La parabola di Kriminal, l’iconico personaggio di Max Bunker (Luciano Secchi) ai testi e Magnus (Roberto Raviola) ai disegni, durata dal 1964 al 1974, coincide con il periodo aureo della Editoriale Corno, della quale fu il titolo più venduto. La storia di Kriminal, come tante altre, si compone di un’ascesa, un culmine e una caduta: la analizzeremo qui di seguito, considerando le annate e gli episodi che le hanno caratterizzate.


1964

Kriminal nasce sulla scia di Diabolik, nel tentativo di sfruttare la moda dei fumetti neri che stava prendendo piede dopo il clamoroso successo ottenuto dall’antieroe di Angela Giussani. Fin dal primo numero, però, si intuisce che Antony Logan (alias Kriminal) è diverso, sia nelle storie sia nei disegni.
Se le sorelle Angela e Luciana Giussani, almeno all’inizio, si rifacevano ai gialli del primo Novecento ed erano insuperabili nel costruire meccanismi perfetti, Max Bunker viaggiava su tutt’altre rotte. Le sue storie erano moderne, controcorrente e zeppe di tutte quelle fragilità umane che le rendevano vive. Nel primo numero Bunker prende spunto da Edmond Dantes, il conte di Montecristo, e dalla sua inestinguibile sete di vendett
a: Kriminal uccide uno dopo l’altro i tre soci in affari del padre che lo rovinarono portandolo alla morte.

Gli omicidi sono effettuati con una ferocia mai vista prima nel fumetto. I disegni di Magnus non sono da meno. Mai in passato ci si era trovati davanti un esordiente di quella levatura. Uno stile già completamente inserito nella tradizione fumettistica, caratterizzato da pesanti ombre nere a rendere tridimensionali le figure e nello stesso tempo definire il mood cupissimo delle storie.
Nel 1964 Magnus disegna tre storie su cinque, quella di dicembre, “Omicidio al riformatorio”, è il primo capolavoro della saga. Una storia torrida dove avidità, bramosia e perversione si uniscono in un equilibrio che ha del soprannaturale. Magnus si rivela il miglior disegnatore di indumenti femminili sulla piazza, stuzzicando i ragazzini dell’epoca che si faceva un baffo della scritta “fumetto per adulti” che campeggiava in copertina.


1965

Dall’inizio del 1965 Kriminal cambia periodicità e, a testimonianza dell’immediato successo, diventando quattordicinale. Bunker capisce di avere imboccato la strada giusta ed è determinato a percorrerla fino in fondo. Le storie sono sempre più caratterizzate dalla ferocia del protagonista, che non perde occasione di sfogare il suo immenso sadismo sulle sue vittime che, come ben sa chi ha letto il bellissimo articolo di Sauro Pennacchioli, “Kriminal, uccidile tutte!”, sono per la maggior parte di genere femminile.
Sono donne quasi sempre bellissime ma non sono certo delle sante, sono bacate dentro, non sembrano avere nessun valore morale e vivono sfruttando gli uomini a loro piacimento. Il ruolo di Kriminal in questo mondo di donne perfide e corrotte sembra quasi quello dello spietato giustiziere che prima le condanna e poi esegue la pena.

Su questa falsariga nascono alcune storie memorabili come la trilogia della cattura di Kriminal (n.7-8 e 9), dove prende forma la splendida intuizione del triangolo amoroso tra Milton, Gloria e Tony. Le storie sono tutte scritte con la pancia ed è inutile cercare al loro interno la benché minima traccia di coerenza, come quando Kriminal si salva dall’impiccagione infilandosi un tubo di gomma nella trachea.
Un altro settore dove
Luciano Secchi eccelleva erano i titoli degli albi attraverso i quali riusciva a evocare immagini e situazioni di fiabesco rapimento conferendo all’episodio una dimensione immaginifica aperta a qualsiasi soluzione narrativa. In questo periodo spiccano “Carnet da ballo”, “Ecatombe in technicolor “ e “Feste in lutto”.
Nel 1965 l’attività di Magnus è frenetica, oltre Kriminal disegna anche l’avventuriera-strega Satanik e l’agente segreto Dennis Cobb, questo iperlavoro lo porta, per fare in fretta, a inserire nel racconto numerose silhouette nere che finiranno per diventare il suo marchio di fabbrica.


