3 ragazzi ninja (3 Ninjas) è un film vecchio di quasi trent’anni. Parliamo del 1992, che non è proprio ieri o ieri l’altro. Il passato non può essere (ri)valutato con gli occhi del presente, a patto di voler scivolare su quella buccia di banana con il bollino revisionismo.
Tuttavia 3 ragazzi ninja non è un brutto film in un’ottica contemporanea. No, 3 ragazzi ninja è proprio una scemenza, oggi esattamente come lo era nel 1992.

C’era una volta, tanto tempo fa, un futuro ormai passato. Un futuro fantasiosamente idealizzato sulla cui fronte c’era scritto Giappone.
Tokyo e le altre grandi metropoli giapponesi erano giungle di plastica e metallo dove al posto di rami e liane si aggrovigliano insegne al neon dai colori fluo-shock e schermi giganti a perdita d’occhio. Per il resto del mondo rappresentavano l’istantanea di un luogo dove il domani era già arrivato.

3 ragazzi ninja tra ieri e oggi

 

3 RAGAZZI NINJA – MA PROPRIO NINJA NINJA

 

Metti però che non erano mica i giapponesi a fartela pesare ‘sta cosa: c’era Hollywood a rimarcare bene il concetto. Negli anni ottanta il tecno-rampantismo del Giappone porta l’America a vivere ed esportare in tutto il mondo la sua infatuazione per la terra del Sol Levante. Rapporto, del resto, basato per lo più su una bizzarra dicotomia amore-timore.

Già nel 1979 faceva la sua comparsa sugli schermi la Weyland-Yutani, la compagnia che in Alien, con le sue oscure macchinazioni, punta a sfruttare gli xenomorphi come bio-armi. Tra l’altro, inizialmente, il nome scelto per la compagnia nippo-americana era Weyland-Toyota. Nome poi scartato per ovvie ragioni, ma che, in effetti, centrava il concetto. Pure troppo.

In RoboCop, Ed-209, così ingombrante, goffo e difettoso è la fantascientifica rappresentazione di un’industria che non è in grado di competere e tenere il passo con produzioni estere più efficienti. Metafora abbastanza sottile, che in RoboCop 3 degli sceneggiatori poco delicati trasformano nel classico elefante nella stanza.

Oppure, a proposito di elefanti nella stanza, Marty McFly, no? Che nel 2015 di Ritorno al Futuro – Parte II viene licenziato dal suo capo, il signor Fujitsu, nonostante la discutibile, quanto lecchinosissima, doppia cravatta a fantasia Sol Levante. Oppure ancora, Die Hard – Trappola di Cristallo, dove John McClane, con moglie e terroristi, “festeggia” il Natale al Nakatomi Plaza.

3 RAGAZZI NINJA – MA PROPRIO NINJA NINJA

 

Questi sono solo alcuni esempi. La lista di titoli che guardavano a Oriente tra meraviglia e paura è lunga. Soprattutto in ambito fantascientifico, filone noto per la capacità di dare corpo alle paranoie di ogni forma e misura. Qui si prende in considerazione solo un piccolo, quanto inquietante, risvolto: l’ascesa dei film sui ninja.

Quando gente come Bruce Lee, Sonny Chiba, Sho Kosugi e Jackie Chan arrivarono in Occidente fu un gran momento. Nei primi anni settanta, in molti Paesi le restrizioni della censura su linguaggio e violenza cominciavano ad allentarsi. Perciò i polizieschi e i crime drama come, che so… Bullitt, si sono diffusi a macchia d’olio. La cosa forse più importante è che negli anni settanta c’è stata l’esplosione dei film d’arti marziali di Hong Kong.

Sicuramente in gran parte (se non in tutto) il merito è di Bruce Lee. Con Il furore della Cina colpisce ancora, Dalla Cina con furore e I 3 dell’operazione Drago ha fatto conoscere i film di mazzate-uattà™ all’Occidente. Anche se ciò che ha influenzato maggiormente i successivi film action occidentali è stato il lavoro di Sonny Chiba. Ché Chiba, per soddisfare la sete di mazzate, sangue e violenza, ha allattato allegramente il pubblico alla sua tettina per anni.

