Il decennio che va dal 1960 al 1969 è stato un periodo caratterizzato da una serie di cambiamenti profondi che hanno segnato il corso della storia. La spinta verso l’innovazione
ha creato una base su cui molte delle lotte sociali e culturali dei decenni successivi sono state costruite. Le idee di libertà, uguaglianza e giustizia che sono riemerse negli anni sessanta continuano a influenzare le discussioni contemporanee su diritti civili, giustizia sociale e innovazione culturale.
Il fumetto italiano, come altre arti, venne profondamente influenzato da questi temi, come si può vedere passando in rassegna i principali personaggi creati in Italia durante questo periodo.

 

Zagor – 1961

Nel decennio della contestazione un personaggio come Zagor appare emblematico. Rappresenta innanzitutto la ribellione dei figli contro i padri, essendo anche suo co-creatore,con Gallieno Ferri, Sergio Bonelli che è figlio di Gian Luigi, l’ideatore di Tex. Zagor è l’esatto opposto di Tex, che rappresentava il passato. La sua ribellione si manifesta nel rifiuto delle convenzioni e delle divisioni nette tra “bene” e “male”.

 


A differenza di Tex, che si schiera nettamente da una parte o dall’altra, Zagor è un mediatore tra i diversi mondi. Zagor è un ribelle anche per il modo in cui rompe gli schemi tradizionali del genere western e avventuroso. Il suo universo narrativo è un mix di generi che vanno dall’azione all’avventura, dal western alla fantascienza con influenze horror e fantasy. Durante le sue avventure affronta non solo banditi e soldati, ma anche esseri sovrannaturali, alieni e mostri, rendendo la sua saga un ibrido narrativo che sfida le categorizzazioni.

 

Diabolik – 1962

Vero e proprio figlio del suo tempo, Diabolik di Angela Giussani rappresenta una vera e propria rivoluzione nel fumetto italiano dell’epoca. Introduce tematiche, atmosfere e una tipologia di protagonisti completamente nuovi e, per certi versi, eversivi. In un periodo in cui il fumetto italiano proponeva eroi senza macchia e senza paura, Diabolik si presenta come un criminale senza scrupoli che agisce al di fuori della legge. Questa figura così ambigua ha sconvolto le convenzioni, portando una novità assoluta nel modo di concepire il personaggio principale. Il fascino di Diabolik risiede proprio nella sua complessità morale.

 


Nonostante i suoi crimini, il pubblico è dalla sua parte. L’elemento eversivo di Diabolik non risiede solo nella sua moralità ambigua, ma anche nell’ambientazione e nelle atmosfere in cui si svolgono le sue avventure. Diabolik è immerso in un mondo
noir fatto di intrighi, tradimenti, omicidi e lusso sfrenato.
Introduce tematiche adulte come la corruzione, il desiderio di vendetta, la passione e il tradimento. Nonostante (o forse proprio grazie a) queste polemiche, Diabolik divenne un simbolo della contro-cultura e della ribellione. I suoi fan vedevano in lui non tanto un criminale, ma un individuo che sfidava le regole e le convenzioni della società.

 

Kriminal – 1964

Kriminal di Max Bunker e Magnus, nato come imitazione di Diabolik, si impone ancor più del suo predecessore come simbolo di trasgressione, violenza e sfida alle convenzioni sociali, riflettendo l’inquietudine e il fermento culturale di quegli anni. Si inserisce in un contesto di ribellione contro l’ordine costituito, sfidando i tabù e i valori tradizionali che ancora permeavano la società dell’epoca. L’approccio crudo e realistico degli autori segna una novità dirompente, rendendo Kriminal una sorta di specchio delle tensioni e delle paure che attraversavano la società in trasformazione degli anni sessanta.

 


L’altra faccia del decennio del boom economico e dell’affermazione del consumismo rivelava un senso di alienazione, di perdita dei valori e di paura per il futuro. Kriminal, con la sua carica di violenza e anarchia, incarnava questo lato oscuro della società. Kriminal non si batte per una causa giusta o per una vendetta idealizzata: il suo scopo è la distruzione dell’ordine costituito, la sovversione delle regole. Le sue azioni riflettono la frustrazione e la rabbia che molti giovani del tempo provavano nei confronti delle istituzioni e delle autorità, viste come opprimenti. In questo senso, Kriminal diventa un personaggio che, pur nella sua spietatezza, rappresenta una sfida aperta all’ipocrisia.