1966

Il successo di Kriminal non accenna a diminuire, anzi. Dal marzo di quest’anno la periodicità diventa settimanale, evento unico per una pubblicazione tascabile. Eppure Magnus e Bunker non sembrano risentirne, anzi la qualità degli albi usciti in quest’anno rappresenta probabilmente il picco dell’intera serie, sia per i testi che per i disegni.
Con il n. 33, “La notte più lunga”, Luciano Secchi dimostra di essere di un altro livello rispetto a tutti gli altri sceneggiatori di fumetti neri in Italia, comprese le sorelle Giussani. Gloria sta per sposarsi con Milton ma non riesce a dimenticare Kriminal. Tra Gloria e Kriminal c’è un attrazione malsana, la schizofrenica duplicità di amore e odio che tira in ballo suggestioni hitchcockiane, che peraltro Bunker padroneggia da maestro. Il n. 52 “il prezzo della gola” inaugura una serie di albi dedicati ai sette peccati capitali (“Ira funesta”, “la superbia è donna…”) dove la fa da padrone l’elemento grottesco.

Sembra di essere in un girone dantesco dove i golosi sono puniti in ragione dei loro peccati. L’albo contiene più di una suggestione derivata dal Satyricon di Petronio Arbitro, in particolare si fa riferimento all’interminabile banchetto di Trimalcione. L’equilibrio tra l’humor (naturalmente nero) e gli elementi di tensione è perfetto e ne fa una delle più belle storie di Kriminal, se non la migliore.
Con il n. 55 “Dramma in collegio” e l’avvento di Lola, la ferocia di Kriminal perde mordente e il nostro tende ad ammorbidirsi (fin troppo) come si può notare in un altro dei numerosi capolavori di questo periodo: il n. 69 “Perry non si tocca”. Si tratta di una delle storie più belle della serie, dove conosciamo il lato più personale e sensibile di Kriminal, che rivede nel piccolo Perry sé stesso e le ingiustizie da lui subite. Anche Magnus raggiunge in questo anno un perfetto equilibrio nel disegno tra la cura del dettaglio e la stilizzazione.


1967

Il 1967 è un anno cruciale per il Re del delitto, dove il nuovo corso iniziato da Max Bunker l’anno precedente, che aveva dato vita ad alcune storie uniche per il loro equilibrio perfetto tra humor e tensione, inizia a virare decisamente verso il comico. Durante quest’anno però il livello degli albi rimane perlopiù alto anche se a una analisi attenta si possono già intravedere i semi della decadenza che sarebbe giunta nel prossimo futuro. Ci sono episodi dove compaiono temi legati all’attualità e al sociale come “I pescicani hanno i denti aguzzi”, “La guerra è bella solo per chi specula” e “ La testa di legno”. Questi temi sono trattati mediante la satira cinica e controcorrente.

Il passaggio da assassino feroce a quasi paladino della giustizia, dovuto alle continue denunce per la violenza delle storie, aveva lasciato l’amaro in bocca a molti lettori, e così, per non rendere la vita di Kriminal troppo noiosa, Secchi tenta di rivitalizzarla facendogli morire il figlio appena nato nel dittico immortale “Il viale del destino” e “Il giusto segno della legge”.
Il 1967 è anche l’anno in cui Max Bunker consegna a Magnus la sceneggiatura del primo numero di Alan Ford. E spunti di “proto-alanfordismo” si ritrovano sempre più frequentemente all’interno degli albi di Kriminal, fino al delirio del n. 93: “Festa happening”. Si tratta di un numero particolarissimo dove Bunker mette la componente gialla in sottordine e sguinzaglia la sua vena surreale che spazia indisturbata fino a fagocitare l’intero albo. Siamo dalle parti del disneyano “
Pomi d’ottone e manici di scopa”, per intenderci, con gli animali parlanti e tutto il resto. Analogamente il disegno di Magnus si fa più caricaturale, scontentando gran parte dei fan della prima ora.

