Sergio Bonelli Editore (SBE) opera in prevalenza nel mercato dell’editoria periodica, ormai oggetto di un tracollo continuo con il calo delle vendite sia dei periodici (-12% nel 2019) sia dei giornali quotidiani (-7,5%), e la chiusura di un numero crescente di edicole (781 edicole chiuse nel 2019, con una variazione del numero totale di edicole pari al -5,2% rispetto all’anno precedente).
A fronte di un mercato di giornali e riviste pari a circa 2 miliardi di €, il sottomercato dei fumetti da edicola, di cui Bonelli è in Italia il soggetto principale, con circa 26 milioni di fatturato, appare come una vittima poco importante.

 

IL CONTO ECONOMICO DI BONELLI

Il fatturato d’azienda di SBE nel 2019 è stato di 30,6 milioni di euro, in aumento del 4,2% rispetto al dato 2018 di 29,3 milioni di euro.

Il dato delle librerie passa a €2,6M dai €1,9M del 2017 (nel 2019 il dato delle librerie non era stato pubblicato, immagino fosse inferiore), passando da un’incidenza del 6,7% del fatturato totale all’8,3%. Tengono e anzi guadagnano le edicole con €26,1M rispetto ai €25,0M del 2017, il calo dell’incidenza sul totale da 88,3% a 85,2% è dovuto al maggiore aumento delle altre fonti di reddito.

I ricavi da diritti di pubblicazione scendono a €1,6M dai €2,3M del 2018, confermandosi altalenanti e dipendenti da eventi estemporanei (nel 2018 i 70 anni di Tex).

Sempre in aumento il fatturato da merchandising, che arriva a 315 mila euro, più che raddoppiando rispetto al 2018, e però rimanendo non strategico con un’incidenza sul fatturato totale che non supera l’1,0% (la relazione di gestione cita, peraltro, solo i box di Dylan Dog, Tex e Dragonero, che propriamente sarebbero fumetti variant).

Ho sempre indicato come rilevante l’aumento dei ricavi dai libri, il raggiungimento di un’incidenza dell’8,3% lo conferma. Nel frattempo il fatturato delle edicole cresce, con un incremento delle copie vendute che arrivano a 8.100.000 annuali da 7.800.000: come avevamo immaginato l’anno scorso, la relazione di gestione conferma che l’incremento è dovuto alla nuova collana Tex Willer, che ha manifestato tutto il suo potenziale nel corso del 2019 (nel 2018 erano usciti solo due numeri).

Al di fuori della gestione caratteristica, calano gli altri proventi a €1,7M da €2,1M.

Dal punto di vista dei costi si registra un sostanziale contenimento, con l’eccezione delle rimanenze, e con un piccolo aumento nel consumo di materie prime. Ne risulta un EBITDA (Profitto prima degli interessi, tasse, ammortamenti e svalutazioni) di €2,4M, ancora in aumento rispetto ai €1,9M del 2018, già in aumento rispetto agli anni precedenti, e però non significativamente diverso per incidenza, passando dal 6,5% all’8,0% dei fatturati.

Il profitto dopo le tasse è di €0,8M superiore al 2018 di circa 240 mila euro. A valle dell’EBITDA vanno considerate infatti:

– Ammortamenti (costo non monetario) per €1,1M (qasi invariati dal 2018)

– Tasse per €0,5M (erano €0,3M nel 2018)

 

FLUSSO DI CASSA E STATO PATRIMONIALE

L’attivo di SBE si compone di:

– €7,9M di immobilizzazioni immateriali (erano €3,1M a fine 2018)

– €8,8M di immobilizzazioni materiali (erano €9,3M nel 2018).