Satanik – 1964

Satanik di Max Bunker e Magnus rappresenta una riflessione sulla rivoluzione sessuale che attraversava l’Italia degli anni sessanta, colta a metà strada tra il desiderio di abbattere i vecchi tabù e la paura del caos e della disgregazione sociale. Attraverso il personaggio di Marny Bannister, alias Satanik, il fumetto esplora il lato oscuro della sessualità, mettendo in scena una donna che, trasformandosi in una figura seducente e potente, sembra perdere del tutto la propria umanità. In un’epoca di grandi cambiamenti, Satanik fa una riflessione critica sulle ambiguità e della liberazione sessuale.

 


Il contrasto tra l’apparenza esteriore affascinante e l’animo corrotto di Satanik è uno degli elementi centrali del fumetto, che esplora come la bellezza fisica, pur essendo una fonte di potere, possa portare a una deriva morale. Uno dei tratti più evidenti di Satanik, infatti, è il suo utilizzo spietato della sessualità come strumento di dominio. Satanik si impone come un’eroina oscura, capace di ribellarsi a ogni schema predefinito. La sua sessualità è aggressiva e non risponde alle regole imposte dalla società maschile.

 

Valentina – 1965

Dopo Satanik, un altro personaggio femminile del tutto diverso completerà il cerchio della rivoluzione sessuale: Valentina Rosselli, l’affascinante protagonista della celebre serie creata dal disegnatore e autore Guido Crepax.
Valentina, con la sua complessità psicologica, la sua sensualità onirica e il suo approccio non convenzionale alla vita e al sesso, rappresentò una rivoluzione culturale e artistica, incarnando l’immaginario di una donna libera, indipendente e padrona del proprio corpo e del proprio desiderio. Il suo carattere indipendente e la sua naturalezza nel vivere il sesso senza sensi di colpa riflettono l’evoluzione del pensiero che stava attraversando la società in quel periodo.

 


La sessualità di Valentina è fluida e mai priva di sfumature, una specie di viaggio profondo nella psiche e nel desiderio. I sogni erotici di Valentina rappresentano una parte cruciale del fumetto, dove il confine tra realtà e fantasia si dissolve e la dimensione psicologica irrompe. Valentina può essere letta come un personaggio femminista, nonostante le sue complesse e ambigue relazioni con il potere. La sua indipendenza rappresenta una sfida diretta alle norme di una società dominata dagli uomini. Valentina non cerca di conformarsi alle aspettative, né si limita ai ruoli tradizionali di moglie o madre; piuttosto, segue i propri desideri e vive la sua vita secondo le sue regole.

 

Il Comandante Mark – 1966

Nel vasto panorama del fumetto italiano per l’infanzia, uno dei personaggi più rappresentativi della lotta contro il potere costituito è il Comandante Mark (sorta di versione rinnovata del Grande Blek). Seppur in un contesto storico specifico, quello della Rivoluzione americana, il Comandante Mark incarna una figura simbolica di resistenza contro l’oppressione, diventando, di fatto, un emblema della lotta antisistema, non solo sul piano militare, ma anche sul piano morale. Il fumetto degli autori della EsseGesse, attraverso le avventure di Mark, offre una visione romantica dell’eroe rivoluzionario, che sceglie di schierarsi con coloro che subiscono ingiustizie e soprusi, incarnando in questo modo l’ideale dell’uomo libero.

 


I Lupi dell’Ontario rappresentano
una metafora dell’unione popolare che si ribella all’oppressione, esprimono l’idea che la forza dell’individuo è amplificata quando si unisce agli altri in nome di un ideale superiore. In un periodo storico, quello degli anni sessanta, in cui le società europee erano attraversate da movimenti di protesta e rivendicazioni sociali, il Comandante Mark parlava a un pubblico di bambini che stava vivendo un momento di forte cambiamento sociale.

 

Billy Bis – 1966

A rappresentare gli anni del boom economico italiano e dell’affermarsi della cultura pop in Italia ci pensa Billy Bis. La serie popolare concepita da Antonio Mancuso e Loredano Ugolini, con il suo stile spensierato e dinamico, si distingue per il modo in cui riflette lo spirito “libertino” e ottimista del periodo, in cui la voglia di divertimento e la modernità si combinano con un approccio più leggero alla vita. Billy Bis rappresenta l’aria di cambiamento che si respirava negli anni sessanta, un’epoca in cui il rigore del dopoguerra stava lasciando spazio a una maggiore libertà individuale e all’emergere di un immaginario più colorato e irriverente.

