Atto di forza (Total Recall, 1990) come si è mantenuto più di tre decenni dopo? Siccome il tempo è un tiranno che tanto dà soddisfazioni quanto impietose fregature, questo Atto di forza di Arnold Schwarzenegger a buttargli un occhio oggi com’è? Un gran film come fu all’epoca, oppure la sua bellezza è solo uno scherzo della memoria annebbiata dal tempo? Per quel che mi riguarda, dico che Atto di forza, basato (anche se ispirato sarebbe più corretto) sul racconto di Philip K. Dick Ricordiamo per voi, nelle mani del regista Paul Verhoeven e degli sceneggiatori Dan O’Bannon e Ronald Shusett è, nella sua forma di complex-tie-in all’apparenza ingestibile, uno di quei pochi casi in cui non ti sale lo schifio. Atto di forza inizia con una coppia che fa una passeggiata romantica nell’incantevole cornice di Marte. Una suggestiva location fatta di aridità, sterilità nonché letalità. Il luogo perfetto, insomma. Tanto perfetto che lui, con agile mossa da fagiano, scivola in un crepaccio. Il casco della tuta spaziale si rompe, e via verso una morte orribile per asfissia e decompressione. Tuttavia, questo era solo un sogno. Il sogno di un tizio chiamato Douglas Quaid (Arnold Schwarzenegger). Umile operaio edile, ma incredibilmente sposato con la Sharon Stone da primo premio all’esposizione delle mogli-trofeo anni novanta. Comunque sia, sognare continuamente Marte tanto da esserne quasi ossessionato sta diventando una costante nella vita di Douglas. La, diciamo, soluzione sembra presentarsi quando si imbatte in questa pubblicità della Rekall. Una società specializzata nell’impianto di falsi ricordi. Affascinato dalla possibilità, Douglas inizia ad accarezzare seriamente l’idea di rivolgersi alla Rekall. Nonostante giù al cantiere dove lavora, il collega/amico Harry glielo sconsigli vivamente, raccontandogli di come un amico suo andato lì per una vacanza ne sia uscito come uno zombie lobotomizzato. Quaid però se ne sbatte alla grandissima dei consigli e va dalla Rekall. Una volta qui, sceglie il pacchetto all inclusive Cieli Azzurri su Marte: nella sua fantasia, sarà un super-agente segreto alla James Bond. Imbattibile, affascinante e irresistibile. Addirittura, gli fanno scegliere come dovrà essere la donna che lo accompagnerà nelle sue fantasie. Purtroppo, mentre la sua macho-eroica fantasia gli sta venendo impiantata, sorge un problema. Quaid salta di botto dalla sedia, urlando di non essere Quaid e che la sua copertura è saltata. Alla fine, gli impiegati della Rekall riescono a sedarlo di nuovo e scoprono che qualcuno gli aveva già manipolato i ricordi. Dopo la puntatina finita malamente alla Rekall, confuso e stordito Quaid incontra di nuovo l’amico Harry. Inizialmente, pare un incontro causale tra lui e altri colleghi, senonché, con uno slancio di villania inaspettata questi lo accerchiano, lo portano in un angolo lontano da occhi indiscreti e tirano fuori le pistole. Stranamente, però, a Quaid sale il one man army e fa una strage. Confuso, spaventato e un pluriomicidio dopo, Quaid torna a casa dalla moglie Lori/Sharon, raccontandole cosa gli è appena successo. La donna, anziché fare… non so, quello che ci si aspetti faccia tua moglie dopo avergli appena detto di aver ammazzato quattro tizi, prende Quaid a pugni, calci e coltellate. Infine, gli spiega che la sua attuale vita è solo un inganno. Un innesto di memoria, insomma. A questo punto, entrano in scena Richter (Michael Ironside), il vero marito di Lori, e i suoi uomini, che iniziano a braccare Quaid. Dopo essere riuscito a depistare Ritcher, Quaid viene contattato da un tizio misterioso. Presentatosi come un suo “ex collega”, gli consegna una valigetta dietro istruzioni dello stesso Quaid. Nella valigetta, oltre ad alcuni strumenti, è presente anche una specie di video di istruzioni. In pratica, nella registrazione fatta proprio per questa evenienza, un uomo che parrebbe Quaid dice che in realtà il suo vero nome è Carl Hauser. Agente speciale su Marte nonché braccio destro di Cohaagen e collega di Ritcher. Tutto questo casino, spiega, è nato quando venne a scoprire una serie d’intrallazzi del suo capo. Perciò, dacché il suo compito fosse fermare quelli che si opponevano al dominio di Cohaagen, tradì e passò dalla parte dei ribelli. Ergo, per evitare la dipartita nei panni del suo inconsapevole alter ego, Hauser invita la sua controparte Quiad a “portare le chiappe su Marte”. Coronato in un certo qual modo il suo sogno di andare su Marte, Quaid scopre che, sotto il giogo di Cohaagen, buona parte degli abitanti di Marte ha subito profonde mutazioni. Ciò a causa di strutture anti-radiazione scadenti e del razionamento dell’aria al minimo indispensabile. Inoltre, seguendo gli indizi lasciati da Hauser arriva a Venusville, dove Quaid incontra Melina (Rachel Ticotin). De facto la donna della sua