanta sui settimali Il Monello e Albi dell’Intrepido.

10) L’adattamento a fumetti del film “Un milione d’anni fa” è stato pubblicato in Italia nel volume “Il Cabaret dell’Orrore” di John Bolton, Collana Sogni n. 11, Phoenix 1997.

11) La Trilogia del Tempo di Richard Corben in Italia è stata raccolta nell’album n. 8 della Collana Nera, Nuova Frontiera, 1983.

12) La serie Xenozoic Tales di Mark Schultz è stata pubblicata in Italia tra gli anni ottanta e novanta sulla rivista L’Eternauta.

13) Le storie di Gon di Masashi Tanaka sono state pubblicate in Italia dalla Star Comics negli anni novanta, in una serie di volumetti monografici.

14) La miniserie a fumetti Jurassic Park è stata pubblicata in Italia in due albi, nel 1993, dalle Edizioni Play Press.

 

(Da Segreti di Pulcinella).

 

 

3 pensiero su “CAVERNICOLI E DINOSAURI NEI FUMETTI”
  1. il genere del “mondo perduto” almeno una volta va provato, è un’ottima occasione narrativa 🙂io stesso ho inserito un dinosauro in una mia storia breve a fumetti…👍

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