Il rovescio della medaglia è che da qui in poi le cose sono precipitate in un’appropriazione culturale indebita, con porcate ai limiti del tollerabile. Si passava con scioltezza dal successo di cose innocue, ma comunque allucinanti, come Karate Kid, ad altre totalmente agghiaccianti tipo la serie Guerriero americano.

3 RAGAZZI NINJA – MA PROPRIO NINJA NINJA

 

Urletti, calcetti e mossette ai limiti della sindrome di Tourette venivano sbattuti ovunque. Che fosse action, dramma o commedia poco importa: il genere era solo un dettaglio. In questo senso, 3 ragazzi ninja rappresenta uno degli ultimi, disperati colpi di coda di una moda delirante che finalmente stava esaurendosi. Che, prima della dipartita, ha assestato un paio di colpi mica da ridere.

In 3 ragazzi ninja, Samuel, Jeff e Michael, sembrerebbero tre ragazzini come tanti. Se non fosse che ogni estate trascorrono le vacanze nel ranch del nonno. Attenzione: nonno Mori (Victor Wong) è giapponese. I come e i perché di questa parentela non sono chiari. Conta solo il fatto che Mori sia giapponese e quindi va da sé che questo basta e avanza per renderlo un esperto di arti marziali.

A ogni modo, il vegliardo, in virtù delle proprie radici, addestra i nipoti nell’arte mistica e fantasiosamente stereotipata del ninjustu cinematografico. Questo prevede, come ogni buon educatore sicuramente saprà, il mettere in mano a dei bambini armi vere e potenzialmente letali. Con cui, un paio di settimane l’anno possono “addestrarsi a fare i ninja”.

3 RAGAZZI NINJA – MA PROPRIO NINJA NINJA

 

Così, una volta terminato “l’addestramento” durato sì e no una settimana, nonno Mori decide sia giunto il momento per i ragazzi di essere battezzati coi loro nuovi nomi da “ninja”: Rocky, Colt e Tam Tam. Nomi da ninja, ma proprio ninja ninja. Sanjuro, Takeda e Kambei, per esempio, parevano troppo americani.

Detto questo, facciamo la conoscenza di Sam Douglas, agente Fbi e padre dei ragazzi. Sam è sulle tracce del suo acerrimo nemico, il criminale internazionale (sfortunatamente non Zack, ma un altro) Snyder. Quest’ultimo, nonostante sia più volte a un soffio dalla cattura, riesce sempre a farla franca. Perdindirindina. Ciò grazie pure al fatto di essere a capo di un esercito di ninja.

Questo significa che, per far capire a tutti che loro sono ninja, ma proprio ninja ninja, vestono sempre nella classica tenuta nera con cappuccio e maschera come tutti se l’immaginano. Altrimenti, durante le varie scene qualcuno potrebbe non arrivare al punto che loro sono proprio ninja ninja a tutti gli effetti. Ciao filosofia, che prevede la mimetizzazione con l’ambiente circostante.

Comunque sia, sfuggito nuovamente all’arresto, Snyder va al ranch di nonno Mori. Perché, comodamente ai fini della trama, in passato i due erano compagni d’allenamento. Perciò, saputo che Mori è il suocero dell’agente Douglas, tenta di fare pressioni su di lui affinché Douglas abbandoni le indagini.

3 RAGAZZI NINJA – MA PROPRIO NINJA NINJA

 

Arriva il delirante segmento in cui 3 ragazzi ninja tenta di copiare Tartarughe Ninja. Snyder invia un drappello di soldati, ma proprio ninja ninja, in pieno giorno all’assalto del ranch. Grazie alle abilità dei tre ragazzini, tutti vengono facilmente pestati. Se tanto mi dà tanto, fossi Snyder rivedrei le mie politiche d’assunzione.

Dopo svariati tentavi di allungare vergognosamente il brodo, arriviamo alla parte in cui dalle Tartarughe Ninja si tenta di copiare Mamma ho perso l’aereo. Dato che i ninja hanno fallito, Snyder assolda tre scagnozzi. Un trio di tizi rappresentati così male nel tentativo di farli apparire stupidi a tutti i costi da far quasi tenerezza.

Apro e chiudo una parentesi: una catena è forte tanto quanto il suo anello più debole, no? La sospensione del dubbio, cioè l’atto volontario in cui mettiamo da parte qualsivoglia tipo di facoltà critica allo scopo di fruire di un’opera di fantasia, funziona allo stesso modo. In altre parole, credere che un uomo sia in grado di volare e sparare raggi dagli occhi per seguirne le vicende è un conto. La cessazione di ogni tipo di facoltà cerebrale è un altro paio di maniche.