– €11,5M di rimanenze (erano €12,5M)

– €21,5M di attività finanziarie (erano €21,8M)

– €7,2M di crediti che si nettano con €5,1M di debiti

– €4,9M di liquidità (erano €9,6M nel 2018 ma 14,1 nel 2017)

– €4,7M di ratei e risconti (ricavi/costi con manifestazioni parziali in esercizi in corso, ma anche in esercizi futuri); che si nettano con €0,8M di ratei e risconti passivi

Il passivo di SBE si compone di:

– €57,8M di Patrimonio netto, che include il capitale e tutti i profitti e i soldi messi a riserva nel passato (era €58,4M nel 2018)

– €0,7 per rischi e oneri, soldi che SBE mette da parte per pagare oneri futuri o potenziali (immutato)

– €2,2M di TFR, un debito nei confronti dei dipendenti (era €2,2M nel 2017con poche variazioni nonostante le due uscite di dipendenti nell’anno)

– €5,1M di debiti, già citati

– €0,8M di ratei e risconti, già citati

L’anno scorso indicavamo i dati più rilevanti nella Posizione Finanziaria Netta (la differenza tra la disponibilità di cassa, gli investimenti finanziari e i crediti da un lato, e i debiti dall’altro) e il Patrimonio Netto (la somma del capitale e la somma dei profitti accumulati negli anni, più le riserve accantonate).

A fine 2019 la Posizione Finanziaria Netta (cioè la somma di quanti soldi ha Bonelli e quanti ne deve ricevere/dare a breve, composta dalla differenza tra la disponibilità di cassa, gli investimenti finanziari e i crediti da un lato, e i debiti dall’altro) è di €28,6M. Era €31,8M nel 2018 e €32,3M nel 2017.

Il calo nella PFN va notato e va comparato con un altro dato chiave: l’incremento delle immobilizzazioni materiali nette pari a €4M, di cui una riduzione di €1M per gli ammortamenti e un incremento di €5M per le produzioni multimediali in corso: il film di Dampyr e il cartone animato in 3D di Dragonero. Qualcosa sta succedendo, e sta assorbendo cassa: bisognerà vedere se sarà in grado di restituirne almeno altrettanta. Se, nel farlo, Bonelli riuscirà a tenere nelle edicole e a crescere nelle librerie, come oggettivamente finora sta riuscendo a fare, allora potrà dirsi aperto un nuovo corso.

Fin qui le forze del bilancio.

Quanto alle debolezze: una elevata concentrazione su pochissimi franchise (Tex su tutti), la velocità ancora ridotta delle nuove fonti di fatturato e una riduzione della liquidità che inizia a essere evidente, e che richiede che i nuovi investimenti diano ricavi (e profitti) in tempi non infiniti.

 

Per spiegarci meglio, la riduzione della liquidità di Bonelli è pari a 4,7 milioni di euro (su un totale di inizio anno pari a €31,1M: €9,6M di cassa e €21,5M di investimenti finanziari). Questa riduzione è dovuta in larga parte agli investimenti per la produzione di prodotti multimediali.
Poiché il reddito di Bonelli è inferiore a 1 milione di euro, gli investimenti continueranno a intaccare la cassa fino a che non saranno in grado di generare fatturato.

Quindi il margine di guadagno rimane basso, anche se leggermente in aumento: a salvare i conti c’è il solito Tex.

 

 

 

3 pensiero su “BILANCIO BONELLI, GLI INVESTIMENTI INTACCANO LA CASSA”
  1. Nessun debito finanziario (non c’è ricorso alle banche, né a breve né a medio-lungo termine.
    Una fortissima patrimonializzazione.
    Redditività bassa, vero.
    Liquidità in calo, ok.
    Ma nulla di allarmante.

  2. Ve lo avevo già detto: al di là di Tex, Dylan dog e pochi altri titoli, i fumetti iniziano a costare troppo in un momento nel quale, tra cassa integrazione, covid, aumento delle tasse, disoccupazione, ecc. ecc. soldi per i fumetti, che non si mangiano e rimangono uno “sfizio”, ce ne saranno molti meno. Calate i prezzi, Voi ed i vostri fornitori. Non è detto che sia una soluzione decisiva ma provateci!

  3. Il costo dei fumetti e’ lievitato in un momento di forte crisi ed incertezze economiche, poi troppe sono le uscite della casa Bonelli, spesso affidate ad altri che ripresentano storie vecchie gia’ lette e rilette, stiamo parlando ovviamente di lettori delle sudette edizioni, poi sono troppi I speciali in uscita, a costi veramente vergognosi, ripeto o alla Bonelli cambiano registro , oppure le vendite subiranno a mio modesto avviso un forte tracollo, lo dico da appassionato e lettore dwlle opere di Bonelli !!!

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