Con il titolo iniziale di The MediEvil DeadL’armata delle tenebre è stato il primo film della serie Evil Dead con alle spalle il supporto di un grosso studio, grazie al quale Sam Raimi è stato in grado di realizzare un film all’avanguardia, divertente e (cosa più importante) incredibilmente citabile. Credito, fondamentalmente, ottenuto con il successo di Darkman e che Raimi, poi, ha speso interamente per dar vita alla sua visione. Una visione nata anni prima, limitata però da un recinto chiamato basso budget. 

Appunto per questo tracciare un filo logico di Evil Dead, inteso come franchise, non è proprio semplicissimo. In sostanza è un po’ come se ogni film, di volta in volta, schiacciasse il pulsante reset. E questo senza contare il fatto che Raimi non si è accontentato di confinarsi in un solo genere. Parafrasando le sue parole: “Il primo Evil Dead è un horror. Il secondo una commedia. Mentre L’armata delle tenebre è un’avventura fantasy”.

ARMATA DELLE TENEBRE NON ASSOMIGLIA A NIENTE


Quindi L’armata delle tenebre parte direttamente con uno sviluppo differente rispetto al film precedente. Viene ripreso il finale di Evil Dead 2, sì, ma con un sapiente lavoro di mash-up che mischia filmati vecchi e nuovi, viene fuori che Ash, nel disperato tentativo di respingere il male, apre per sbaglio un portale dimensionale.

A parte il fatto che Linda, fidanzata di Ash, ha cambiato faccia per l’ennesima volta. Se ne La Casa Linda era interpretata da Betsy Baker, nel secondo da Denise Bixler, adesso, ne L’armata delle tenebre, Linda è una giovane Bridget Fonda.

Ash, risucchiato dal portale aperto per sbaglio, si trova catapultato nel Duecento direttamente in braccio al feudatario del posto, certo Lord Arthur (Marcus Gilbert) che lo scambia per uno degli uomini del suo nemico Enrico il Rosso (Richard Grove). Si tratta di un altro feudatario con cui è in lotta e che aveva appena catturato dopo una battaglia.

ARMATA DELLE TENEBRE NON ASSOMIGLIA A NIENTE


In sostanza, questa cosa basta e avanza per condannare Ash a morte insieme a Enrico e al resto dei prigionieri. Come? Tramite il “pozzo”, ovviamente. Cioè una specie di prigione dove sono rinchiusi alcuni deadites che fanno pezzi-pezzi la gente. Al di là di tutto, la sequenza del pozzo con Ash che lotta con i deadites è l’esatto punto in cui L’armata delle tenebre si stacca completamente dalla forma mentis di Evil Dead, trasformandosi in qualcosa di completamente nuovo.  

Ash, cioè Bruce Campbell, non è più il classico povero fesso del primo Evil Dead, tipico dei film dell’orrore. Non è neppure l’improbabile eroe-superstite di Evil Dead 2, se è per questo. Adesso, con il suo mento squadrato oltre i limiti del probabile, pare in tutto e per tutto un eroe uscito direttamente dai fumetti. Non solo: il film stesso sembra un fumetto, con sequenze d’azione che scorrono direttamente l’una dentro l’altra, prendendosi giusto una piccola pausa ogni tanto così da far avanzare la storia.

Bello, sì, senza dubbio. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che con L’armata delle tenebre Sam Raimi ha chiuso il cerchio di una serie nata in un modo e finita in tutt’altro. Il primo Evil Dead è a tutti gli effetti un film dell’orrore, ok? Certo, ogni tanto la gag, l’umorismo nero che spuntava qua e là c’erano pure, ma in ogni caso Evil Dead rimane un film dell’orrore.

ARMATA DELLE TENEBRE NON ASSOMIGLIA A NIENTE


Evil Dead 2, invece, ha certamente evidenziato il carattere energico e creativo di Raimi. Nondimeno, l’elemento prettamente horror è stato tralasciato in favore di elementi umoristici (come lo slapstick, per dire) più marcati. Dal canto suo, L’armata delle tenebre è il film più ambizioso dei tre, forte del suo budget di undici milioni di dollari e ciò non toglie che forse, però, il suo maggior punto debole sia proprio questa sua “grandezza”.

Quindi, dopo aver fatto fuori i deadites del pozzo in scioltezza e disinvoltura, per il mago  di corte è chiaro che Ash sia l’uomo della profezia. Ovvero colui che libererà gli abitanti del regno dalla minaccia delle forze del male. Pertanto, viene servito e riverito. Tuttavia, per adempiere a questa profezia e tornare al suo tempo, Ash è costretto ad andare alla ricerca del Necronomicon. Ma prima, grazie all’aiuto del fabbro di corte, si costruisce una mano meccanica ricavata dal guanto di un’armatura.

Aperta e chiusa parentesi: questa cosa della mano artificiale di Ash ne L’armata delle tenebre è un dettaglio incredibile. Non solo da un punto di vista prettamente caratteriale del personaggio, ma nel senso che pare strano come una cosa del genere sia venuta in mente, pressoché uguale, a due persone tanto diverse e tanto distanti nello spazio e nel tempo. 

ARMATA DELLE TENEBRE NON ASSOMIGLIA A NIENTE


In Berserk di Kentaro Miura, pure Gatsu, il protagonista, si muove in un medioevo oscuro, da incubo, in cui si trova ad andare a caccia di mostri e così, sempre come Ash, Gatsu ha perso una mano sostituita poi con una protesi meccanica. Inoltre, il personaggio di Miura è orbo da un occhio. Cosa che nella prima stesura della sceneggiatura de L’armata delle tenebre sarebbe dovuta capitare anche ad Ash.