3 RAGAZZI NINJA – MA PROPRIO NINJA NINJA

Questi tre tizi che ha assoldato cercano di fare irruzione quando i genitori dei 3 ragazzi ninja non sono in casa. Che te lo dico a fare: una versione di Mamma ho perso l’aereo con un cuneo di metallo nella tempia e la bava alla bocca. Giusto perché qualcuno è convinto che la sospensione del dubbio sia il baluardo in grado di giustificare ogni demenziale, illogica porcata. A ogni modo, da qui in poi non c’è molto altro da dire su ‘sto 3 ragazzi ninja. Certo, ci sarebbe da descrivere il finale.

Vediamo un asiatico vecchio, grasso e mezzo acciaccato che vestito da ninja somiglia a un raviolo bruciato. Questo raviolone, lasciando il piatto in cui si trovava, parte alla riscossa per salvare i nipoti. I quali, a loro volta si salvano da soli e poi, tutti insieme, a mossette, calcetti, sputi e pernacchie meno credibili di una moneta da tre euro, sgominano una banda di criminali internazionali.

 

Perciò 3 ragazzi ninja è, per usare un termine specificamente tecnico, un abominio cerebrale. Un disperato tentativo di sfruttare il talento creativo di altri e battere, vergognosamente, cassa il minimo indispensabile copiando il successo di altri film. Il problema sta nel punto principale alla base del film: il nulla.

Il solo fatto di provare a mettere insieme, sorta di forzatissima commistione, Tartarughe Ninja e Mamma ho perso l’aereo, basta e avanza per qualificare tutta ‘sta roba. Per dire, prendiamo proprio Mamma ho perso l’aereo: perché funziona? Perché la sospensione del dubbio funziona tanto quanto funzionano le regole che il film stesso stabilisce.

Applicando le regole della vita reale, Mamma ho perso l’aereo finirebbe in otto minuti. No, il punto è che il film definisce delle regole interne che rispetta rigorosamente e quindi, nell’insieme, diventa plausibile. Difficile credere che un genitore possa dimenticarsi di un figlio, ma ti presentano una famiglia numerosissima di frastornati al massimo.

 

La costruzione mette la premessa sotto una luce di plausibilità. Anche se è proprio Kevin a essere un po’ troppo sopra le righe, Harry e Marv sono una coppia d’imbranati. Vista la loro mancanza di buon senso, e grazie all’effetto sorpresa, il loro cascare nelle trappole di un bambino risulta, di nuovo, plausibile.

Per dire, no, quando Marv tenta d’entrare in casa passando per la porta sul retro? Afferra il pomello della porta restando ustionato, perché non poteva prevedere che Kevin ci avesse legato dietro un cannello, arroventandolo. Questo è il punto: un pizzico d’impegno per far in modo che la sospensione del dubbio funzioni. Invece no. In 3 ragazzi ninja si deve sciroppare gag che non fanno ridere manco per sbaglio.

Bisogna pure credere che tre bambini, insieme a un vecchio acciaccato e sovrappeso, sgominano a mani nude un esercito di ninja criminali. Criminali che, del resto, le armi ce l’hanno per bellezza: a nessuno viene in mente di usarle per piazzare un bel proiettile nella fronte dei tre ragazzini.

 

3 ragazzi ninja, incredibile ma vero, ebbe tre seguiti.

  • I nuovi mini ninja (3 Ninjas Kick Back) uscito nel 1994.
  • Tre piccole pesti (3 Ninjas Knuckle Up) del 1995.
  • Lo stile del dragone (3 Ninjas: High Noon at Mega Mountain) del 1998.

Uno peggio dell’altro, inutile dirlo. I produttori credevano talmente in questi progetti che invertirono l’ordine di uscita. Tre piccole pesti venne girato nel 1993 con lo stesso cast dell’originale 3 ragazzi ninja, di cui era il seguito diretto. Invece fu distribuito solo due anni più tardi, dopo l’uscita de I nuovi mini ninja. A conti fatti, il vero terzo seguito, in cui è presente solo Max Elliott Slade a interpretare il ruolo di Colt.

 

Ebbene, detto questo credo che sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

 

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