Parlando di anime horror, splatter, violenti e ultra-gore, c’è da premettere una cosa. Facciamo due, va’.
Innanzitutto, l’epoca a cui appartengono. Perché, molta di questa roba risale ai tempi del mercato dei film underground in Vhs.

In altre parole, un periodo dove potevi trovarti, da un lato, con il film dei Pokemon. Dall’altro con una roba tipo Genocyber, per dire. Tutto mischiato alla cazzomannaggia sotto l’allegra dicitura “cartone animato giapponese”.

In secondo luogo, se c’è un aspetto veramente affascinante degli anime horror, è l’incredibile varietà con cui vengono messe in scena situazioni disturbanti. La capacità, cioè, di ritrarre la morte in un’infinità di modi diversi e la dovizia di particolari con cui viene rappresentata.

A renderli tanto intriganti è proprio la libertà d’azione che permette a questi anime di mostrare una brutalità che i live-action sono impossibilitati a raggiungere. Cosa, questa, che del resto fa bellamente a cazzotti con un altro concetto: il mainstream.

 

Top 10 anime horror (brutali e pure potenzialmente ostili nei tuoi confronti)

Tutta questa premessa si traduce ulteriormente con il fatto che qua in mezzo a roba come Berserk, per dire, non ce n’è. Perché, metti, per quanto violento possa essere o rientrare nella definizione di anime horror, rimane comunque un prodotto molto mainstream.

Giusto per capirci, la domanda è: cosa rende un anime non semplicemente “horror” ma proprio inquietante? La quantità di sangue e omicidi messi in scena, forse? L’efferatezza e la crudeltà con cui sono rappresentati, magari? No.

Questi anime horror sono quelli che offrono il “pacchetto completo”. Quelli che vanno al di là della “semplice messinscena” della violenza, risultando disturbanti a più livelli. Quelli su cui nessuno spenderebbe soldi per una larga distribuzione mainstream.

 

Wicked City – La città delle bestie (1987)

10 ANIME HORROR E ULTRAVIOLENTI DA VEDERE

Appunto, Wicked City, ridistribuito più volte e conosciuto come La città delle bestie o La città delle bestie incantatrici, è stato un discreto successo. Almeno nella misura tale da permettere poi al regista, Yoshiaki Kawajiri, di realizzare in seguito il suo obiettivo: un film ispirato al samurai Jubei Yagyu. Cioè, Ninja Scroll.

Quindi, con Yoshiaki Kawajiri alla regia su soggetto di Hideyuki Kikuchi, l’autore di Vampire Hunter D, viene fuori ‘sto Wicked City: film abbastanza buono, ma tutt’altro che memorabile. Ciò che ha permesso al film di non finire giù per lo scarico del dimenticatoio è la sua ambiguità.

In pratica, la trama, che riguarda un intrigo per far saltare la pace tra il mondo umano e quello dei demoni, con gente che inciucia e intrallazza da una parte e dall’altra, non è nulla di trascendentale. A colpire di Wicked City è un’altra cosa.

Cioè la rappresentazione di alcune dinamiche in modo brutale e grottesco, costantemente in bilico fra hentai esplicito e horror contorto. Per dire, una donna-ragno, sexy e conturbante che massacra gente in camera da letto in scene impostate in toni deliberatamente zozzi, vale tanto oggi quanto all’epoca.

 

Angel Cop (1989)

10 ANIME HORROR E ULTRAVIOLENTI DA VEDERE

A cuore aperto, proprio: Angel Cop è ‘na porcata fulminante. La storia, un completo delirio, l’equivalente di un vecchio che sbraita alle nuvole. In sostanza, quasi nulla di quello che dicono i personaggi ha senso. Però è divertente.

La storia segue gli sforzi di Angel, un agente speciale della sezione di sicurezza… hum, sì, speciale pure quella. Una task force antiterrorismo super top secret. Compito della squadra (quindi pure di Angel) è fermare un gruppo di estremisti comunisti che si fanno chiamare il Maggio Rosso.

A un certo punto, la svolta: il partner di Angel viene ucciso (ma ritorna più in là come cyborg) e la guerra al terrorismo viene accantonata, perché saltano fuori, così, di botto, questi tipi con poteri Esp. Il capo degli esper si chiama Lucifer e può trasformarsi in un demone, come se non bastasse.

Comunque sì, Angel Cop non ha senso, ma nel senso buono. Soprattutto perché pure la violenza qui è ridicolmente esagerata e fuori scala: teste che scoppiano, mutilazioni, sangue a litri. Proiettili che hanno sul corpo lo stesso effetto di un frullatore con le lame arrugginite.