 

1968

Nel 1968 Max Bunker, in vacanza in Versilia, scopre in un’edicola i supereroi Marvel e ne rimane folgorato. Di lì a poco l’Editoriale Corno inizierà a pubblicare il materiale Marvel ottenendo un successo incredibile. Ma già qualche influenza del mondo Marvel sembrano apparire anche nelle storie di Kriminal. Se Kriminal poteva essere paragonato a un supereroe, mancava un nemico all’altezza dei vari Dottor Destino e Goblin. E il nemico arrivò, si trattava di Mister Ypsilon, che, insieme alla fidata Lady Black, è il vero protagonista del 1968. Si tratta di un personaggio misterioso, spietato, completamente votato al male, una sorta di nemico assoluto che dopo essere rimasto nell’ombra si disvela nel n. 149, nell’albo intitolato semplicemente “Mister Ypsilon”.

Si tratta del perfetto contraltare per un Kriminal, ormai diventato una specie di paladino della giustizia che arriverà addirittura a unire le sue forze a quelle del commissario Milton per affrontare questa temibile minaccia. La dark lady Lady Black, protagonista del n. 150, rassomiglia in modo preoccupante a Gloria. Gli episodi dove appare questa pericolosa coppia sono quelli che tengono alta la qualità dei tempi migliori, in una saga dove i numeri disegnati da Magnus (che sta già realizzando i primi numeri di Alan Ford) si dimezzano passando dai 22 del 1967 agli 11 del 1968. Magnus modifica il proprio stile nel senso di una sempre maggiore uniformità e stilizzazione. I lettori si lamentano che i volti si assomigliano tutti e di come disegna le mani. Bah. Avercene.


1969

Il 1969 è l’anno che vede l’esordio nelle edicole di Alan Ford, la nuova creazione di Magnus e Bunker, che per l’estrema cura nei dettagli dei disegni porta via un sacco di tempo alla coppia. La nuova testata però non ottiene un successo immediato e per vari mesi sarà a rischio di chiusura.
Con questi presupposti Magnus non può certo abbandonare Kriminal, del quale realizza nel corso dell’anno 12 albi.
Le storie di Bunker perdono la loro vis comica, che è interamente assorbita da Alan Ford, e tornano al thriller. In questo periodo Bunker ha un’ennesima intuizione: i veri criminali non sono più quelli della cronaca nera, ma i colletti bianchi che si annidano nelle pieghe della società e commettono crimini finanziari, meno evidenti agli occhi del pubblico ma più devastanti per la comunità.

Questa intuizione si materializza nel trittico “Il triangolo isoscele”, “L’ira del cielo” e “La nuova linea”, albi tra i più belli prodotti dal duo. Qui i cattivi sono tre speculatori finanziari disposti a tutto per accumulare soldi e potere. Magnus ha raggiunto una pulizia di disegno che lascia intravedere il maestro del fumetto che si avviava a diventare.
Ovviamente ci sono piccoli peccati veniali nella produzione di questo periodo, legati principalmente alla gran mole di lavoro che ancora lo oberava. I detrattori fanno notare la fastidiosa tendenza a clonare i visi facendoli sembrare tutti uguali e la ripetizione quasi in fotocopia di intere vignette. Con i
l n. 219, “La vecchia bicocca”, fa il suo esordio Giovanni Romanini, delfino del grande Magnus di cui sostanzialmente ripropone lo stile.

 

1970

Per tutto il 1970 Kriminal continua a uscire ogni settima, in un anno escono quindi 52 albi dei quali solo 8 sono disegnati da Magnus. Tra i disegnatori c’è la new entry Giovanni Romanini che realizza 8 numeri e il raymondiano Frank Verola, che ne realizza altrettanti. Quello che pesa di più sulla serie è il fatto che Max Bunker scriva sceneggiature solo per Magnus lasciando il grosso della produzione in mano a Gianpaolo Frascati, Luciana Attardo Magrini ed Erasmo Buzzacchi. Tutti onesti professionisti, in particolare Luciana Attardo Magrini, giovanissima regista pubblicitaria prematuramente scomparsa negli anni Ottanta, ma privi di genialità.

