La via più tipica del paese di Alassio sul mare della Liguria, un lungo percorso simile alle calli di Venezia soprannominato il “budello”, è sempre affollato da turisti e villeggianti.

A metà di questa strada pedonale, davanti all’antica chiesetta della Carità, trovo un pittore seduto davanti al suo cavalletto, e appoggiate lungo la facciata sono esposte le sue creazioni; quadretti realizzati ad acrilico su tavolette di compensato, facili da vendere e trasportare.

– Sono Livio Giunchino, ho 58 anni e vengo da Salerno. Mio padre era povero, ma mi incoraggiò a intraprendere una carriera artistica. Ebbi la fortuna di avere come maestro Salvatore Emblema (1929-2006), un napoletano che faceva collages di foglie secche, stoffe. Collaborava con Lucio Fontana, ma sapeva disegnare, e certe sue opere vennero esposte in Vaticano, al Metropolitan Museum di New York, agli Uffizi di Firenze e al palazzo Reale di Napoli. Frequento poi la fabbrica di ceramiche di Capodimonte a Napoli e quella di Deruta in Umbria. Raggiungo infine l’accademia di Brera a Milano, dove riesco a laurearmi in pittura. Fu lì che, per pagarmi il soggiorno e i materiali d’arte, iniziai a dipingere per strada e a vendere le mie opere ai passanti. Come vedi continuo ancora adesso. Per un certo periodo sono attivo nei laboratori dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, come restauratore di sculture e ceramiche. A Milano avrò il compito di rinnovare la doratura della Madonnina in cima al duomo. Poi andrò a insegnare al conservatorio di Aosta. In quell’ambito facevo vedere agli allievi musicisti come si interpreta artisticamente la musica. Mentre loro suonavano io dipingevo, e il risultato stupiva sia i maestri sia gli orchestrali. Sono stato anche all’estero, a Parigi, ma invece che nella ormai troppo sfruttata Montmartre mettevo il mio cavalletto all’aperto sugli Champs Elysées e lungo il fiume Senna.

Come sei arrivato ad Alassio?

– Dalla Francia passai in Italia attraverso Ventimiglia e Sanremo, ma è stato a Imperia e poi ad Alassio che mi sono stabilito, dal 2019. Questa cittadina mi piace, e il “budello” è un ottimo luogo di passaggio per far vedere le mie opere.

Sono opere ispirate soprattutto al fumetto e ai cartoni animati…

– Già, avevo iniziato a copiare fumetti dall’età di nove anni. Ritornare a produrre personaggi per bambini è stato come ringiovanire fino all’adolescenza.

Livio Giunchino, il tuo lavoro evidentemente ti soddisfa, ma ti permette di campare ?

– Sì e no, ma io sono di modeste pretese e mi adeguo.

Penseresti di alternare i personaggi dei fumetti e dei cartoni animati con qualcosa di diverso? Per esempio soggetti religiosi, visto che lavori davanti a una chiesa antica…

– Ci penserò, ma intanto non so stare senza far muovere i pennelli. Potrei fare un quadro per te?

Giusto perché abbiamo parlato di arte religiosa, ti propongo un soggetto sul quale ho scritto un articolo per Giornale POP. Santa Perpetua, lottatrice e martire a Cartagine.

– Eccotela fatta, dolce di espressione e valente d’animo, lei lotta contro i malvagi e sa vincere per il bene. Mi ispira dipingerla prosperosa come le donne che piacciono a me, in perizoma e niente altro, ma è un nudo buono: non c’è ostentazione erotica in lei ma solo un corpo giovane e vigoroso in serenità e onestà femminile di intenti.

Un’interpretazione fumettistica. Grazie Livio Giunchino, i fumettari creano sulla carta, tu sulla tela.

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