Galaxy Express 999 è l’opera portante dell’universo narrativo partorito dalla mente di Leiji Matsumoto, l’autore di fumetti giapponese famoso in Italia soprattutto per Capitan Harlock. Ciò è evidente anche per il fatto che Galaxy Express incrocia quasi tutti i personaggi e luoghi del “Leijiverse”, tra i quali Capitan Harlock, Emeraldas e le Valchirie. L’opera è composta da 14/18 volumetti (a seconda dell’edizione giapponese a cui si fa riferimento) per la serie classica. Oltre a una seconda serie manga tuttora non completata, una serie animata di 113 episodi, 3 film per il cinema, svariati special tv, produzioni per il planetarium, radio drama e svariate serie spinoff.

L’idea di un treno galattico non è nuova nella cultura giapponese. Leiji Matsumoto, infatti, si ispira all’opera di Kenji MiyazawaGinga tetsudou no yoru” (una notte sul treno della via lattea), anche se i temi trattati sono diametralmente opposti. Se nell’opera originale il treno è una metafora delle anime che, trapassate dall’esistenza terrena in spirito, traghettano verso un non meglio determinato paradiso, in Matsumoto il treno diviene un mezzo per descrivere il viaggio della vita, o meglio il passaggio dall’infanzia all’età adulta del protagonista.


I personaggi principali di Galaxy Express sono sostanzialmente quattro. Attorno a loro ruotano altre figure, più o meno importanti nell’affresco dipinto da Matsumoto, con ognuna le proprie storie.

Il primo in ordine di apparizione è sicuramente Tetsuro Hoshino, in Italia conosciuto come Masai Hoshino, un ragazzo povero, ma non per questo privo di sogni. All’inizio della prima puntata troviamo Tetsuro che, assieme alla madre, affronta una tormenta di neve coperto solo da pochi stracci per raggiungere Megalopolis, l’enorme città dove si trova la stazione delle ferrovie galattiche.
L’intenzione dei due è prendere il leggendario Galaxy Espress 999 che collega la Via Lattea con la Galassia di Andromeda.


Il loro però non è un viaggio di piacere, sia chiaro, il costo del biglietto è altissimo e solo in pochi possono permetterselo. Lo scopo di questo viaggio è raggiungere un fantomatico pianeta che sembra regalare corpi meccanici, unica discriminante di una società divisa praticamente in due: da una parte i poveri (sempre più poveri) che patiscono la fame e la miseria, dall’altra i ricchi (sempre più ricchi) che, dotati di corpo meccanico, possono ambire a una vita praticamente infinita e piena di agi.

Ma il diventare un essere meccanico cambia le persone anche se Tetsuro ancora non lo sa. Oltre a perdere lo scorrere del sangue nelle proprie vene perdono qualsiasi tipo di sentimenti che caratterizzano l’uomo, come la pietà e il rispetto altrui.

La prima dimostrazione di ciò avviene quasi all’inizio della storia. Suo malgrado, Tetsuro fa conoscenza con il Duca, o Conte Meccanico a seconda delle versioni italiane, uno spregevole essere che, per puro divertimento, passa il tempo cacciando particolari prede: gli esseri umani.

E vittima di questa caccia è proprio la madre di Tetsuro che, avvistata dal Duca Meccanico, viene uccisa e il suo corpo trasformato in trofeo di caccia. Tetsuro assiste a tutta la scena e, dopo aver pianto sul corpo della madre morta, perde i sensi.


A questo punto entra in gioco la seconda protagonista della storia, una giovane e bella donna dai capelli lunghissimi e biondi di nome Maetel (in Italia Maisha). All’inizio il povero Tetsuro la scambia per la madre. Questa misteriosa ragazza offre a Tetsuro l’opportunità di un biglietto illimitato di seconda classe per il Galaxy Express 999 a condizione che ad accompagnarlo nel viaggio ci sia lei. Tetsuro accetta e, dopo aver vendicato la morte della madre, sale sul treno tanto agognato.

Sul treno si incontrano gli altri due personaggi della serie.


Il primo è il controllore, un buffo ometto poco amante della pulizia di cui si vedono solo i due occhi scintillanti, mentre per il resto è coperto da un’attillata divisa. Anche se presente in tutte le puntate, raramente entra nel vivo della vicenda. Il suo ruolo sembra essere quello di un osservatore e ricorda, per certi versi, un altro personaggio del Leijiverse, l’Hannibal del manga Queen Millennia.


Il secondo incontro di Tetsuro è con la locomotiva che funge da astronave. La mitica C6250, che diventa C6248 nei film e nelle altre opere successive, in effetti è un personaggio vero e proprio. La sua origine è misteriosa: proviene da un pianeta sconosciuto, come narrato in Harlock Saga, ed è dotata di una elevata intelligenza artificiale.

Il nome della locomotiva non è casuale. Le locomotive C62 sono delle storiche macchine a vapore che viaggiavano sui binari della ferrovia giapponese all’inizio del Novecento.

Lo schema delle puntate potrebbe sembrare semplice e ripetitivo (consiste nell’atterraggio dell’astronave-locomotiva su un pianeta sempre nuovo), e ogni volta Tetsuro si trova in difficoltà, ma riesce a risalire all’ultimo minuto sul treno: ognuna di queste storie contiene un personale modo di vedere le cose dell’autore su svariati temi. Si parla di dignità della vita, di sogni infranti o ritrovati, di cosa significa crescere, della stupidità umana. Spesso capita di ritrovare temi analoghi e le soluzioni proposte sono differenti, quasi a dire che non esiste una risposta univoca per tutte le situazioni. A sostegno di questo occorre considerare l’approccio speculare di alcuni temi toccati dagli episodi.