 

Urotsukidoji: Legend of the Overfiend (1989)

10 ANIME HORROR E ULTRAVIOLENTI DA VEDERE

Qua il discorso è un tantino particolare. In estrema sintesi Urotsukidoji è un hentai. In altre parole, tecnicamente si tratta di un prodotto specificatamente zozzografico. Tuttavia ci sono alcuni distinguo da fare.

Toshio Maeda, l’autore, ha cominciato a lavorare su Urotsukidoji nel 1986, dietro commissione della rivista Wani Magazine. Una rivista che si occupava sostanzialmente di storie d’avantgarde. Maeda era stato scelto per il suo stile in cui riusciva a mescolare erotismo, umorismo e soprannaturale.

L’autore aveva dimostrato, da un lato, di prestare un’incredibile attenzione ai dettagli grafici. Dall’altro, di avere la capacità di raccontare storie piuttosto buone con trame pure abbastanza complesse e articolate, a differenza della stragrande maggioranza dei mangaka erotici dell’epoca.

Successivamente, il manga venne adattato in un film per il mercato Oav da Hideki Takayama. Il quale, a quanto sembra, si prese grosse libertà artistiche con la storia di Urotsukidoji, mescolando orrore, violenza e sadismo.

Soprattutto, fatto fondamentale, aggiungendo molte scene di stupro e torture porn non presenti nella versione originale. Cosa che ha portato, all’epoca, Urotsukidoji a essere considerato fuori scala e ancora oggi, indicato come uno degli anime horror più violenti in assoluto.

In una intervista, riguardo ai motivi che lo hanno portato a scegliere un approccio tanto “aggressivo” rispetto al manga, Takayama disse: “Non c’è niente che susciti una risposta più forte negli esseri umani del sesso o della violenza. Una miscela dei due è davvero molto potente”.

In linea di massima questo è lo stesso concetto espresso da Clive Barker. Comunque Urotsukidoji è famoso anche per un altro motivo: è il capostipite del genere stupro tentacolare.

Ecco, se mai ti fossi chiesto da dove sia nata ‘sta cosa, cioè, di donne e tentacoli di ogni forma e misura che s’insinuano in ogni dove, Urotsukidoji è la risposta; è partito tutto da qui.

 

Mad Bull 34 (1990)

10 ANIME HORROR E ULTRAVIOLENTI DA VEDERE

Anche per Mad Bull 34 bisognerebbe non solo fare certi distinguo ma pure approfondire bene il discorso. Perché qua c’è un problema a monte che riguarda i film a tema buddy cop in generale.

Stringendo al massimo il brodo, la questione gira sulla rappresentazione di un personaggio che segue le regole come un povero fessacchiotto, quando non un completo ottuso e deficiente.
In contrapposizione a un personaggio “ribelle” che se ne sbatte alla grandissima di regole e regolamenti, è sempre un grande eroe.
Prima spara, poi fai domande è un criterio sempre valido che vediamo spesso, buono per tutte le stagioni: non importa quanti danni collaterali abbia causato.

Quanti poveracci ci siano andati di mezzo in quella sparatoria o in quell’inseguimento. Quanti criminali abbia ucciso, in virtù di una giustizia concettuale ed estremamente sommaria.
Niente di tutto questo è importante: il ribelle sarà sempre l’eroe, il buono che ha fermato i “cattivi” e tanto basta.

Ecco, metti che Mad Bull 34 è tutto questo portato agli estremi. E la cosa buffa è che non si tratta manco di un anime horror. Tecnicamente sarebbe una commedia.
Tuttavia, quei pallidi tentativi di umorismo appiccicati su una storia per lo più amorale, assurdamente violenta, misogina, volgarissima e spesso offensiva, falliscono miseramente. Finendo per diventare qualcosa di sconcertante.

 

Midori Shoujo Tsubaki (1992)

10 ANIME HORROR E ULTRAVIOLENTI DA VEDERE

Midori Shoujo Tsubaki: cioè una delle cose più malate, deviate e allucinanti su cui puoi buttare un occhio. Seriamente, questo trascende il concetto stesso di anime horror, perché qui non c’è assolutamente nulla che non disturbi malamente.

Anche se Midori è un’opera molto più complessa di quello che potrebbe sembrare. Partiamo dal titolo: Shojo Tsubaki, traducibile come “La ragazza delle camelie”. In pratica, uno stock character, ovvero uno stereotipo tipico del Kamishibai.

Il Kamishibai è una forma di teatro di strada nata in Giappone negli anni trenta, simile al nostro spettacolo delle marionette. Generalmente, la Shojo Tsubaki del Kamishibai è una ragazza adolescente o preadolescente, orfana oppure di famiglia estremamente povera, costretta a vendere camelie in strada.