Più volte Berserk e L’armata delle tenebre sono stati messi in relazione, con Miura che però ha sempre negato di aver preso ispirazione dal film di Raimi. In effetti, Gatsu appare per la prima volta nel 1988 in una versione molto embrionale di quello che sarebbe poi diventato il manga. Già all’epoca il personaggio presentava le sue peculiarità: andare a caccia di mostri con lo spadone, il braccio artificiale e il fatto di essere cecato da un occhio. Invece L’armata delle tenebre è uscito nel 1992.

Pure se le prime stesure della sceneggiatura risalgono a diversi anni prima, difficile credere che Miura possa essere entrato in qualche modo in contatto con la roba scritta dai Raimi. Volendo, potrebbe averne tratto spunto, al massimo. Tipo, Ash si taglia via la mano sinistra in Evil Dead 2 e il moncherino diventa fondamentalmente il supporto per una motosega. Ecco, il braccio-motosega di Ash potrebbe essere lo spunto da cui Miura ha tirato fuori il braccio-cannone di Gatsu.

A ogni modo, tutta questa pappardella era giusto per sfizio, perché ‘ste analogie sono un fatto abbastanza curioso, alla fine. 

ARMATA DELLE TENEBRE NON ASSOMIGLIA A NIENTE


Ora attenzione, perché questa è la parte più importante in assoluto: dopo tutta una serie di vicissitudini, Ash raggiunge il cimitero con l’altare del Necronomicon. Ora il problema è superare la prova per impossessarsi del Necronomicon. Cioè, individuare il vero libro fra i tre poggiati sull’altare e recitare una formula magica (Klaatu verata… nike… netta, nettare, nichel… oddio, come è questa parola?).

Eh… perché questa cosa sarebbe tanto importante, insomma? Lo scopriremo trenta e passa anni dopo, oggi, nell’Anno Domini 2023.

Prima si diceva di come il più grosso difetto de L’armata delle tenebre fosse il suo budget, giusto? Ecco, il fatto è che il film rappresenta una svolta nella carriera di Sam Raimi. A conti fatti, vattelapesca sapere adesso quali possano essere le cause. Magari il non essere più indipendente. Magari una scelta personale. Chi lo sa… In ogni caso, sta di fatto che con L’armata delle tenebre, la maggior parte dei “bordi taglienti” dei precedenti film sono stati smussati.


Interessante notare come, gradualmente, Raimi si sia allontanato dall’horror. Prima della trilogia di Spider-Man, i successivi lavori dopo L’armata delle tenebre sono stati Pronti a morire (The Quick and the Dead) un film d’azione (più o meno) parodia degli spaghetti western. Soldi sporchi (A Simple Plan), un thriller drammatico. Gioco d’amore (For Love of the Game) un dramma sentimentale. Infine, The Gift – Il dono, un altro thriller drammatico.

Chiaro quanto Raimi sia maturato come regista grazie a questi film. Però è un dato di fatto che lungo la strada quella miscela originale di orrore, sadica allegria e azione tipicamente fumettistica che permeava i primi Evil Dead, non sia mai tornata indietro. Effettivamente, ci sono voluti quasi vent’anni prima che Raimi tornasse all’horror, con Drag Me to Hell. Evidente, con il proverbiale senno di poi, L’armata delle tenebre è un film di transizione che segna il passo tra il giovane e il vecchio Raimi. 

Forse questo è il motivo per cui è il film meno efficace nell’ottica della trilogia di Evil Dead.


Ovviamente, si tratta di un discorso molto relativo: checché se ne dica, L’armata delle tenebre è un film che funziona. Fondamentalmente è un fumetto animato. Per dire, Ash spara con il suo “bastone di tuono” con la destra, perché quello sinistro è il braccio-motosega. E nel caso uno si chiedesse come si possa caricare un fucile quando al posto dell’altra mano hai una motosega, la risposta è: non è necessario. Tanto il fucile non ha mai bisogno di essere caricato.

Questo è il punto: non importa che la produzione abbia messo i soliti paletti, cercando di uniformare il prodotto a un pubblico generalizzato. Non importa quale sia il parere guardandolo. In fondo può piacere come no, un concetto applicabile in generale a qualunque cosa. No, l’importante è che quel che fa lo faccia come si deve. Facile, semplice ed efficace.

L’armata delle tenebre è una miscela di citazioni che vanno dalla letteratura, come “Un americano alla corte di re Artù” di Mark Twain e “I viaggi di Gulliver” di Swift, alla slapstick comedy de I Tre Marmittoni. Passa per tutta una serie di omaggi a Ray Harryhausen e al cinema d’avventura degli anni sessanta come Il 7º viaggio di Sinbad, Ultimatum alla Terra et similia. 


Guardando la situazione nel suo insieme non è difficile vedere L’armata delle tenebre come lo strano della famiglia. I primi due film erano certamente più originali, audaci in un certo senso. Fosse anche solo per l’ingegnosità di alcune trovate ottenute per la serie di necessità virtù.
Eppure…

Battute di cattivo gusto, dialoghi infinitamente citabili, effetti speciali (come quelli a passo uno degli scheletri) semplicemente fantastici e che danno l’impressione di una produzione molto più costosa di quanto in effetti sia. Insomma, difficile non restare affascinati da questo film. Sciocco, sì, strano, altrettanto, ma in ogni caso, quale che sia il parere in merito a L’armata delle tenebre, non importa: rimane qualcosa che non può essere paragonato con precisione a nulla venuto prima o dopo.

Ebbene, detto questo anche stavolta è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.



(Da Il sotterraneo del Retronauta).





Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *