Paradossalmente, uno dei maggiori omaggi a fumetti della città di Roma proviene da un personaggio dei fumetti che è un suo dichiarato nemico: Asterix.

Gli albi di Asterix, il piccolo guerriero gallo creato dallo sceneggiatore René Goscinny e dal disegnatore Albert Uderzo, sono uno dei più grandi successi del fumetto, avendo venduto oltre 200 milioni di copie in tutto il mondo.
Il merito è del felice matrimonio tra due veri geni, uno della comicità e l’altro del disegno.

Albert Uderzo e René Goscinny

 

Due autori in cerca di un personaggio

René Goscinny nasce a Parigi nel 1926 da genitori immigrati ebrei polacchi, ma passa l’infanzia a Buenos Aires, per trasferirsi a New York nel 1945 dopo la morte del padre.
Dopo il servizio militare in Francia, trascorre alcuni anni difficili negli Stati Uniti, ma il caso vuole che faccia amicizia con Harvey Kurtzman, Will Elder e Jack Davis, futuri fondatori della formidabile rivista Mad.
Lo stile parodistico di Kurtzman sarà molto utile a Goscinny quando diventerà sceneggiatore.

Sempre in America, incontra due disegnatori belgi provvisoriamente emigrati, Joseph Jijé e Morris (il disegnatore di Luky Luke, del quale scriverà i testi). Grazie a loro avvia contatti con il mondo del fumetto belga, nella speranza di disegnare storie umoristiche.
Ma non sa disegnare molto bene, così deve “accontentarsi” di scrivere le più divertenti storie del fumetto franco-belga illustrate da altri.

Albert Uderzo nasce nel 1927 a Fismes, nel dipartimento della Marna, da genitori immigrati italiani. Incontra casualmente negli uffici parigini dell’agenzia World Press, per la quale lavorano tutti e due, René Goscinny alla fine degli anni quaranta.

Il 29 ottobre 1959 esce il primo numero del settimanale Pilote, edito dalla Société Nouvelle du Journal Pilote, creata per l’occasione. Albert Uderzo ne è il direttore artistico e René Goscinny uno dei principali sceneggiatori.
Astérix le Gaulois (Asterix il gallico) viene pubblicato a puntate dal primo numero di Pilote, assieme ad altri fumetti disegnati dall’allora prolifico Uderzo: L’Ecole des Aigles e Tanguy et Laverdure, questi ultimi su sceneggiatura di Jean-Michel Charlier, un altro grande autore del fumetto.
Per Asterix siamo all’inizio di un successo che dura tutt’ora, nonostante Goscinny sia venuto a mancare nel 1977 e Uderzo nel 2020.

L’intuizione di creare un personaggio legato alla storia e alla cultura francese si deve a François Clauteaux, primo direttore del settimanale.
Dapprima Goscinny avrebbe voluto adattare ”Le Roman de Renart”, una raccolta di racconti medievali in lingua francese, nei quali gli animali agiscono al posto degli esseri umani.

 

Asterix vendicatore dei francesi

Poi prevalse l’idea di una serie sugli antichi galli tratteggiati come vincenti, al cui successo editoriale deve aver anche contribuito lo spirito nazionalista dei francesi che finalmente potevano rivalersi, almeno con la fantasia, nei confronti degli antichi romani che li avevano soggiogati.
Più probabilmente, Asterix permette ai francesi di ironizzare su se stessi, sulla propria grandeur.

Nelle avventure di Asterix non tutta la Gallia è stata conquistata: un piccolo villaggio dell’Armorica (l’attuale Bretagna) resiste allo strapotere dell’esercito di Giulio Cesare, grazie alla pozione magica creata dal druido Panoramix, che rende invincibile per un po’ di tempo chi la beve.

Grazie alla pozione l’esile Asterix può diventare difensore del villaggio insieme al grosso Obelix, che non ha nemmeno bisogno di bere l’intruglio magico essendo caduto da piccolo nel pentolone del druido.

Nonostante che i romani facciano sempre una figura barbina negli scontri con i formidabili galli “dopati”, e nonostante che Cesare in persona sia frustrato nel suo desiderio di annettere al dominio di Roma il mondo intero, quando i due simpatici protagonisti viaggiano fino a Roma gli autori non possono fare a meno di celebrare la più grande città del mondo antico.

La loro più famosa avventura nella città di Roma si intitola “Gli allori di Cesare”, diciottesimo episodio pubblicato nel 1972.
La motivazione al centro della vicenda è, come al solito, abbastanza bizzarra. Abraracourcix, il capo del villaggio gallico, scortato da Asterix e Obelix e in compagnia della moglie Beniamina, va in visita al di lei fratello Omeopatix, che vive nella semiromanizzata Lutezia (l’attuale Parigi).

Un battibecco tra Abraracourcix e il cognato, causato dalle abbondanti libagioni, trascende in aperto conflitto, visto l’atteggiamento di spocchia del parigino, che considera il capovillaggio un campagnolo e un fallito.

Ad Abraracourcix, che non ha lo stesso alto tenore di vita e non può esibire a tavola tutti quei manicaretti, non resta che spararla grossa. Invita a cena il rivale promettendo un piatto assolutamente esclusivo: un ragù insaporito dalle foglie della corona di alloro che Giulio Cesare tiene sulla testa!

 

La Roma monumentale di Asterix

E così vediamo Asterix e la sua ingombrante spalla in missione a Roma, per trafugare forse l’oggetto meglio custodito.
Nella prima vignetta della storia, una veduta a volo d’uccello della Roma imperiale, definita “la città più straordinaria del mondo”.

ASTERIX PER LE STRADE DI ROMA

Uderzo ricostruisce sapientemente la città prendendo a modello la Roma imperiale della prima metà del secondo secolo dopo Cristo, piuttosto di quella non ancora così monumentale della repubblica governata da Cesare.
Il disegnatore ha però l’accortezza di evitare l’inserimento di edifici famosi della Roma imperiale, come il Colosseo.

Mentre in “Asterix gladiatore”, un albo precedente realizzato nel 1964 (il quarto della serie), che vedeva sempre i nostri galli a Roma, la città appariva meno impressionante.
Gli alti edifici condominiali (insulae), che in effetti potevano avere molti piani, di regola erano di quattro piani.

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Tornando a “Gli allori di Cesare”. L’azione si svolge soprattutto in una casa patrizia (domus), dal cui capofamiglia Asterix ha fatto in modo di essere… comprato come schiavo.
In tal modo viene reso un efficace spaccato parodistico della vita quotidiana nella Roma imperiale.

Uderzo, qui nel suo periodo migliore, rappresenta in modo suggestivo il palazzo di Cesare, il Circo Massimo, i bassifondi di Roma e gli altri aspetti della grande città.

Insomma, seppure i romani escano sempre sconfitti dai protagonisti della serie, la grandezza e la bellezza di Roma non sono mai sottovalutate da Goscinny e Uderzo.

 

 

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