La serie comunque continua a vendere bene e gli 8 numeri del duo sono per i fan altrettanti colpi al cuore. Si può tranquillamente dire che ciascuno di loro è un piccolo capolavoro fumettistico, sembrano però episodi estemporanei, a se stanti, senza una linea unitaria e una visione di fondo. Succede come se i due, ormai completamente concentrati sui Alan Ford, stessero raschiando il fondo del barile alla ricerca degli ultimi gioielli.
Il n. 236, “Una fredda giornata di nebbia”, è un classico giallo londinese dove Magnus con pochi segni grafici riesce a conferire alla storia un mood unico. Il n. 245, “Paura”, è un thriller straordinario che inizia con Kriminal legato ad un binario ìn attesa della locomotiva. Nel n. 250, “Record”, un killer della mafia americana viene incaricato di uccidere Kriminal. Il n. 251, “Adam”, è un perfetto  meccanismo a orologeria che racconta una grossa rapina in banca.

 

1971

Nel 1971 Alan Ford spicca il volo. Dopo i numeri dedicati al criminale ubriacone Superciuk diventa il fumetto del momento. Magnus e Bunker sono costretti a diminuire ulteriormente il loro apporto a Kriminal. Nel corso dell’intero anno si contano soltanto tre numeri realizzati da loro, due dei quali peraltro dedicati alla resurrezione di Lola, di cui, in tutta sincerità avremo volentieri fatto a meno. Dall’altro lato si riduce l’apporto di Romanini: preso ormai completamente dalle chine di Alan Ford non riesce a realizzare che soli tre albi in tutto l’anno. Bontà sua, Max Bunker con il n. 319 inizia a scrivere sceneggiature di Kriminal per il buon Romanini.

Tra i disegnatori non possiamo non ricordare Rancho, al secolo Ilario Ranucci, che inizia nel 1967 e in questo 1971 disegna 5 albi. L’altrettanto mitico Titto, al secolo Franco Scargiali, è la colonna degli ultimi anni di Kriminal: nel 1971, primo anno di collaborazione, disegna 7 albi. Lo storico figlio d’arte Roberto Peroni Corbella, collaboratore da lungo tempo dell’Editoriale Corno, nel 1971 disegna 8 Kriminal. Il già citato Frank Verola nel 1971 realizza 9 albi.
Concludiamo l’anno prendendo in considerazione uno dei tre albi di Kriminal realizzato da Magnus e Bunker, che sembra però un episodio di Satanik: il n. 296, “Motu psichedelico”. Vi si racconta di un uomo che per guarire da un tumore si rivolge a una strega, la quale per compiere il rito ha bisogno del sangue di Kriminal. Piuttosto debole.


1972

Il 1972 può essere definito l’anno della decadenza. Sebbene la periodicità rimanga settimanale a testimonianza di vendite ancora elevate, Magnus per la prima volta non disegna nemmeno un albo. Luciano Secchi da parte sua scrive soltanto 5 sceneggiature, 4 disegnate da Giovanni Romanini e una da Leo Lombardi. Tra gli autori fa il suo esordio la giovane Maria Grazia Perini, redattrice tuttofare che di lì a poco diventerà il braccio destro di Max Bunker. Ma l’evento che colpisce maggiormente i fan è quando l’onere delle copertine passa dal mitico Luigi Corteggi a Magnus. I fan sono sconcertati, da anni ormai erano abituati a comprare i numeri di Kriminal sulla fiducia dopo essere rimasti stregati dalle copertine del grande “Cortez”.

Erano copertine dal considerevole impatto grafico ed emotivo, che Corteggi disegnava spesso avendo a disposizione solo il titolo. Questo sistema lo lasciava libero di accogliere tutta una serie di suggestioni che riusciva sempre a coagulare in un’immagine fortemente evocativa.
Giustamente considerato oggi come uno dei più grandi copertinisti di sempre, le sue tempere si pongono allo stesso livello di quelle che Carlo Jacono realizzò per Segretissimo e di quelle che Karel Thole realizzò per Urania.
Ma c’era l’urgenza da parte dell’editore di dare in pasto ai lettori il segno di Magnus, che ormai non disegnava più storie intere per Kriminal: i lettori poterono gustarlo di nuovo almeno sulle copertine. Tutte le copertine fino alla fine dell’anno sono realizzate da Magnus, non con la tempera ma con la china. Purtroppo non raggiungono la metà della suggestione che hanno quelle di Corteggi.