Nel primo capitolo di Galaxy Express, come abbiamo detto, Tetsuro Hoshino perde la madre per mano del Conte Meccanico. Il ragazzo si affida quasi ciecamente e in maniera incosciente a Maetel pur non sapendo chi sia e che intenzioni abbia. Di Maetel si nota come sia pratica delle cose dell’universo. La sua figura, durante lo svolgersi della prima parte delle storie, si dimostra forte e decisa togliendo spesso dai guai Tetsuro. Se però guardiamo l’ultimo episodio, abbiamo un Tetsuro ormai adulto e sicuro di sé, mentre la figura di Maetel viene completamente ribaltata. La si vede meno decisa, anche per il dubbio morale che l’affligge e che la porterà a togliere la vita alla madre. È Tetsuro, questa volta, che la salva. Insomma, i ruoli si invertono.

Altro elemento speculare importante è quello del rapporto madre-figlio. Durante il viaggio, Tetsuro ha modo di conoscere Artemis negli episodi 51 e 52. Artemis è un essere gelatinoso che desidera conoscere l’universo ed esplorarlo. Questo lo porta alla decisione di abbandonare il suo luogo natio e gli affetti familiari. La madre, un pianeta gelatinoso vivente, tenta disperatamente di trattenere a sé la figlia, che però riesce a scappare e a diventare un essere meccanico con tutte le difficoltà del caso. Dopo aver capito di essersi sbagliata, Artemis torna dalla madre che la salva frenando la caduta della sua astronave. La madre alla fine fa un discorso a Tetsuro, consapevole che i figli prima o poi lasceranno “il nido” e che saranno felici solo se accetteranno di vivere le gioie e i dolori che la vita riserverà loro. Più avanti, negli episodi 94 e 95, incontriamo Yayaball, figlio “viziato” e attaccato a quello che lui pensa essere sua madre, una madre decisamente possessiva. La quale si rivelerà, invece, un essere meccanico che non ha nessuna intenzione di favorire la crescita del figlio, mantenendolo invece negli agi e non facendolo confrontare con le difficoltà della vita.


Un discorso a parte andrebbe fatto su Heavy Medler, pianeta che, posto tra la Via Lattea e Andromeda, è lo snodo principale delle ferrovie galattiche. Un pianeta che rappresenta l’abbandono della fanciullezza, simbolizzata dalla Via Lattea, per entrare in un mondo nuovo che è l’età adulta: Andromeda.
Nel primo film per il cinema questo passaggio viene molto più marcato. Nel manga, la tappa sul pianeta porta Tetsuro a superare principalmente la morte della madre, o comunque a vivere il lutto in maniera più “adulta”, ma il sogno di diventare un essere meccanico ancora persiste. Nella versione cinematografica, invece, è proprio su quel pianeta che Tetsuro prende coscienza di non voler più essere meccanizzato e, anzi, di volere combattere le macchine. Il pianeta Heavy Medler assume, inoltre, un doppio ruolo. Se da una parte è la tappa fondamentale per potersi affacciare alla vita adulta, dall’altra può essere una vera e propria tomba per chi vi rimane non avendo il coraggio di ripartire, abbandonando i propri sogni e vivendo di rimpianti. D’altronde è questo il senso della canzone che Reryuz canta nel bar della città.


Alla fine della saga di Galaxy Express, Tetsuro abbandonerà definitivamente il sogno di diventare meccanico, aiutando Maetel a sconfiggere la regina del pianeta, le cui intenzioni erano quelle di reclutare chiunque per farne dei soldati o, nel film, farli diventare ingranaggi di una grossa macchina. Tetsuro è cresciuto ed è un uomo pronto ad affrontare la vita da solo, mentre Maetel lo lascia iniziando l’ennesimo viaggio con un altro ragazzo, non senza prima avergli donato un bacio. In quel mentre si vede svolazzare il manifesto con la taglia di Capitan Harlock, “simbolo” dei sogni passati ormai volati via.

 

 

 

2 pensiero su “GALAXY EXPRESS 999, UN MANGA DI FORMAZIONE”
  1. Non è solo una saga dedicata al percorso esistenziale dell’adolescente che diventa adulto. Innanzitutto è la saga dell’assenza, un grande vuoto che strazia il cuore: l’assenza della madre morta, la non-esistenza dell’essere orfani; ma qui l’essere orfani è totalizzante, radicale e non riguarda solo la madre morta. Questo “essere orfani” di tutto, anche del senso della vita, è un abisso angosciante. Il corpo meccanico è una falsa soluzione, che anzi amplifica “l’essere orfani”: ecco perché Masai vi rinuncia. Orfani di cosa dunque? Di tutto: genitori, patria, amici, affetti … togli tutto e alla fine, meccanizzandoti, resti orfano perfino della tua essenza più profonda, cioè perdi l’anima. Un abisso che non si può descrivere a parole. Quindi a mio giudizio l’elemento trascendente alla fine traspare dalla “morale della favola”: la via dell’imperfezione e dei fallimenti (ma nel segno della bontà) porta al riscatto dell’anima, porta a ritrovare se stessi e quindi conduce in maniera paradossale e sofferta, alla pienezza dell’essere e alla gioia, anche oltre la tanto temuta morte del corpo biologico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *