Strani gli interruttori? Da ragazzino conoscevo uno che andava matto per i coleotteri, in campagna passava il tempo a cercarne per poi infilzarli, catalogarli e collezionarli. Ricordo un suo amico con la stessa passione che un giorno sgranò gli occhi pieni di ammirazione e invidia per quello che a me pareva solo uno scarafaggio di dimensioni raccapriccianti.

Funziona così, possiamo apprezzare solo le cose che conosciamo e più le conosciamo più danno soddisfazione. Esistono ambiti creativi riconosciuti come degni di godimento estetico (pittura, scultura, poesia eccetera) e altri perlopiù tecnici che ne sono ritenuti indegni e che appassionano solo ristrette cerchie di addetti ai lavori, che guarda caso li conoscono bene. Così, quando vediamo un ponte di Eiffel, pensiamo che è meraviglioso, ma difficilmente ne terremo un poster in casa, mentre il mondo è pieno di poster del “mediocre” Miró. (Sulla bellezza della natura non si discute, grazie alla sua dimensione anche laicamente divina).
Allo stesso modo, un interruttore elettrico non viene considerato nella sua eventuale eleganza, magari fa tanto rustico se è di porcellana, ma nessuno si sofferma a valutarne le qualità estetiche derivanti dalla funzione.

Magnifici interruttori della stazione radio di Gliwice, in Polonia, anni trenta del Novecento

Vorrei portare la vostra attenzione sulla bellezza di un particolare tipo di interruttore, quello che collega e scollega alla corrente i cavi ad alta tensione che sovrappensiero si vedono ovunque nelle campagne, sempre in gruppi di tre affiancati, e sorretti da alti tralicci.

I cavi ad alta tensione sono sempre tre affiancati

Quando si fa un lavoro sull’impianto elettrico di casa, come sostituire una presa o cambiare una lampadina, è una buona idea togliere la corrente dall’interruttore centrale. A maggior ragione è una buona idea togliere la corrente quando si deve lavorare su cavi che trasportano tensioni di 120.000 o 760.000 Volt e più; letali anche a distanza di metri, se piove.

Tecnico al lavoro su una linea a 120.000 Volt

In questo caso, per togliere la corrente si usano interruttori di dimensioni congrue detti sezionatori. Ne esistono di varie fogge, sono sempre azionati tre alla volta (uno per cavo) e sono comandati a distanza con leveraggi manuali o servomotori. In certe condizioni producono interessanti effetti pirotecnici (che però si cerca di evitare per non usurare troppo i materiali).

L’interruttore che qui propongo alla vostra ammirazione, di un tipo piuttosto diffuso in Italia, mi sembra molto elegante nella sua semplicità. È costituito da un conduttore di forma tubolare che collega l’energia proveniente da una centrale elettrica dolomitica ai cavi che immettono quell’energia nella rete. La tensione è prelevata dal contatto presente sull’isolatore (la colonna di porcellana) di destra e consegnata al contatto sull’isolatore di sinistra.

Interruttore su linea ad alta tensione chiuso, cioè collegato

L’isolatore centrale è in realtà un perno che ruotando di 90 gradi apre e chiude (cioè spegne e accende) l’interruttore. Quello mostrato sopra è un interruttore chiuso, sotto vediamo invece un interruttore aperto, che non sta cioè fornendo energia alla rete. Sullo sfondo si nota il cavo che sale verso il primo traliccio di una lunga serie.

Interruttore su linea ad alta tensione aperto, cioè non collegato

Come detto, gli interruttori sono sempre tre, uno per cavo. Qui li vediamo chiusi.

Interruttori su linea a 120.000 Volt chiusi

E qui li intravvediamo ruotati di 90 gradi, ovvero aperti (nella fattispecie scollegano la linea su cui sta lavorando il tecnico ritratto sopra).

Interruttori su rete a 120.000 Volt aperti

Siccome la prudenza non è mai troppa, i cavi dell’alta tensione su cui è necessario lavorare sono comunque sempre messi a terra, ovvero qualora per errore fosse presente elettricità questa sarebbe scaricata direttamente nel terreno attraverso il traliccio invece che passare per il corpo di un tecnico folgorandolo. Le frecce indicano i collegamenti del cavo di messa a terra.

Il cavo di sicurezza di messa a terra

Quando in futuro vi capiterà di passare accanto a una centrale elettrica di produzione o a una sottostazione di distribuzione (ce ne sono ovunque), fermatevi brevemente a individuarne i grandi interruttori. Non solo è divertente, ma grazie a questa ricerca vi inoltrerete in un luogo finora sconosciuto, accorgendovi forse per la prima volta dei frammenti di bellezza fino a quel momento nascosta per la non comprensione del funzionamento di quei grovigli di cavi e metallo. Vi immergerete in una ricchezza di colori e di forme perfette, come gli arti di un coleottero.

Colori e forme in una centrale elettrica


L’immagine di apertura dell’articolo è un dettaglio di un grande trasformatore Marelli degli anni cinquanta.

Rimanendo in tema, vedi sempre su Giornale POP: “La passione per le cabine elettriche”.

Testo e immagini copyright © 2018 Andrea Antonini, Berlino)

 

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