1973

Nel 1973 L’Editoriale Corno, forse distratta dal successo dei supereroi Marvel, è costretta a prendere bruscamente atto del fatto che il calo delle vendite di Kriminal non permette più di mantenere una periodicità settimanale.
In gennaio e in febbraio le uscite continuano a essere quattro al mese anche se la cadenza settimanale è mantenuta artificiosamente grazie alla ristampa di numeri del passato come “Paura tra le piramidi” in gennaio e “Il prezzo della gola” in febbraio. Poi, in marzo, la periodicità diventa quattordicinale, ma non è pensabile nemmeno di mantenere quella: dal mese di aprile bisogna ripiegare sulla periodicità mensile. Intanto Magnus non riesce nemmeno ad assicurare i disegni per le copertine che vengono affidate a Romanini e ad altri disegnatori.

Durante questo anno travagliato Romanini realizza soltanto il numero il 400, il profetico “Kriminal è morto”, su sceneggiatura di Luciano Secchi. Nonostante la periodicità mensile, i numeri di ottobre e di novembre sono nuovamente due ristampe: “La testa di legno” e “La ballata dell’oro nero”. Siamo letteralmente agli sgoccioli. La maggior parte dei testi sono firmati da Maria Grazia Perini, che scrive storie legate alla tradizione del personaggio, dove spesso ritornano personaggi del passato.
Franco Scargiale è la presenza più assidua ai disegni. Riflettendo sul finale annunciato nel n. 400 ci si chiede se fosse veramente inevitabile o se nessuno fece nulla per evitarlo. Forse con il senno di poi a Romanini, che era amato dai lettori, potevano essere evitate le chine di Alan Ford per essere lasciato su Kriminal, dove avrebbe potuto produrre una dozzina di albi all’anno naturalmente scritti da  Max Bunker.

 

1974

Con il novembre 1974 il sipario si chiude su Kriminal. In quest’anno escono 11 numeri di Kriminal di cui tre sono ristampe. Degli inediti, 7 sono scritti da Maria Grazia Perini e 1 da Erasmo Buzzacchi. Alle matite i fedelissimi Franco Scargiali, Enzo Carretti e Frank Verola. L’ultimo numero, il 419, ironia della sorte è realizzato da Luigi Corteggi.
La parabola di uno dei più grandi personaggi del fumetto italiano lascia un po’ l’amaro in bocca. L’impressione è quella che, se gestito meglio, Kriminal avrebbe potuto avere un destino simile a quello di Diabolik, il suo concorrente. La scelta del passaggio alla periodicità settimanale, che Diabolik non arrischiò mai (al massimo quattordicinale), riflette il carattere dell’editore Andrea Corno, che puntò tutto sullo sfruttamento immediato del grande successo ottenuto.

Altra scelta sbagliata fu quella dei due autori principali di sfilarsi progressivamente dalla serie, lasciando un vuoto di visione artistica che inevitabilmente diede vita a numeri che divennero una serie di episodi a sé stanti, privi di una continuity coerente. Del resto l’impressione è che i due abbandonarono Kriminal soprattutto a livello mentale, ritenendolo superato, un inutile relitto di un passato da dimenticare, una specie di scarpa vecchia.
Ma sbagliarono, perché, come dimostra il successo di tutte le ristampe che Bunker propose negli anni (ho perso il conto), l’interesse dei lettori è rimasto vivo fino ai giorni nostri.
Quando arrivi alla fine di un articolo come questo ti rimane addosso qualcosa di dolce amaro. Dolce perché hai ricordato quei tempi in cui la carica di fantastico contenuta nei fumetti sapeva prenderti per mano e portarti lontano. Amaro perché le cose sarebbero potute andare diversamente e tu ti saresti divertito di più.

 

Un pensiero su “UNO A UNO I DIECI ANNI DI KRIMINAL”

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