fantasia, ma nella sua nuova “realtà”, membro di spicco della resistenza. Lei del resto, lo prende a sputi e schiaffi, ché convinta che “Quaid” non sia altro che una messinscena dello stesso Hauser per potersi infiltrare e sgominare la resistenza. A questo punto direi sia il caso di andare oltre e passare a “La Domanda”: com’è Atto di forza? Dunque, Atto di forza è uscito nelle sale nel 1990. Perciò stiamo parlando di un film più vecchio di trent’anni, giusto? Ebbene, per usare un simpatico eufemismo, Atto di forza è distante dalla stragrande maggioranza dei film di oggi, come la Terra da Marte. Facciamo un parallelismo. Il film di Verhoeven non è stato girato con i classici quattro spicci e due preghiere. Assolutamente no. Innanzitutto, teniamo presente che Atto di forza è uscito all’apogeo della carriera di Schwarzenegger. Sei mesi dopo il suo più grande successo in termini economici, ovvero I Gemelli di Ivan Reitman. Un filmetto che su un budget di appena diciotto milioncini, si è tirato giù i botteghini con un incasso globale di duecentoventi milioni di dollaroni. Perciò, di suo il nome di Arnold era un forte richiamo. Inoltre, l’intero progetto era stato già ferocemente nonché largamente pubblicizzato come il film più costoso dell’epoca. Ci siamo fino a qui? Bene. Guardiamo oggi il tipico blockbuster di un Michael Bay qualunque: battage pubblicitario asfissiante, budget che va su una scala da sei impazzito a eliminare la fame nel mondo, nomi di forte richiamo… sembra tutto uguale, no? E invece no. Non notate la differenza? I film di oggi, hanno dei budget così estremi che il contenuto vero e proprio è prossimo allo zero. Per farla semplice, al fine di favorire la massimizzazione della redditività, tutto il resto (come la storia e il suo sviluppo per esempio) viene sacrificato. Per rientrare delle forti somme sganciate, queste produzioni necessitano imprescindibilmente di raggiungere un pubblico quanto più vasto possibile. Praticamente, buonanotte al c… la fine dei film PG-18. Volendo continuare per sillogismi, ‘sto fatto ci porta dritti a un altro punto: Il target demografico. I film d’azione (soprattutto quelli contemporanei) sono orientati verso un pubblico adolescente le cui esperienze sessuali sono generalmente limitate. In questo senso, ogni qual santa volta appare una donna-stereotipo pesantemente sessualizzata (Megan Fox, va’), in realtà non mette in mostra un comportamento sessuale esplicito. Semplicemente si comporta da “innocuo” e idealistico modello adolescenziale. Lo stesso, vale per la “violenza” messa in atto. Per capirci, vedere un Wolverine che ti colpisce con i suoi artigli di adamantio e non si vede manco una goccia di sangue è una cosa che sinceramente fa ridere i polli. Pertanto, gira e rigira, torniamo sempre allo stesso punto: bisogna guadagnare a tutti i costi, e queste sono le regole da seguire. Atto di forza, invece, è l’esatto opposto. Premesso che ci troviamo di fronte a una situazione simile a Blade Runner. Cioè, poco importa che a conti fatti il binomio romanzo-film sia su due strade diverse. Perché anche se divise, queste strade restano parallele. Il contenuto di fondo è stato espresso e rispettato. La paranoia di Dick sulla percezione della realtà come qualcosa di labile che può crollare da un momento all’altro c’è. Può sembrarlo, ma Atto di forza non è una pellicola a cui affibbiare la semplicistica etichetta di “un film con Schwarzenegger”. A guardarlo al di là dei contenuti, Atto di forza è un film vivo. Fatto di carne e sangue. Se una sequenza mostra una sparatoria in cui ci sono dei morti, io a schermo vedo quei morti. L’azione non mi viene suggerita ed espressa tramite una patina infantile. Questo film non è nato con l’esclusivo intento di guadagnarci in maniera matta e disperata. In sala non erano previsti i bambini. Se seppure hanno chiaro il concetto che un’arma da fuoco sia letale, non gli puoi far vedere un tipo che muore con una coltellata nelle palle. Tutto questo è ciò che fa prendere al film di Verhoeven una distanza siderale dalla maggior parte delle produzioni odierne. Rendendolo per di più, al di là dei suoi meriti, un film migliore di quanto non fosse all’epoca. Ebbene, detto questo credo sia tutto. Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro. Atto di forza Titolo originale: Total Recall (Atto di forza) Regia: Paul Verhoeven Prodotto da: Buzz Feitshans Ronald Shusett Sceneggiatura: Ronald Shusett Dan O’Bannon Gary Goldman Basato su: We Can Remember It For You Wholesale (Ricordiamo per voi) di Philip K. Dick Starring: Arnold Schwarzenegger Rachel Ticotin Sharon Stone Michael Ironside Ronny Cox Casa di produzione: Carolco Pictures Distribuzione: TriStar Pictures Data di uscita: 1 Giugno 1990 Navigazione articoli I FILM LISERGICI DI ROGER CORMAN FUGA DA LOS ANGELES PER JOHN CARPENTER