APPLAUDIRE ALL'ATTERRAGGIO È DA CAFONI?

Applaudire il pilota dell’aereo dopo l’atterraggio è da cafoni? Probabilmente sì. Oggi volare è la cosa più normale che ci sia e l’aereo è più sicuro, cifre alla mano, della macchina o del treno.

L’applauso avrebbe senso in condizioni difficili, come nel caso del pilota Chesley “Sully” Sullenberger, che ha portato in salvo tutti i suoi passeggeri atterrando sul fiume Hudson a New York. Quindi, che senso ha applaudire il pilota per una semplice manovra di routine in condizioni ideali? Pare sia irritante sia per il pilota sia per gli assistenti di volo. È così che noi italiani ci facciamo conoscere all’estero.

Vi siete mai trovati in mezzo a una turbolenza di quelle che vi fanno rimpiangere le montagne russe? Bambini che piangono, mamme che chiamano e si aggrappano ai mariti, visi tirati: il terrore! Accanto a queste reazioni primordiali troviamo sempre il viaggiatore informato. È uno che ha l’abitudine di viaggiare. Ha un’espressione serena e fa finta di leggere il giornale, o forse lo legge davvero.

È sereno anche quando, nelle fasi che precedono l’atterraggio, spengono le luci. Gli altri passeggeri si guardano e si chiedono come mai? Cosa sarà successo? Alcuni cercano nel volto delle hostess la smentita dei loro timori. Poi l’aereo beccheggia come per trovare il giusto allineamento con la pista. Una volta s’inclina a sinistra, una volta a destra, poi di nuovo a sinistra… è troppo alto, è troppo basso… Non riusciremo mai ad atterrare! sembrano urlare in petto i passeggeri terrorizzati. Il tipo di prima, invece, è più olimpico che mai. Contrariamente alle persone agitate con cui ha la sfortuna di viaggiare, le statistiche lui le conosce. Non capita che un aereo si schianti all’atterraggio.

Poi il rumore del carrello sul ruvido asfalto della pista. È un colpo secco che si ripercuote sulla colonna vertebrale… Ci siamo… Tutto vibra, c’è un fracasso infernale… Le mani stringono mani, braccioli, rosari. Partono le invocazioni ai santi. Ci stiamo per sfracellare. Se sopravvivo giuro che mi faccio frate… Poi l’aereo si ferma. Salvi!

 

I visi si distendono. Gli occupanti dei posti anteriori vorrebbero alzarsi, invadere la cabina di pilotaggio e uscirne portando in trionfo l’eroe a cui devono la vita. Parte, invece, fragoroso, un lungo applauso. Tutti gli italiani battono le mani.

Tutti tranne uno.

Un pensiero su “APPLAUDIRE ALL’ATTERRAGGIO È DA CAFONI?”
  1. Su “Focus” on line edizione tedesca del 30 marzo scorso à stato pubblicato un breve articolo sul’argomento, che non riguarda solo i passeggeri italiani. Riporto i passi salienti. chiamiamoli così: “Soprattutto sui voli charter è accaduto per molto tempo che i passeggeri applaudissero, dopo l’atterraggio. In molti hanno ormai perso questa abitudine, che alcuni considerano persino imbarazzante. Ma che cosa pensano i piloti, quando i passeggeri applaudono? […] Markus Wahl, dell’associazione piloti Cockpit ricorda che ‘ancora quindici anni fa i passeggeri applaudivano in tutti i miei voli. Da allora molto è cambiato, sui voli di linea non succede più, sui quelli delle vacanze di quando in quando’. E che ne pensa Wahl, dei passeggeri che applaudono? Il comandante risponde con una controdomanda: ‘Quale dipendente non è contento di un elogio?’. Pilota di esperienza, Wahl è contento quando un membro dell’equipaggio gli riferisce che i passeggeri hanno applaudito: ‘Dopo l’11 settembre le porte delle cabine di pilotaggio sono corazzate e per questo motivo non sentiamo più gli applausi, ma in ogni caso ci fanno piacere. In fin dei conti significa che i clienti sono stati contenti del nostro lavoro, e questo dà una bella sensazione'”.
    A dire il vero, lo stesso giornale solo quattro giorni prima aveva scritto che chi applaude è come se esibisse un cartello con su scritto “primo volo”, e che chi vola abitualmente considera l’applaudire una cosa da idioti. Unica eccezione ammessa dal galateo aeronautico, l’atterraggio con forti turbolenze.
    Il quotidiano “Osnabrücker Zeitung” affronta la faccenda in modo più scienitifico, citando un sondaggio del motore di ricerca voli Swoodoo secondo cui ben il 79 per cento dei 1060 intervistati considera del tutto superfluo l’applauso. Anche su questo giornale l’onnipresente Marcus Wahl, questa volta identificato come pilota Lufthansa, esprime la sua opinione, non dissimile dalla precedente, ma impreziosita dall’impressione che con l’applauso i poasseggeri vogliano tributare rispetto al pilota.
    Di tutt’altro avviso Patrick Biedenkapp, pilota ventinovenne intertvistato dal “Kölner Stadt Anzeiger”, che si considera avvilito dagli applausi: “È il mio lavoro, portare a terra l’aereo in piena sicurezza”.
    In un articolo del 2011, il quotidiano berlinese “Tagesspiegel” affronta una non più politicamente corretta suddivisione dei sessi, per quanto riguarda gli applausi: una donna su due e un uomo su tre. Chi non applaude trova peraltro ridicolo chi lo fa. Interrogati molti passeggeri sui motivi del batter le mani, al primo posto è citato il ringraziamento al personale di volo; al secondo uno sfogo per il buon esito del volo, e al terzo l’ammirazione per i piloti. Ci sono poi quelli che applaudono perché lo fanno gli altri (21 per cento), quelli che non sanno perché lo fanno (10 per cento) e quelli che semplicemente sono contenti che comincino le vacanze (9 per cento).
    Il tema è molto sentito, in Germania. Il blog di viaggi “Aussteigen, bitte”, “scendere, prego” propone in controtendenza otto buoni motivi per applaudire all’atterraggio. Ve li risparmio tutti e otto, io stesso sto per avere una crisi di nervi, vi basti sapere che i due motivi migliori sono la gratitudine (non si sa a chi) per un buon pasto a bordo e per l’intrattenimento offerto dallo schermo davanti agli occhi durante il volo. Con qualche dubbio l’applauso può anche essere il ringraziamento per l’upgrade gratuito: dalla zona carro bestiame a quella Premium.
    Abbandonando la stampa tedesca, incontriamo subito un bell’articolo pubblicato sul sito “Travel And Leisure”, che analizza i luoghi in cui si applaude maggiormente: l’Italia si trova in compagnia di Kazakhistan e Tailandia, Bali e Città del Messico. Il lungo articolo termina con un segreto rivelato da una hostess (posso dire hostess?) di lunga esperienza, Heather Poole: “Se non siete stati voi a dare inizio all’applauso e vi domandate chi sia stato, cercate un luccichio negli occhi di chi indossa un foulard. ‘Conosco assistenti di volo che lo fanno per puro divertimento'”.
    Va bene, basta.

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