IL VERO BRACCIO DI FERRO


Dopo l’anno 1000 il mezzogiorno d’Italia si trovava in una situazione di frammentazione e debolezza politica. Erano presenti solo i rimasugli di passate dominazioni; quella greca bizantina in Puglia, Basilicata e Calabria iniziata 500 anni prima, e quella longobarda, già terminata nel resto d’Italia 200 anni prima, nella Campania con i principati di Benevento, Salerno, Capua, più le città indipendenti di Napoli e Amalfi.

Già da due secoli i vichinghi danesi avevano invaso i mari del Nord, portando saccheggio e distruzione su tutte le coste, specialmente il litorale francese che guarda verso il canale della Manica. Qui alla fine gli scandinavi, chiamati comunemente normanni, si erano stabiliti, fondando un loro ducato in teoria sottoposto al re di Francia, ma di fatto indipendente. Ancora oggi la regione si chiama Normandia.

Dall’altro lato dell’Europa, gli scandinavi svedesi, chiamati variaghi, dominano gli slavi della Sarmazia (la futura Russia), ma non si fermano, discendono il fiume Dnepr, attraversano il mar Nero e arrivano a Costantinopoli, la capitale dell’impero romano d’oriente. Qui vengono ingaggiati come mercenari, e validamente difendono l’impero bizantino dalle minacce nella sua parte orientale asiatica (contro i califfi arabi) e nella parte occidentale balcanica (contro gli slavi di Serbia e i bulgari). Nel 1038 Michele IV Paflagonio, amante della potentissima imperatrice bizantina Zoe, manda i variaghi in Italia con il compito di ricuperare la Sicilia, conquistata dai musulmani due secoli prima.

Gli svedesi si trovano in difficoltà, e devono chiedere rinforzi ai loro cugini danesi. Con buone probabilità di ricco bottino i normanni accettano, la spedizione arriva in Italia dalla Normandia capeggiata dai fratelli della famiglia Hauteville, in italiano Altavilla.

La liberazione della Sicilia dagli “infedeli” procede bene, ma il generale bizantino che dovrebbe guidarla, Giorgio Maniace, umilia i guerrieri normanni che alla fine ripudiano la sudditanza a Bisanzio e concludono la conquista a loro esclusivo vantaggio.

Qui ha modo di farsi valere uno dei fratelli Altavilla. Guglielmo è il più forte di tutti e lo dimostra quando alla conquista di Siracusa affronta e uccide l’emiro arabo usando un solo braccio. Da allora in poi verrà chiamato “Braccio di Ferro”.

 

La statua di Guglielmo Braccio di Ferro nella cattedrale di Coutances in Normandia, costruita con i denari degli Altavilla


In una manciata di anni i normanni con i variaghi si impadroniscono sia delle terre bizantine sia di quelle degli ormai fiacchi longobardi. Guglielmo nel 1042 fa di Melfi (provincia di Potenza) la capitale del nuovo regno normanno del sud Italia, e l’anno seguente Braccio di Ferro è conte di Puglia e feudatario di Ascoli Satriano (provincia di Foggia). Guglielmo muore giovane tre anni dopo, all’età di 36 anni, ma i suoi numerosi fratelli: Gualtiero, Rodolfo, Drogone e Roberto il “Guiscardo” (l’astuto), continueranno la dinastia e consolideranno quel regno del mezzogiorno, che tra molte traversie durerà fino al 1860. Il dominio degli Altavilla, durato due secoli con l’imperatore Federico II, figlio di una principessa Altavilla, è l’epoca migliore per questo reame; viene sviluppata l’agricoltura ed il commercio, vengono stabilite leggi e tribunali locali, fioriscono l’architettura, le arti figurative e la letteratura in lingua volgare (Cielo d’Alcamo scrive le prime poesie in italiano). La tomba di Guglielmo e dei primi Altavilla si trova nell’abbazia della santissima Trinità a Venosa (provincia di Potenza).

Questa è anche la storia dell’autentico braccio di ferro. L’esercizio fisico così chiamato, che vede affrontarsi due contendenti misurandosi con la rispettiva forza di un solo braccio, ha origini antiche, e ha avuto diffusione specialmente nelle festività popolari, ma pure sulle navi tra i marittimi, data la facilità di impegno, che non richiede attrezzature né speciali spazi, se non quello di un tavolo. Il braccio di ferro, in inglese armwrestling, acquista l’importanza di disciplina sportiva con suoi regolamenti e federazioni, dal 1952 in California.

Braccio di Ferro è anche il nome italiano del personaggio fumettistico di Popeye, disegnato in origine da da E.C. Segar (1894-1938) e portato nei cartoni animati da Max e Dave Fleischer (1894-1979). Con il successo dei cortometraggi di animazione dal 1933, bisognò trovare un nome gradito anche in Italia. Facendo caso alla forza invincibile del mangiatore di spinaci, e alla sua professione di marinaio, venne adattata la denominazione dello sport di forza, probabilmente perché ampiamente praticato dai marittimi, sia imbarcati che scaricatori nei porti. In effetti il primo attore che nel cinema interpretò il fortissimo Maciste, Bartolomeo Pagano di Genova (1878-1947), era in origine uno scaricatore.

Una legittima curiosità: Il primo Braccio di Ferro mangiava gli spinaci?

Sì, potrebbe anzi essere stato tra i primi occidentali ad apprezzare l’ortaggio. Questa pianta, originaria della Persia era stata portata nei paesi mediterranei dagli arabi, e c’è un documento che fa risalire all’anno 827 l’arrivo in Sicilia degli spinaci.

 

(Immagine di Guglielmo Braccio di Ferro da Wikipedia, autore Giogo, utilizzata con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported).

 

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