I prestiti tra cinema e fumetto oggi sono praticamente atto di routine, ma già negli anni settanta avevamo molti precedenti, per esempio con Inside Woody Allen.
Dopo il successo planetario degli eroi Marvel, gli studios cinematografici hanno fatto a gara per avere il loro eroe da produrre e portare, e ogni personaggio è diventato una potenziale miniera d’oro.
Si hanno a disposizione una miriade di personaggi con tante storie alle spalle, caratteri e background ben definiti, che Hollywood deve solo adattare. Tantissimo guadagno con uno sforzo creativo non eccessivo.

Non solo il cinema ha beneficiato di personaggi confezionati in altri media: agli albori delle comic strip, nel 1915, per esempio, Elzie C. Segar (che diverrà famoso grazie a un iracondo e muscoloso marinaio) pubblicherà sul Chicago Herald Charlie Chaplin’s Comedy Capers, la più famosa tra le strisce a fumetti con protagonista il vagabondo Charlot.

Una striscia di Charlie Chaplin’s Comic Capers di Elzie Segar

 

Era una rudimentale prova di media-franchising, ovvero un tentativo di prendere un brand già noto in un determinato ambito e utilizzarlo in un nuovo media; questo portava vantaggi reciproci a Chaplin e agli editori: il primo vedeva crescere il suo pubblico e rafforzarsi la sua notorietà, mentre i secondi potevano aumentare le vendite fruendo di un nome forte come traino a livello pubblicitario (anche se sicuramente dovevano dargli una percentuale sui guadagni, come accade sempre in questi casi – NdR).

L’altro genio della comicità a fare il salto dal cinema alle pagine a fumetti è stato Allen Stewart Konigsberg, noto a tutti come Woody Allen.
L’idea di un Woody Allen a fumetti venne nel 1975 al pubblicitario Stuart Hample.
Hample conosceva bene il mondo del fumetto e i suoi linguaggi, avendo lavorato in passato con Al Capp, e aveva anche creato la sua striscia, chiamata Rich and Famous, che però non gli aveva portato nessun tipo di ricchezza o di gloria. Continuava a lavorare in pubblicità per mantenere la famiglia lavorando alla striscia durante la notte.
Ma quello in pubblicità non era il lavoro dei suoi sogni, e Hample stava cercando una via di fuga, possibilmente a fumetti.
Via di fuga che si materializzò con le sembianze di un insicuro ometto ebreo che aveva visto in uno spettacolo di stand-up comedy anni prima e che ora era una superstar: Woody Allen.

Stuart Hample vide nel Woody cinematografico un perfetto protagonista di una serie di strisce comiche: un uomo-bambino che si sentiva solo e incompreso, disastroso nei rapporti con l’altro sesso e con la battuta intelligente sempre pronta.
Fu così che Hample, sfruttando l’amicizia in comune con il suo manager Jack Rollins, propose l’idea direttamente ad Allen, che aveva da poco ultimato il suo sesto lungometraggio, Amore e Guerra, dai più considerato il film spartiacque della sua filmografia. Allen stava passando dalle commedie slapstick a un umorismo brillante fatto di sagaci battute e nevrosi.
Sorprendentemente per Hample, l’attore acconsentì. Con ogni probabilità consigliato dallo stesso agente, che nella embrionale serie a fumetti intravedeva una potenziale opportunità di promozione per il suo assistito (oltre che una nuova fonte di guadagno – NdR).

Il grosso dubbio di Allen riguardo alla serie era relativa alle battute preparatorie che Hample aveva scritto.
Decise così di aiutarlo nella stesura dei contenuti con l’ausilio di quaderni di appunti, e di una scatola contenente battute pensate e scritte durante gli anni di esibizioni nei locali, dando anche il permesso ad Hample di utilizzare materiale proveniente dai suoi libri e dai suoi film. Non solo, Hample lavorò sotto la supervisione diretta del comico e regista, che lo consigliava sullo sviluppo dei personaggi e sulle battute, assicurandosi che queste si mantenessero aderenti al Woody cinematografico.

Il Woody Allen delle prime pellicole venne preso come “stampino” per la versione a fumetti: timido e pieno di difetti, inadeguato, perennemente angosciato e insicuro, pessimista illuminato e di nessun successo con le donne. Tutti caratteri che hanno definito la maschera e il successo di Allen, ma che secondo lo stesso regista non rappresentavano pienamente Allan Stewart Konigsberg.
Nell’ottobre del 1976, dopo l’ok della King Features Syndicate, la maggiore agenzia di distribuzione delle strisce nei quotidiani, Inside Woody Allen era pronto a partire sostenuto da una campagna imponente.
La distribuzione delle strisce di Hample al debutto contava ben 460 quotidiani americani, facendo meglio di illustri personaggi come Calvin & Hobbes e Peanuts (almeno al loro inizio).
Sulle prime strisce di Inside Woody Allen si poteva leggere la firma di tale Joe Marthen, che altri non era che Stuart Hample sotto pseudonimo. Questo stratagemma era necessario poiché Hample aveva un contratto in esclusiva con un’altra agenzia, quella che si occupava della distribuzione dell’altra sua creatura, Rich and Famous.
Il nome Joe Marthen era l’unione dei nomi dei tre figli di Hample: Joe, Martha ed Henry.

Le strisce di Inside Woody Allen, orchestrate da Allen, Hample e David Weinberger (all’epoca studente in filosofia, ma che sarebbe diventato esperto di strategie di comunicazione e co-autore del Cluetrain Manifesto) vantavano un variopinto portfolio di personaggi: i genitori di Allen, con cui litigava e discuteva di continuo; un curioso nipotino; un’aggressiva psicanalista il cui nome era tutto un programma (Dr. Fobick) e tante donne vestite a la Diane Keaton dell’iconico Io e Annie.
Perfino la Morte era un personaggio fisso di Inside Woody Allen, con cui il protagonista era solito avere surreali scambi di vedute.

I personaggi secondari erano un pallino di Allen, tanto che suggerì ad Hample di impostare anche stips senza lui in scena, dando spazio agli altri con trame e storie per ognuno, rendendoli maggiormente reali e “vivi”.
Dopo l’entusiasmo iniziale, Inside Woody Allen iniziò a perdere seguito, secondo alcuni per via del suo essere troppo colto e “doloroso” per essere una striscia comica. Nonostante ciò Jack Rollins, Woody Allen e Stuart Hample si videro arrivare una offerta molto interessante: la rete televisiva Cbs aveva intenzione di realizzare uno show animato per la fascia serale di massimo ascolto con Woody protagonista, anni prima del debutto al Tracey Ullman Show de I Simpson.
L’agente Rollins, dopo attente riflessioni, decise di rifiutare per non sovraesporre eccessivamente il suo cliente, anche se una versione animata dei fumetti di Hample appare in Io e Annie.

Il Woody Allen di Hample prende vita in una scena di “Io e Annie”

 

Inside Woody Allen andò avanti fino al 1984. In Italia fu Eureka a pubblicare la striscia seppur per un breve tempo. In seguito, Inside Woody Allen tornerà nel Bel Paese durante gli anni novanta su Comix, e nel 2010 (anno della morte di Hample) con la raccolta La vita secondo Woody Allen (Isbn Edizioni).

La presentazione di “Eureka”, alla quale seguono alcune tavole domenicali di Inside Woody Allen

Di Vito Papasodaro

vivo tra immaginario pop, fantascienza, nuvolette e altre cazzatelle. Cerco risposte nei libri di Palahniuk e non nella Bibbia.

Un pensiero su “IL FUMETTO: L’ALTRA VITA DI WOODY ALLEN”
  1. Articolo interessante; solo un appunto: la serie “Charlie Chaplin’s Comic Capers” venne creata e portata avanti per i primi mesi da un autore promettente poi morto prematuramente, Stuart Carothers.

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