 

 

La leggerezza è il filo conduttore che attraversa le avventure di Billy Bis. Non si tratta solo di una leggerezza narrativa, ma anche di un tema più profondo che riflette la mentalità di un’epoca. Le sue avventure, apparentemente superficiali, contengono un messaggio più profondo: la capacità di affrontare la vita con ironia e distacco può essere una forma di resistenza alle difficoltà. La figura di Billy Bis rimane il simbolo di un’epoca in cui la leggerezza non era sinonimo di superficialità, ma di un modo diverso di affrontare la realtà con eleganza.

 

Corto Maltese – 1967

Creato nel 1967 dal geniale Hugo Pratt, Corto Maltese incarna l’essenza dell’eroe romantico, un uomo slegato da vincoli morali rigidi, capace di attraversare confini e culture con il desiderio, mai dichiarato apertamente, di contribuire a un mondo più libero e umano. Corto Maltese è un personaggio sfuggente e contraddittorio. La sua vera natura è quella di un vagabondo, un marinaio che naviga tra avventure esotiche, intrighi politici e guerre senza mai legarsi a un’ideologia. Eppure, in ogni sua azione si avverte una forte tensione un’insofferenza verso ogni forma di ingiustizia, oppressione o dominio.

 


Corto Maltese si schiera al fianco di popolazioni oppresse o fuorilegge, dimostrando simpatia per chi cerca di rovesciare i poteri costituiti. Non è però il classico eroe rivoluzionario, né un guerrigliero: agisce sempre come un individualista, guidato da un codice morale personale.
Il desiderio di cambiare il mondo, per Corto, si esprime attraverso piccoli gesti, interventi puntuali senza pretese di eroismo. Corto rappresenta il sogno utopico di un umanità senza confini, un mondo in cui le barriere vengono abbattute e in cui la diversità culturale è una ricchezza.

 

Gli Scorpioni del deserto – 1969

Gli Scorpioni del deserto non è solo un fumetto di guerra, ma una meditazione sull’umanità, la diversità e la possibilità di costruire legami autentici anche nei contesti più difficili. Hugo Pratt, con la sua capacità unica di fondere avventura e riflessione, ci offre un racconto in cui la fratellanza universale diventa non solo possibile, ma necessaria per sopravvivere alle brutalità della storia. Il gruppo di protagonisti degli Scorpioni del deserto è composto da personaggi di nazionalità diverse: inglesi, italiani, francesi e africani del posto. In questo crogiolo di identità e differenze, Pratt mette in scena una realtà in cui la fratellanza si costruisce nonostante, o forse proprio grazie, alle distanze culturali e linguistiche.

 


Le differenze nazionali o razziali diventano irrilevanti di fronte alla necessità di collaborare e sopravvivere insieme. Uno dei messaggi più profondi che emerge da Gli Scorpioni del deserto è quello di una fratellanza universale, un’utopia che prende forma in un ambiente apparentemente ostile e divisivo come quello della guerra. Hugo Pratt, con la sua visione umanista, crede nella possibilità di un mondo in cui le differenze culturali possano essere superate attraverso l’incontro e il dialogo tra le persone. Questo spirito di fratellanza è il vero cuore della narrazione, che trasforma Gli Scorpioni del deserto in una riflessione sul bisogno umano di connessione e comprensione.

 

Alan Ford – 1969

Alan Ford, il capolavoro di Max Bunker e Magnus nato sul finire di un decennio caratterizzato dall’esplosione di movimenti culturali e sociali, è una delle opere più originali e iconoclaste del panorama italiano. Il Gruppo Tnt è formato da una serie di personaggi tanto strambi quanto emblematici, che, nonostante i loro difetti e la loro goffaggine, formano una squadra, dove ognuno, con i propri mezzi, contribuisce al successo. Il principio che li tiene insieme è la loro reciproca dipendenza: nessuno dei membri del Gruppo Tnt. potrebbe sopravvivere o portare a termine una missione senza l’aiuto degli altri.

 


Questa dinamica collettiva diventa un elogio dell’
unità in un contesto che costantemente deride il culto dell’individualismo e dell’eroismo solitario. Anche se si lamentano, si criticano e si punzecchiano a vicenda, Alan Ford e compagni sanno che alla fine dovranno contare l’uno sull’altro. Questo ribaltamento del concetto di fratellanza rende la serie non solo una parodia del genere avventuroso, ma anche una riflessione su come la solidarietà sia l’unica risposta in un mondo ingiusto e privo di senso.

 

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2 pensiero su “I RIVOLUZIONARI FUMETTI ITALIANI DEGLI ANNI ’60”
  1. Il povero Buzzelli non viene mai ricordato, ma “La rivolta dei racchi” è del 1967 e si potrebbe considerare la prima Graphic Novel italiana. “Una ballata del mare salato” è più in fulleiton.

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