Per sopravvivere si unisce, oppure, a seconda dei casi, viene venduta a un gruppo di saltimbanchi e forzata a esibirsi negli spettacoli. In sostanza, una via di mezzo fra La piccola fiammiferaia di Andersen e Pinocchio di Collodi.

Questo tipo di personaggio è diventato abbastanza noto in occidente grazie a Suehiro Maruo, un artista molto particolare che utilizza lo stile Muzan-e, un sottogenere dell’arte classica giapponese che si concentra su soggetti di natura violenta. Inoltre, Maruo è anche un esponente del genere Ero Guro.

Si tratta di un movimento letterario e artistico, nato sempre negli anni trenta, basato sull’unione di erotismo, corruzione sessuale e decadenza fisica e morale. L’anime Midori Shoujo Tsubaki (di cui Midori è il sottotitolo) è l’adattamento dell’omonimo fumetto di Maruo, arrivato in occidente come Mr. Arashi incredibile freak show.

Il tutto non è altro che una delirante, grottesca rivisitazione di questo personaggio stereotipato, calato in un contesto ai limiti dell’agghiacciante. Il regista di questo adattamento, Hiroshi Harada, data la natura piuttosto “controversa” del materiale, non ha mai trovato nessuno disposto a finanziare il progetto.

Tanto che per realizzarlo ha utilizzato tutti i propri risparmi. Ci sono voluti ben cinque anni per completare il tutto, visto che Harada ha disegnato a mano, da solo, più di cinquemila fogli d’animazione. Buona parte del materiale originale è andato perso, anche perché in Giappone la distribuzione è stata pressoché nulla.

Infatti è stato proiettato occasionalmente in eventi particolari a un pubblico molto ristretto.
Se in Giappone era considerato estremo e non adatto alla distribuzione, figuriamoci: negli altri paesi è stato considerato direttamente illegale. Perciò, distribuzione zero anche in questo caso.

Tuttavia una manciata di copie bootleg è sopravvissuta e grazie al potere di internet oggi è possibile buttare un occhio al film. Non completo, ovviamente, ma tant’è. Piccola precisazione: se lo cerchi e te lo guardi, fatti tuoi, insomma. Come la storia di 2 Girls 1 Cup: certa roba va veramente troppo oltre.

 

Ninja Scroll (1993)

10 ANIME HORROR E ULTRAVIOLENTI DA VEDERE

Ninja Scroll, insieme a Ghost in the Shell e Akira, ha contribuito all’ascesa degli anime tra il pubblico occidentale. Per quanto paradossale, tra scene grottesche di violenza, sesso totalmente gratuito e azione non-stop, Ninja Scroll era quanto di più accessibile per noi.

Questo film è paradigma di quanto detto più su: l’epoca d’oro del Vhs. Non è che una volta ci si mettesse lì a cercare quello specifico film di quello specifico genere. Figuriamoci, ancora oggi si fa confusione fra seinen, shonen, joseishojo e compagnia cantante.

Quindi non era manco questione di genere per sommi capi. Tipo, questo è un anime horror, questo action e così via. Tutto era limitato al caso, vedevi giusto quel che passava il convento.

Per chi, magari, ha voglia di approfondire il discorso e ci vuole buttare un occhio, qua stanno le due righe su Ninja Scroll. Perché già il brodo è bello lungo, tirarselo ancora non è il caso.

 

Genocyber (1994)

Ultra-violento e con un tasso di mortalità dei personaggi più alto di quello di Trono di Spade, Genocyber è un vero e proprio festival del gore estremo. Anche per gli standard degli anime horror in generale.

Ambientato in un distopico futuro abbastanza prossimo, dove le mega-corporazioni sono in lotta tra loro per il controllo della Terra, una di esse, il gruppo Kuryu, ha forse trovato il modo di primeggiare sulle altre grazie a due sorelle dotate di particolari poteri.

Grazie a loro, la Kuryu dà vita al Genocyber: un mostro cyber-psichico che si rivela essere l’arma di distruzione di massa definitiva. Tutto molto bello, certo, peccato per loro che non siano in grado né di gestirlo né di controllarlo.

Ancor più sfortunatamente, Genocyber è un’opera rimasta incompiuta e con una storia molto confusa. Essenzialmente è ricordato per il tasso di violenza estrema: all’uscita, più di vent’anni fa, fu in effetti qualcosa di shockante. Parecchie scene, bisogna ammettere, risultano ancora oggi disturbanti.

Inoltre, fu al centro di numerose controversie perché, al di là di una certa viziosità nel mostrare con dovizia di particolari delle brutalità decisamente oltre i limiti, fu la prima opera a rompere la regola non scritta in cui non bisogna mai rappresentare esplicitamente la morte di un bambino.

 

Elfen Lied (2004)

Con Elfen Lied entriamo nel XXI° secolo e le cose, per quanto curioso possa sembrare in un discorso sugli anime horror, si fanno ancora più strane. I tempi cambiano e le persone e i loro gusti, pure.

Elfen Lied presenta un’assurda dicotomia tra uno stile grafico ingannevolmente puccioso e una brutalità agghiacciante. La storia ruota su Lucy, un essere di una specie denominata Diclonius.

I Diclonius non sono tanto dissimili dagli esseri umani, fatta eccezione per piccole escrescenze ossee sul cranio a forma di orecchie di gatto. E per il fatto di essere in possesso di tremendi poteri psichici che si manifestano sotto forma di braccia invisibili (per gli esseri umani) chiamate vettori.

Essendo questi esseri considerati una minaccia per gli uomini, se tutto va bene vengono uccisi alla nascita. Altrimenti diventano cavie per orrendi esperimenti e torture disumane di ogni genere.
La storia riguarda la protagonista che a un certo punto riesce a scappare da un laboratorio.

Che te lo dico a fare: nella fuga fa una strage allucinante. Elfen Lied è una di quelle cose che guardi quasi per caso, attirato più dalla curiosità che altro. Poi stai là inchiodato a guardare un terrificante vortice di scene atroci in cui la gente viene fatta a pezzi.

Le mani invisibili di Lucy sono insanamente pericolose, e viene fatto un lavoro incredibile nel sottolineare la loro spaventosità.

 

Mnemosyne: Mnemosyne no musume-tachi (2008)

Conosciuto anche come Rin: Daughters of Mnemosyne, si tratta di un anime piuttosto particolare. Le protagoniste sono Rin, una detective privata, e la sua assistente Mimi. Ok, fin qui non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che sono immortali.

A un certo punto compare un albero “misterioso” i cui frutti sono in grado di “infettare” gli esseri umani. Nel caso i frutti infettino una femmina, questa si trasformerà in un immortale. I maschi, invece, diventeranno esseri denominati “angeli”.

Gli immortali sono esattamente ciò che sono e, quindi, non possono morire. Però possono essere torturati. Questo dovrebbe bastare a fare capire dove Mnemosyne vada a parare, no? In ogni caso è un anime che gioca con molti concetti interessanti, come eternità e reincarnazione.

Rin verrà più volte atrocemente uccisa, ma ogni volta “rinascerà” e in ogni rinascita la sua vita salta avanti di decenni.

 

Corpse Party: Tortured Souls (2013)

Per concludere, Corpse Party. Un anime horror di stampo abbastanza “classico” nel soggetto. Inizia come la stragrande maggioranza dei film horror, con un brutto avvenimento accaduto nel passato le cui conseguenze si riversano sul presente.

Tutto ruota su nove studenti delle superiori, la cui scuola si trova su un campo dove anni addietro sorgeva una scuola elementare. Diventata tristemente celebre per le tante misteriose scomparse di studenti e professori, nella scuola viene commesso un orribile omicidio.

Com’è come non è, i ragazzi si trovano in una dimensione alternativa della scuola, dimora di un fantasma sadico che li tortura in ogni modo possibile e immaginabile. Esattamente come Elfen Lied. Ciò che maggiormente colpisce di Corpse Party è lo stile grafico “tondeggiante”, morbido.
In assoluto e netto contrasto con un livello di gore e iperviolenza ai limiti dell’assurdo.

Questa cosa può piacere o no. Sta di fatto che ci sono molte sequenze che sono abbastanza dure da mandare giù.

 

Ebbene, detto questo direi che è tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

 

Un pensiero su “10 ANIME HORROR E ULTRAVIOLENTI DA VEDERE”
  1. Che scoperta fu per me “Urotsukidoji” !! Non mi aspettavo che i giapponesi fossero “così perversi”. Me ne fece una copia l’amico Max Della Mora nell’ormai lontani albori degli anni ’90. Non nascondo che all’epoca la trovai la “cosa” più sessualmente eccitante che avessi mai visto sino ad allora. Sfortunatamente in seguito gli hentai del genere tentacoli-stupratori si moltiplicarono e divennero abituali e dozzinali. Anni fa scrissi persino un articolo dedicato al filone su “L’occhio nel pozzo”, allegato a Nocturno n. 32 del 2005 (citato poi in bibliografia dell’eccellente libro “Tentacle Erotica” di Marco Benoit Carbone). Tornando a “Urotsukidoji” (1989), oggi purtroppo ne circolano varie versioni censurate (e quindi inutili, perché l’hentai o è integrale e uncensored oppure non ha alcun senso).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *