Selene Pascarella, giornalista freelance, ha iniziato la sua carriera nel mondo dell’informazione scrivendo sotto pseudonimo per tabloid che lei stessa definisce come copie di “Cronaca Vera”, il settimanale cult i cui titoli hanno fatto la storia dell’informazione e la disperazione degli snob che forse immaginano il giornalismo come il luogo in cui si passa dal Buongiorno di Gramellini a L’Amaca di Serra.

L’autrice di Tabloid Inferno (Edizioni Alegre, 15 euro, 192 p.) sfata con le sue pagine ogni mito sul giornalismo e lo riporta a una dimensione fatta di sudore e inchiostro e garage usati come improbabili redazioni. Confessioni di una cronista di nera è il sottotitolo del libro e così senza pudore e ipocrisia Selene Pascarella ci trascina in un universo popolato dai personaggi protagonisti delle storie sanguinarie che hanno segnato l’immaginario degli italiani.

Unica figura guida per Selene è il sapiente e spietato Senpai, sola voce di un network editoriale chiamato La Rete che vive sfruttando la passione per il mestieraccio di giovani di belle speranze e grazie al pubblico assettato di sangue, soldi e sesso, perché sono questi gli ingredienti indispensabili per raccontare l’infernale mondo dei tabloid. Il pamphlet si legge d’un fiato e spiega più di un corso di giornalismo dinamiche e meccanismi che si celano dietro il magico e squallido mondo dell’editoria. Abbiamo contattato Selene Pascarella per farle qualche domanda sul libro, sul giornalismo e sui lettori.

 

Per prima cosa, complimenti per il suo libro! Lo sa che è un vero e proprio successo underground e che addirittura circolano sul web delle copie pirata della sua fatica?

No, mi sta dando uno scoop! Sono contenta che Tabloid Inferno venga letto “con ogni mezzo necessario”, ma mi auguro che chi ha ottenuto la mia storia sul circuito underground sostenga, magari attraverso la formula dell’abbonamento, l’editore Alegre, che poi è il mezzo necessario a pubblicare tanti altri libri come il mio.

I tabloid infernali stile “Cronaca Vera”, sono più amati dai lettori o dagli addetti ai lavori come Senpai?

C’è chi sostiene che il loro successo oggi sia legato alla natura di oggetti di culto, molto amati dalla cultura hipster e da chi ha il pallino della metanarrazione. La verità è che hanno un pubblico concreto, diffuso e fedele.

Il web nei suoi lati più oscuri non appare proprio come il campione massimo del tabloid infernale? Penso alla tragica vicenda di Tiziana Cantone. Segno che gli istinti dei lettori prevalgono sulle ragioni?

Il web in realtà è all’inseguimento dei Tabloid cartacei e delle trasmissioni televisive “vecchia scuola”, arriva solo dopo e cerca di restare nella scia amplificando gli elementi più sensazionalistici. Demonizzare la rete, i media che la animano e i suoi utenti è un modo per non affrontare i nodi critici che riguardano l’informazione a livello globale e il panorama editoriale italiano in particolare.

È pentita di aver contribuito a riempire le tasche di editori avidi e con pochi scrupoli?

Sono pentita, probabilmente oggi farei scelte diverse, ma non tanto di aver fatto arricchire qualcuno alle mie spalle, ma di aver alimentato un meccanismo d’informazione perverso che cambia il modo in cui il pubblico, i cronisti e gli attori della giustizia e della politica guardano alla realtà, con conseguenze terribili sulla vita di tante persone.

Senpai è il personaggio più ambiguo del suo libro e come tanti “cattivi” riusciti emana un fascino speciale e non dubitiamo del fatto che esistano Senpai in carne ed ossa. Se dovesse pesare giornalisticamente questi segugi dei desideri inconfessabili dei lettori attribuirebbe loro più pregi o difetti?

In realtà Senpai non è un cattivo, un villain. Uno dei nodi cruciali della storia è proprio l’assenza di antagonisti negativi che portino la protagonista a fare quello che fa perché costretta da tante buone ragioni che riguardano la sopravvivenza o da una gerarchia (“scrivo quello che il direttore vuole che io scriva”) lavorativa non scardinabile. Senpai è lo specchio della protagonista, l’anticipazione di quello che può diventare, ma anche, dal punto di vista umano e professionale, ciò che, per sue mancanze, non diventerà mai. In realtà il vero Senpai è una gran brava persona.

E quali pregi e quali difetti?

Una grandissima umanità, un’alta empatia, che si traducono in un’attitudine a raccontare le storie degli altri che, sebbene si affini con gli anni e l’esperienza, è innata. I difetti sono quelli di tutti noi che viviamo maneggiando l’informazione e per vivere ci appropriamo della vita del prossimo: ovvero lasciarsi catturare dal meccanismo dello storytelling al punto da dimenticare che dovremmo ricostruire fatti-notizia non intrattenere il pubblico con narrazioni.

Vuole dire qualcosa a Senpai che non ha scritto nel libro?

Grazie di aver condiviso con me storie orribili e momenti buoni e di essere stato il primo lettore di Tabloid Inferno, dandomi anche preziosi consigli. Una prova ulteriore della sua generosità.

La crisi della stampa ha colpito tutto il settore cartaceo dell’informazione e le speranze nel futuro sono esigue. Solo i tabloid infernali sopravvivranno?

Speriamo proprio di no! Il problema è che anche i media “di fascia alta” si appiattiscono ogni giorno di più sul codice da tabloid con la scusa di dover sopravvivere al mercato. Per cui, anche se domani chiudessero i battenti tutti i tabloid infernali, il loro approccio continuerebbe a vivere sui quotidiani e i settimanali mainstream.

Nel corso della lettura ci è sembrato che lei con questa confessione abbia voluto liberarsi del suo passato … è così?

Non liberarmene, ma fare i conti con esso.

Secondo noi il suo libro dovrebbe essere inserito nel programma di studio delle scuole di giornalismo perché ha un approccio realistico al mondo dei media. Al bando la modestia quindi: concorda?

Non ho la pretesa di aver scritto un manuale per futuri giornalisti. Diciamo che una delle mission del libro era di raccogliere in un decalogo tutte le trappole che possono trasformare un mestiere nobile in uno sporco lavoro, per discuterne sia con gli addetti ai lavori che con i lettori, e spero di averla raggiunta.

Ai giovani che vogliano avvicinarsi alla professione giornalistica quale consiglio imprescindibile vorrebbe dare?

Rifiutare sempre le narrazioni tossiche, impegnandosi non a dare al pubblico le spiegazioni semplicistiche di cui sembra affamato (cosa non vera, per altro), ma le domande per rispondere alle quali bisogna ampliare lo sguardo, ragionare in maniera complessa e fuori dagli schemi. Rinnegare “l’uomo della strada” come testimone, analista e lettore ideale.

Cliccando qui potrete leggere un estratto del libro: La vita secondo Senpai 

 

Copertina e quarta di Tabloid Inferno
Copertina e quarta di Tabloid Inferno

 

Di Fabrizio Grasso

Filosofo. Giornalista. Fannullone. Ha scritto per Libero, LiveSicilia, BlogSicilia, I Love Sicilia, I Vespri, The Front Page, Gli Stati Generali, Iene Sicule, Giornale Pop, La Spia Press e diretto i quotidiani online Tweet Press e L’Urlo. Ha pubblicato due saggi per la rivista Samgha e un libro, Archeologia del concetto di politico in Carl Schmitt (Mimesis, 2017). L’uscita del suo prossimo libro, La Rinuncia, Nota teologico politica (Algra Editore), è previsto per giugno 2017.

Un pensiero su “NELL’INFERNO DEI TABLOID”
  1. Articolo molto interessante, gradevolissimo alla lettura e calibrato in modo da risultare assolutamente empatico. L’intervista mi fa conoscere una bella persona e mi dà ottime ragioni per comprare il suo libro. Bello, veramente.

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