Atom Agency e l'Aga Khan

Agosto 1949, Cannes (Francia) – L’Aga Khan III e sua moglie (la Bégum) Om Habibeh (l’ex Miss Francia Yvonne Blanche Labrousse), in viaggio sulla loro Cadillac verso l’aeroporto di Nizza, vengono spettacolarmente rapinati in pieno giorno. Il bottino dei malviventi annovera i famosi gioielli della Bégum, tra i quali spicca un diamante di 22 carati. Il valore della refurtiva ammonta a più di 200 milioni di franchi in gioielli (circa sei milioni degli attuali euro) e parecchio contante.

A Parigi il giovane Atom Vercorian vorrebbe seguire le orme paterne diventando ispettore di polizia, ma il padre è fermamente contrario, preferendo per lui una carriera artistica come quella di un suo cugino, Charles Aznavourian. Il ragazzo non ne vuole sapere e decide di aprire un’agenzia investigativa, di cui fanno parte anche Mireille e l’ex lottatore Joseph Villain, conosciuto come Jojo. Risolvere il furto dei gioielli della Bégun è per Atom l’occasione di diventare famoso e lanciare la sua agenzia.

 

Dopo averli visti insieme in tre volumi della serie Spirou et Fantasio (Dupuis 2009, 2014 e 2017) e prima ancora in Gringos Locos (Dupuis, 2012), il bellissimo fumetto che racconta la divertente “avventura” vissuta nel 1948 dal trio Jijé (Joseph Gillain), FranquinMorris, in trasferta negli Usa per cercare di essere assunti dalla Disney, ritroviamo ora Yann Olivier Schwartz nel primo volume di una nuova serie poliziesca classica alla francese, dallo stile squisitamente rétro ambientata alla fine degli anni quaranta: Atom Agency – Les Bijoux de la Bégum, edito, ancora una volta, da Dupuis.

 

Prendendo spunto da un fatto realmente accaduto, il furto dei diamanti della Begum, Yann ci trasporta in una Francia che si sta riprendendo con forza dal secondo conflitto mondiale. È la Francia delle serate mondane che animano Pigalle, delle passeggiate lungo la Senna, dei locali ritrovo degli artisti. Ed è anche la Francia di Marsiglia, dei suoi bassifondi e della mala.

Yann “confeziona” una storia che omaggia uno dei personaggi polizieschi più convincenti, famosi e meglio riusciti della bande dessinée, il detective Gil Jourdan (di cui in Italia si è vista una pubblicazione solo parziale) che lo sfortunato Maurice Tilleux (morto a 56 anni in un incidente stradale nel 1978) creò nel 1956 per il settimanale Spirou. Non è difficile intravvedere in Atom, Mireille e Jojo, la controparte dei protagonisti della serie di Tilleux: Gil, Libellule e Queue-de-Cerise.

Un po’ lenta a carburare, la storia si legge comunque molto bene, anche se nell’insieme l’intreccio soffre di una certa mancanza di originalità e il finale preme un po’ troppo il piede sull’acceleratore. Pur se non siamo di fronte a un nuovo “paradigma” del genere poliziesco, Yann dimostra molto bene la sua capacità di scrittura, a volte anche giocando con i luoghi comuni e mostrando personaggi un po’ pittoreschi e stereotipati all’interno del poliziesco.

I disegni in gradevole stile rétro di Oliver Schwartz delineano perfettamente i personaggi e, soprattutto, la Francia del dopoguerra. Gli scenari sono ricchi di particolari, tutto è perfettamente riprodotto e inserito nelle vignette, con estrema attenzione e pertinenza, così come ci si aspetterebbe di vedere nelle immagini di quegli anni, pubblicità comprese. Forte è l’influenza della classica linea chiara, che dona all’insieme un aspetto estremamente piacevole, anche dove le proporzioni non sono particolarmente rispettate – cosa che, comunque, reputo più parte dello stile adottato da Schwartz, che un reale difetto.


Una curiosità: la famosa frase “Cielo! I miei gioielli!” (Ciel! Mes bijoux!) che Bianca Castafiore – meglio conosciuta come La castafiore – rese famosa nella ventunesima avventura di Tintin, “I gioielli della Castafiore” (Les Bijoux de la Castafiore, Casterman 1963), nella realtà fu pronunciata proprio dalla moglie dell’Aga Khan III, Yvonne Blanche Labrousse, ovvero la Bégum, durante il furto di cui fu vittima nel 1949 come narrato all’inizio dell’albo.

Les Bijoux de la Bégum rappresenta sicuramente un buon inizio, che lascia ben sperare per il proseguo di questa serie di cui è già stato annunciato il secondo volume, dal titolo Petit Hanneton.

 


Atom Agency
Tome 1: Les Bijoux de la Bégum

Sceneggiatura di Yann
Disegni di Schwartz

56 pagine, cartonato

Dupuis 2018

(Pubblicato in Italia nel settembre 2019 da Nona Arte)

 

Un pensiero su “ATOM AGENCY, L’AGA KHAN, LA BÉGUM E I SUOI DIAMANTI”
  1. Piccola svista: Tillieux si chiamava Maurice e non Marc.

    Inoltre, lo stile di Olivier Schwartz non lo direi di linea chiara: modula le linee (che in “Tintin” sono di spessore costante) e si rifà molto chiaramente al povero Yves Chaland (altra vittima di incidente automobilistico), di cui abbiamo visto in Italia qualcosa del suo “Freddy Lombard”.

    Come quello di Chaland, lo stile di Schwartz si definisce “Style Atome” e non deriva dalla scuola di Bruxelles, ma principalmente da quella di Marcinelle.

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